Non si va più al cinema, ma la colpa non è solo di Netflix
Il Covid e le piattaforme streaming hanno messo in ginocchio gli esercenti
Non ho mai dovuto fare grandi spostamenti per andare al cinema. Negli anni '90 e 2000 mi bastava fare 12 Km per recarmi nella cittadina più vicina e scegliere tra uno dei tre cinema che, ahimè, oggi non ci sono più.
Si trattava per la maggior parte di strutture dotate di poche sale (3 o 4) ospitate all'interno di edifici storici, comunali o privati, che venivano utilizzate per spettacoli teatrali e cinematografici. Con l'arrivo dei multisala le cose sono anche migliorate. Invece di dover fare 12 Km, mi bastava farne appena due per arrivare al cinema più vicino e scegliere tra una marea di film nuovi ogni settimana.
Non a caso, in poco tempo, andare al cinema è diventata una tradizione per me e alcuni amici di vecchia data, un'abitudine che nemmeno l'arrivo di piattaforme streaming come Netflix e Disney Plus sono riuscite a scalfire. Ancora oggi, ogni martedì vado al cinema con i miei amici, o almeno ci provo. Ricordo molto bene quanto mi è dispiaciuto non potermi sedere in sala negli ultimi due anni e con quanta ansia ho atteso la riapertura del mio multisala di fiducia.
Tuttavia, circa un mese fa, il cinema che frequento da più di 10 anni ha interrotto le attività. Lo stesso è successo ad altri due cinema nella mia zona, tanto che ora sono di nuovo costretto a guidare 30 minuti per vedermi un film.
Questa notizia mi ha fatto arrabbiare, ma non mi ha sorpreso affatto. Sono due anni che vado al cinema (quando è aperto) e vedo pochissime persone. Tanti hanno paura di contrarre il Covid, altri preferiscono la comodità del divano, alcuni non vogliono spendere 7 euro per un biglietto quando un mensile su Netflix costa poco di più.
Non volendomi dare per vinto, ho cercato di capire cosa stesse succedendo e se la situazione riguardasse solo i cinema della mia zona o meno. Purtroppo stando al report che potete trovare sull'sito dell'ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) la situazione del cinema italiano dal 2020 a oggi è tutt'altro che rosea.
Il cinema si trova di fronte a un bivio dal quale dipende la sua sopravvivenza o ha semplicemente sofferto una battuta d'arresto dovuta alle restrizioni?
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Proviamo a capire cosa c'è sotto.
La crisi del cinema dal 2020 a oggi
L'Italia è uno dei paesi che hanno registrato il maggior calo di spettatori al cinema. Parte di questo si deve alle limitazioni imposte durante l'emergenza Covid. Nel 2021 i cinema sono stati chiusi dal 1 gennaio al 26 aprile (circa 4 mesi). Nel 2020 sono stati chiusi dal 9 marzo al 15 giugno e dal 24 ottobre a dicembre (circa il doppio). Tuttavia, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, il numero di ingressi nel 2021è stato inferiore del 7% rispetto a quello del 2020.
Se invece prendiamo i dati relativi al periodo maggio-dicembre (periodo di riapertura dei cinema), il calo registrato si attesta tra il 51% e il 53% rispetto alla media dello stesso periodo periodo nel trienni 2017-2018-2019.
La riapertura delle sale cinematografiche iniziata nell'agosto 2021 e l'uscita di diversi film nazionali e internazionali hanno ridotto il divario, toccando un picco in positivo del -10,7% rispetto al periodo pre Covid nella settimana antecedente al Natale, per poi tornare a livelli piuttosto preoccupanti.
Cosa ha comportato tutto questo? A gennaio 2022, in tutto il territorio italiano c'erano 3280 cinema aperti. Questo numero è andato progressivamente diminuendo e, in data 13 febbraio, era sceso a 2876 (fonte: Repubblica). Stiamo parlando di quasi 400 cinema fermi in poco più di un mese.
A questo si aggiunge il fatto che diverse sale, visto il continuo calo di utenza dovuto a restrizioni e altri fattori che approfondiremo in seguito, hanno ridotto esponenzialmente la programmazione settimanale e il numero quotidiano degli spettacoli.
Le sale italiane hanno avuto una tendenza opposta a gran parte dei paesi esteri, che nel 2021 hanno avuto dei segnali di miglioramento incoraggianti. In Nord America, ad esempio, le cifre sono raddoppiate passando dai 2,28 miliardi di dollari del 2020 ai 4,45 miliardi di dollari del 2021, numeri comunque lontanissimi dalla normalità.
In Europa c'è stato un aumento medio del 37% con 585 milioni di ingressi. I paesi che vanno meglio sono Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, dove il numero di biglietti venduti è cresciuto tra il 55 e il 62% rispetto al 2020.
Parlare di un ritorno alla normalità, per ora, è impossibile e le preoccupazioni sul futuro del cinema accomunano un po' tutti.
Le cause della crisi del cinema
Le cause della crisi del cinema
Per comprendere un fenomeno è necessario capirne le cause. I motivi della crisi del cinema in Italia sono diversi: il più ovvio è legato alle restrizioni dovute alla pandemia scoppiata nel 2020.
A conti fatti, le sale chiuse hanno creato grandi danni economici agli esercenti, che in alcuni casi sono stati costretti prima a ridurre la programmazione settimanale, poi a chiudere a tempo indeterminato o a cedere l'attività.
Nel frattempo l'industria cinematografica ha investito grandi capitali nella produzione di film e serie TV trasmesse in esclusiva sulle principali piattaforme streaming che, sempre più spesso, hanno cast composti da star del cinema mondiale.
Al contempo l'arrivo di nuove realtà come Disney Plus e Now Tv sommate alle ormai consolidate Netflix e Prime Video, oltre ai servizi streaming offerti da piattaforme come Rai Play e Sky, hanno dato agli utenti un modo facile e relativamente economico per accedere i contenuti anche da casa.
Nel pieno della pandemia abbiamo assistito all'uscita di film con cast stellari direttamente sulle piattaforme streaming, senza passare dal cinema. Se all'inizio sembrava strano non ci è voluto molto ad abituarsi ad aspettare qualche settimana per vedere un film appena uscito al cinema dal divano di casa propria.
Se si considera che un abbonamento mensile a Disney Plus o Netflix costa come due biglietti del cinema si fa presto a fare i conti. Dopotutto, lato economico a parte, anche volendo non è stato possibile andare al cinema per circa un anno se si sommano le chiusure forzate tra 2020 e 2021.
Ora che le sale hanno riaperto, il problema persiste. Molti che andavano già di rado al cinema hanno scoperto che preferiscono vedere i film a casa, sul divano. Altri hanno investito in impianti home theatre che sarebbe un peccato lasciare spenti a prendere la polvere. Altri ancora, nonostante sia ancora in vigore l'obbligo di indossare la mascherina in sala, hanno paura di stare con tante persone per ore in un ambiente chiuso.
Non a caso, per tutelare le sale francesi, all'inizio del 2022 è stato siglato un accordo che prevedeva la distribuzione dei film su Netflix ad almeno 15 mesi dall'uscita al cinema. In Italia al momento non ci sono regolamentazioni di questo genere.
Anzi, durante il primo lockdown il ministero della cultura ha emanato un decreto chiamato "decreto finestre" (ancora in vigore) che consente l'uscita dei film, comprese le produzioni nazionali beneficiarie di risorse pubbliche, direttamente sulle piattaforme streaming.
Questo ha portato a una netta riduzione delle proiezioni che già prima non riuscivano a reggere il passo con le piattaforme streaming. In aggiunta le produzioni di molti film che dovevano uscire in sala sono slittate considerevolmente e, in alcuni casi, i lavori si sono fermati per mesi.
Questi due fattori hanno compromesso la programmazione, costringendo molti esercenti a tirare i remi in barca.
Purtroppo il calo degli spettatori e la crescita delle piattaforme streaming hanno portato un disaffezionamento verso il cinema che non riguarda solo l'utente finale, ma anche chi deve investire su una produzione.
Non è un caso che molte big del settore abbiano aumentato considerevolmente la mole di contenuti streaming legati ai franchise (vedi Disney con Marvel e Star Wars) sulle loro piattaforme.
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Il cinema è destinato a scomparire?
Certo che no. I dati attuali non danno alcuna certezza, ma a mio avviso il cinema ha ancora molto da offrire.
Pupi Avati, noto regista e scrittore italiano, ha espresso un parere che condivido a pieno:
"Più lungo sarà il periodo in cui, per chiusure imposte o per mancanza di film, gli spettatori diserteranno la sala, meno si sarà disposti a tornare nei cinema anche quando la pandemia sarà solo un ricordo" ... "Quello che sta accadendo è molto pericoloso, perché sta passando l'idea che fra la visione sociale su grande schermo e quella domestica non vi siano sostanziali differenze. Sta venendo meno il fulgore e la sacralità del cinema."
Certo, guardare una serie o un film a casa, su un TV di ultima generazione, magari con un buon impianto surround o una soundbar di qualità è comunque un'esperienza piacevole. Soprattutto (a meno che non si guardi un film appena uscito al cinema in pay per view) si possono risparmiare i soldi del viaggio, del biglietto, delle bibite e la scocciatura di dover fare la fila, magari con la mascherina.
I pro sono tanti e non vederli vuol dire negare la realtà. Ma la comodità e il risparmio non sono tutto. Il cinema non è solo un luogo dove recarsi per vedere un film proiettato su un maxi schermo, è anche un luogo di incontro e condivisone. Il semplice atto di vedere il film insieme ad altri, sconosciuti compresi, genera un valore aggiunto.
Del resto, anche se pensiamo ad aspetti puramente tecnici, chi va al cinema a vedere un film lo fa per godersi al meglio l'esperienza audiovisiva offerta da sale progettate appositamente a tale scopo. A meno che non vogliate investire decine di migliaia di euro in un home theatre da installare in una stanza dedicata, scordatevi di poter godere di una qualità audio o video che possa anche solo avvicinarsi a quella dei cinema moderni.
Dopotutto se dovessimo ridurre le differenze tra un film visto a casa e uno visto in sala al mero aspetto tecnico ci troveremmo a dar ragione alla teoria per cui, prima o poi, il cinema è destinato a scomparire. Passeranno ancora diversi anni prima di poter riprodurre un'esperienza simile a quella della sala cinematografica a casa, ma anche se dovesse succedere niente potrà mai sostituire l'atmosfera di una sala colma di spettatori.
Chi va spesso al cinema sa bene che quando si sceglie di guardare un film con gli amici, l'aspetto più importante è la condivisione, lo scambio di opinioni a fine film, i commenti sussurrati durante la proiezione. La magia del cinema sta anche nell'odore di pop-corn che pervade la sala e nel ritardatario di turno che si becca gli insulti per esserti passato davanti a film iniziato.
Chi ama il cinema non scambierebbe mai lo spettacolo in sala con un film visto a casa sul divano. E lo dice una persona cresciuta con Netflix e Prime Video, che al momento segue diverse serie ed è abbonato a tre piattaforme streaming.
Purtroppo il mio discorso, per alcuni, potrebbe suonare già nostalgico. Questo perché la disaffezione verso il cinema riguarda principalmente le generazioni più giovani, nate guardando contenuti in streaming e sempre più orientate alla multimedialità e alla socialità a distanza.
Cosa si può fare per uscire dalla crisi?
Per salvare il cinema si deve agire su due piani distinti: il primo è didattico e consiste nel sensibilizzare le nuove generazioni rispetto all'esperienza cinematografica, che va intesa come momento di divertimento e intrattenimento e slegata dall'ambito puramente culturale.
Per gli adolescenti che hanno vissuto la pandemia (e non solo per loro) la normalità è diventata fare binge watching a casa, piuttosto che andare al cinema. I cinema iniziano a diventare un luogo sconosciuto, poco frequentato. Non bisogna lasciare che accada.
Per questo vanno utilizzati altri approcci per convincere i ragazzi più giovani che non hanno mai frequentato regolarmente le sale ad andare al cinema, con progetti legati alle scuole, cineforum e iniziative promozionali da parte degli enti territoriali e degli esercenti.
Nei prossimi decenni ci sarà di certo uno zoccolo duro di amanti del cinema pronti a riempire le sale, ma per far si che il cinema sopravviva l'interesse deve arrivare anche dalle nuove generazioni.
Nell'epoca di massima diffusione dello streaming, la capacità di adattamento ai linguaggi contemporanei e alle nuove forme di comunicazione sarà di cruciale importanza per la sopravvivenza del cinema.
A questo deve aggiungersi una regolamentazione da parte degli organi ministeriali, che hanno la possibilità (come visto in Francia e altri paesi) di intervenire in modo diretto sulle finestre di lancio dei film imponendo dei periodi di attesa a tutte le piattaforme che operano sul territorio nazionale.
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.