Schermi OLED e burn-in, cosa vuol dire?

Sony A9 48 pollici
(Immagine:: Sony)

I dispositivi dotati di display OLED, come smartphone, monitor, alcuni portatili di fascia alta e TV tendono a soffrire del cosiddetto effetto burn-in. Noto anche come “ritenzione dell’immagine”, il burn-in è un problema intrinseco nella “natura” tecnologica degli schermi OLED.

Di norma, l'effetto si verifica quando un'immagine resta visualizzata per lungo tempo, e in misura minore se una sequenza viene riprodotta di frequente (può capitare ad esempio con i video promozionali riprodotti in loop nei negozi). In questi casi, potrebbe capitare che resti una traccia permanente sul pannello, che rimarrà visibile anche cambiando scena o schermata, come "un'immagine fantasma” che si “stampa” in modo indelebile sullo schermo. 

In effetti succede di rado, anche se alcuni sostengono sia più frequente di quanto non si immagini.

In questo articolo approfondiremo il fenomeno del burn-in, esaminandone gli aspetti più critici per capire se rappresenta davvero un limite degli schermi OLED o si tratta di un problema del passato che non affligge i TV OLED più recenti.

Burn-in: succede solo sui display OLED?

Il burn-in non è un fenomeno nuovo. Esisteva già al tempo dei vecchi monitor CRT, anch’essi potenzialmente soggetti allo stesso problema. Questo ha portato all’invenzione dello screen saver: dopo un po’ di tempo che il PC è inattivo parte una serie di immagini in movimento visualizzate dopo un periodo di inattività. In questo modo si  previene la ritenzione delle immagini.

Successivamente arrivarono sul mercato i display al plasma, maggiormente suscettibili al problema, mentre gli LCD erano più proni a guasti dei singoli pixel o blocchi.

Nel tempo, visto che si tratta di un problema noto, molti produttori stanno adottando sistemi per prevenire o mitigare il burn-in sui display OLED, migliorando la situazione di anno in anno. 

LG CX 48 pollici

(Image credit: LG)

Come si risolve il burn-in?

I produttori di TV si stanno impegnando per assicurarsi che chi compra uno schermo OLED non debba preoccuparsi del burn-in. LG ha anche un’intera sezione nel suo sito web dedicata all’affidabilità delle TV OLED.

Oltre il classico screen saver, le TV LG hanno anche la funzione Clear Panel Noise che preserva la qualità dell'immagine sul display resettando la TV in modo da aggiornare i pixel, mentre Logo Luminance Adjustment può anche rilevare i loghi statici nello schermo (quelli dell’emittente TV), riducendone la luminosità per prevenire il rischio di ritenzione dell’immagine.

Una fra le funzioni più efficaci è senza dubbio lo Screen Shift, che sposta leggermente la schermata a intervalli regolari per ridurre al minimo il verificarsi del burn-in. I display LG, assieme alle loro tecnologie di prevenzione, sono anche usati da Sony e Panasonic. Con questi accorgimenti, gli odierni display OLED sono decisamente meno inclini al burn-in rispetto al passato e la situazione migliora di anno in anno.

Anche Philips ha fatto del suo meglio per ovviare al problema introducendo una serie di accorgimenti che si trovano su tutti i modelli più recenti e sono pensati per evitare che le immagini permangano troppo a lungo sullo schermo.

Nintendo Switch OLED

(Image credit: Nintendo)

Anche un esperto del settore, il CEO di OTI Lumionics Michael Helander, ha rassicurato spiegando che "I moderni schermi OLED hanno una compensazione attiva che previene l'effetto del burn-in. Questo registra quanto tempo ogni pixel è stato acceso individualmente, regolando il segnale di uscita per garantire che l’output dello schermo rimanga uniforme, eliminando l’effetto burn-in".

E se dovesse comunque verificarsi un problema? Le politiche di garanzia di LG sono un po' vaghe, nonostante la casa offra una copertura di 5 anni per guasti al pannello, un portavoce dell’azienda ha recentemente sottolineato che la ritenzione dell'immagine "non è un difetto del prodotto", non specificando se questo include il burn-in permanente.

Samsung, al contrario, offre una garanzia per il burn-in fino a 10 anni. L’azienda fa inoltre uso di pannelli LED o QLED, invece che OLED, riducendo drasticamente il rischio di burn-in nei suoi prodotti.

TV QLED Samsung

(Image credit: Samsung)

Avete un TV OLED? Non c'è da preoccuparsi

Non proprio. Trattandosi di un problema relativo alle immagini statiche, è più probabile che questo si presenti su schermi da esposizione, piuttosto che su un TV che viene usato in modo tradizionale per vedere film, serie TV o per giocare.

Al contrario un monitor PC OLED, se usate uno screen saver fisso, potrebbe dare problemi alla lunga. Del resto potete semplicemente impostare un'immagine variabile per ovviare al problema.

Visto il livello attuale della tecnologia, occorre comunque molto tempo prima che un TV OLED manifesti sintomi di burn-in. Uno studio di LG stima in circa 12 anni la durata di uno schermo OLED, decisamente superiore rispetto ai pannelli LCD con retroilluminazione LED che hanno un'aspettativa di vita che va dai 6 ai 10 anni.

Nonostante ciò, bisogna comunque essere a conoscenza dei problemi di ritenzione dell’immagine, che potrebbero brevemente verificarsi nel corso del tempo. 

Cosa si previene il burn-in? 

Il modo migliore per evitare il burn-in è evitare di riprodurre sempre immagini statiche. Del resto è una cosa abbastanza naturale nell’uso di un televisore: è davvero molto molto improbabile che la stessa immagine resti sullo schermo per ore, giusto? 

In alternativa è anche possibile abbassare la luminosità dell’immagine o scegliere tonalità più spente, come “Cinema” piuttosto che “Vivido”. È consigliabile tuttavia farlo soltanto se si sta visualizzando lo stesso tipo di contenuto da alcune ore.

Controllate inoltre le impostazioni della TV, per accertarvi che siano abilitate le funzionalità di prevenzione descritte sopra, per ridurre al minimo il rischio di ritenzione dell’immagine.

In ogni caso potete stare tranquilli, il vostro schermo OLED è al sicuro.

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Redattore TechRadar
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