Quanto contano i megapixel nelle fotocamere degli smartphone?

Samsung Galaxy S23 Ultra review camera
(Immagine:: Future | Alex Walker-Todd)

Quando sul mercato sono arrivati i primi smartphone dotati di fotocamera, era consuetudine che il numero di megapixel fosse direttamente proporzionale alle prestazioni fotografiche. 

Un numero maggiore di megapixel tendeva a produrre foto a più alta risoluzione e spesso indicava la presenza di una hardware migliore per la fotocamera. Del resto, con il progredire dei telefoni i megapixel hanno smesso di avere la stessa importanza.

I telefoni Pixel di Google e gli iPhone di Apple sono la dimostrazione che è possibile foto di qualità superiore con sensori principali da 12MP, spesso affiancati da fotocamere ultrawide e teleobiettivi con risoluzioni simili o persino inferiori. 

Questo si deve agli enormi passi in avanti fatti in materia di elaborazione delle immagini a cominciare dalla fotografia HDR - in cui più scatti vengono combinati in uno solo per creare quella che il sistema di elaborazione del telefono ritiene l'immagine migliore - e culminata nella fotografia AI, in cui algoritmi e unità di elaborazione neurale analizzano le masse di informazioni presenti in uno scatto per produrre una foto "perfetta".

Il ritorno all'alta risoluzione ha un perchè

Apple iPhone 15 Pro

(Image credit: Future / Lance Ulanoff)

Nonostante quanto detto finora, qualche anno fa i Galaxy Ultra di Samsung sono tornati a giocare con i megapixel: il Galaxy S21 Ultra equipaggiava un sensore principale da 100 MP e i Galaxy S22 Ultra e Galaxy S23 Ultra hanno adottato fotocamere principali da 200 MP. E altri hanno seguito.

Anche i Pixel di Google hanno incrementato il numero di megapixel con la gamma Pixel 8 passando a un sensore da 50MP sulla variante Pro affiancato da un ultra grandangolare da 48MP e da un teleobiettivo da 48MP. 

Con l'iPhone 14 Pro, Apple ha finalmente abbandonato la fotocamera principale da 12MP per passare a un sensore da 48MP, stessa risoluzione che troviamo anche nei più recenti iPhone 15, iPhone 15 Pro e iPhone 15 Pro Max.

Sembra quindi che le fotocamere con tanti megapixel siano tornate di moda, nonostante le foto si risolvano spesso in immagini da 12MP o 24MP. 

In definitiva, una fotocamera da 12MP può catturare solo una quantità di dati d'immagine e quindi fornire una quantità limitata di informazioni ai motori di elaborazione AI. Pertanto, la fotografia computazionale e l'elaborazione del segnale dell'immagine possono essere realizzate solo in misura limitata se la risoluzione è troppo bassa.

Più megapixel significano un'immagine a più alta risoluzione e più dati da dare in pasto gli algoritmi. Questo porta a maggiori possibilità di elaborazione, che teoricamente portano a foto migliori. Si possono elaborare meglio i bordi, individuare piccoli dettagli in primo piano, come ciocche di capelli da uno sfondo sfocato ad arte (i Galaxy sono eccellenti nel farlo), far apparire chiare le foto notturne senza esagerare con la luminosità e via dicendo. 

Con il progredire dell'elaborazione AI e della fotografia computazionale basata su algoritmi intelligenti, il numero di megapixel non ha più tanta importanza. 

Ma c'è un un incognita da tenere in considerazione.

L'hardware passa in secondo piano

Google Pixel 8 Pro back in porcelain in front of animal print

(Image credit: Future / Philip Berne)

Anche se ormai sono grandi come quelli di alcune fotocamere compatte, i sensori degli smartphone hanno dei limiti. Non saranno mai grandi come quelli delle fotocamere vere e proprie, né avranno obiettivi tali da poter competere pienamente con le mirrorless, che siano full-frame o APS-C; tuttavia, i migliori smartphone per la fotografia sono in grado di superare di slancio alcune delle migliori fotocamere economiche. Detto questo anche le reflex di qualche anno fa scattano foto migliori di qualsiasi smartphone: certo è più difficile scattare con una fotocamera e la post produzione va fatta manualmente, ma a parità di editing e nelle stesse condizioni di scatto un obiettivo professionale fa ancora la differenza.

A meno che gli smartphone non abbraccino completamente la modularità o non aumentino di dimensioni, ci saranno sempre delle limitazioni hardware che l'aumento dei megapixel non sarà in grado di mitigare. Pertanto, le capacità fotografiche di uno smartphone moderno si affidano completamente all'intelligenza artificiale e all'elaborazione del segnale dell'immagine. 

Ecco perché il Galaxy S23 Ultra con la sua fotocamera principale da 200MP può non riesce sempre a fare meglio rispetto all'iPhone 15 Pro Max con i suoi 48MP. Spesso l'elaborazione dei Samsung accentua troppo i colori rendendoli eccessivamente vividi, mentre l'iPhone di fascia alta tende a produrre foto più naturali. 

Un altro esempio di come l'elaborazione dell'immagine sia centrale per gli smartphone? Confrontando un iPhone con un Pixel, nonostante i due telefoni tendano ad avere sensori della fotocamera principale simili di generazione in generazione, l'elaborazione applicata può produrre risultati molto diversi. I telefoni Pixel tendono a schiarire le ombre e a ridurre le luci per produrre un'immagine con una maggiore gamma dinamica, ma che può apparire un po' piatta, mentre gli iPhone sono più propensi a mantenere le ombre scure e le aree luminose brillanti per ottenere una foto più contrastata. Le preferenze sono personali in questo caso, non esiste una soluzione migliore per tutti.

Quindi, per rispondere alla domanda: i megapixel sono importanti, diremmo: si, ma fino a un certo punto.

L'elaborazione intelligente delle immagini ha bisogno di dati e quindi in futuro vedremo sicuramente più telefoni che si affideranno a sensori con un numero maggiore di megapixel. Del resto, i risultati dell'elaborazione dei dati e dell'elaborazione multi-frame di un telefono sono ciò che conta davvero. E questo dipende in ultima analisi dal software della fotocamera e dall'elaborazione, piuttosto che dal comparto hardware che diventa quindi secondario.

Marco Silvestri
Senior Editor

Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.

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