Poison (Final Fight & Street Figher): le persone transgender nei media

Street Fighter's Poison
(Immagine:: Capcom)

Il 2020 sarà ricordato per molte cose, alcune delle quali realmente terribili. Ma nonostante tutti i problemi, potremo ricordarlo come l’anno nella quale dei personaggi transgender hanno iniziato a prendere parte in modo consistente nei videogiochi tradizionali. Abbiamo visto Lev in The Last Of Us 2, Tyler in Tell Me Why e Leo Baker in Pro Skater 1 e 2 di Tony Hawk, così come molti giochi indie, nei quali da tempo trovano spazio personaggi queer, come ad esempio If Found.

Essi sono presenti in diversi contesti: Lev è un carismatico personaggio di supporto in una delle più grandi uscite dell'anno, Tyler è il primo protagonista transessuale per uno studio importante in un gioco dallo sviluppo narrativo lento, e Leo Baker non è solo il primo personaggio non binario della serie di Tony Hawk, ma il primo personaggio transgender giocabile in assoluto in un gioco sportivo.

Questi passaggi sono estremamente importanti per i giochi e per i media più popolari, e sebbene non siano il punto di arrivo, mostrano chiari progressi e ci invitano a dare uno sguardo al momento in cui sono stati introdotti i personaggi transgender nei videogiochi.

Parliamo pertanto del personaggio di Poison, la cui evoluzione è una delle storie più affascinanti dell’industria videoludica. Poison è nata originariamente con il coin-op Final Fight, per arrivare ai nostri giorni su Street Fighter.

Poison è in realtà il secondo personaggio transgender mainstream, ma il primo, Birdo di Super Mario Bros, è stato convertito in un personaggio non transessuale. Nella serie di Super Mario veniva dichiarato esplicitamente, fin dalla sua prima apparizione, che fosse un "lui che vuole essere una lei".

Questo di per sé è un modo di esprimersi un po’ problematico. Risulta fuorviante nel migliore dei casi e meschino nel peggiore, poiché gioca sull'idea che le persone transessuali siano "solo confuse" e poco degne di rispetto o dignità. Quando Birdo era un queer etichettato come cattivo da prendere in giro, gli sviluppatori ritennero accettabile considerarlo un personaggio transgender. Ora che è stato aggiunto nella griglia dei personaggi giocabili, ogni accenno alla sua identità di genere è stato cancellato.

Poison, tuttavia, ha mantenuto la sua identità transessuale nel corso dei decenni, e pertanto la sua storia è molto più interessante da raccontare.

Una carriera violenta

Final Fight Double Impact

Poison in Final Fight (Image credit: Capcom)

In termini di gioco, Poison è cambiata a malapena dalla sua prima apparizione in Final Fight del 1989. Ha iniziato la sua carriera come nemica in un picchiaduro a scorrimento nei cabinati, mentre e ora è un personaggio giocabile di un picchiaduro 1vs1, ma a parte questo mantiene bene o male lo stesso aspetto, è coinvolta in attività simili, ha lo stesso background e lo stesso abbigliamento in stile motociclista.

Tuttavia, guardando ai cambiamenti intorno a Poison, come ai vari commenti che gli sviluppatori hanno fatto su di lei negli ultimi 31 anni e alla sua posizione all’interno della fan base, Poison arriva a rappresentare qualcosa che vale più della somma delle sue parti. Il percorso di Poison rappresenta il viaggio della rappresentazione delle persone transessuali nei media.

"Come molti dei primi personaggi trans delle fiction, le radici di Poison sono intrise di violenza e legate dall'idea che le donne transgender siano solo uomini travestiti".

Nel 1989, quando Poison fece il suo debutto, non esistevano personaggi trans nei videogame, e quando hanno iniziato ad essere rappresentati sono stati mostrati come indecisi, confusi e spesso profondamente fraintesi dai loro stessi creatori.

Lei e la sua compagna Roxy erano state originariamente concepite come donne: non trans né cis, solo donne. Tuttavia, secondo Akira Nishitani, uno dei designer di Final Fight, citato nel libro All About Capcom Head-To-Head Fighting Game, dato che "picchiare le donne è considerato totalmente inappropriato" c'era la preoccupazione che giocare con un personaggio maschile e picchiare una donna non sarebbe stato accettabile dalla morale comune, pertanto è stato deciso che Roxy e Poison sarebbero invece state transessuali.

Nishitani le ha chiamate con il termine sessualizzato "newhalf, che dallo slang giapponese potrebbe essere tradotto come "transgender". Questo termine viene spesso utilizzato nei contesti specificamente pornografici, spesso anche in modo intercambiabile con "futa", anch’esso un termine usato per sessualizzare e deridere.

"Come molti dei primi personaggi trans delle fiction, le radici di Poison sono intrise di violenza e legate dall'idea che le donne trans siano solo uomini travestiti". Lo vediamo in Psycho, Vestito per uccidere e ne Il silenzio degli innocenti, dove i personaggi maschili in abiti femminili sono quelli violenti, mentre nelle serie dedicate all’investigazione criminale come Bones, CSI e Dirty Sexy Money, le donne transgender sono quasi sempre vittime di violenza. In molti di questi esempi, e non solo, le donne trans sono interpretate da uomini cisgender vestiti in maniera variopinta.

Anche questa caratterizzazione antipatica non è stata sufficiente per i distributori americani: i personaggi di Poison e Roxy sono stati completamente rimossi dalla versione occidentale, ma sono rimasti in quella giapponese. Per aumentare ulteriormente confusione, l’illustratore di Poison, Akira Yasuda, considera la versione occidentale di Poison come personaggio trans, e la versione giapponese come cis, secondo il libro: Street Fighter X Tekken: Artworks.

Nel frattempo, il produttore di Street Fighter Yoshinori Ono ha affermato in un'intervista del 2008 con EGM che Poison è un personaggio transgender in ogni versione, ma in Occidente è post-op, mentre in Giappone pre-op.

I termini post-operatorio e pre-operatorio sono tipicamente usati per riferirsi al fatto che una donna trans si sia sottoposta a un intervento chirurgico di riassegnazione di genere, ma includono anche una connotazione sessuale che suggerisce erroneamente che i genitali siano ciò che definisce l’identità di genere.

Il fatto che Ono affermi che il corpo di Poison vari a seconda del mercato la spoglia ulteriormente della propria identità, rendendola meno personaggio e più oggetto.

La rappresentazione nei media

Poison in Street Fighter V

Poison in Street Fighter V (Image credit: Capcom)

L’identità dei personaggi trans è stata spesso ignorata dai media, con i creatori troppo spaventati, imbarazzati o ignoranti per navigare nella diversità di ciò che significa essere transgender, rivelando dettagli contraddittori quasi sottovoce. E Poison non fa alcuna eccezione.

"Vedere Poison ufficialmente etichettata come 'crossdresser' mentre veniva nel frattempo dichiarata anche 'newhalf', oltre che 'pre-op' e 'post-op', mostra ancora una volta una totale mancanza di rispetto per la sua identità, e una mancanza di comprensione riguardo cosa significhi essere transgender."

Durante gli anni '90 e all'inizio degli anni 2000, se si discuteva di personaggi trans, la conversazione iniziava e finiva con i loro genitali, e spesso venivano raffigurati come prostitute, vittime di omicidi o un mix di entrambe le cose. Sono spesso visti come elementi accessori nelle storie, piuttosto che capaci di avere storie proprie. Sono visti più come un oggetto che come persone, e come tali le storie vengono affrontate molto superficialmente.

Potreste chiedervi a questo punto perché viene menzionata "Poison" piuttosto che "Poison e Roxy", quando la coppia condivide la stessa identica origine. Nel corso della storia della coppia, è diventato lentamente canonico che Roxy fosse cis e Poison la sua amica 'travestita', come confermato nella sezione Final Fight del gioco Capcom Classics Collection del 2006.

Travestirsi ed essere transgender non è la stessa cosa: la prima è una attività che viene fatta per necessità o per diletto, mentre la seconda rappresenta un'identità e spiega quale persona sei “nel tuo profondo”. Vedere Poison ufficialmente etichettata come 'crossdresser' mentre veniva nel frattempo dichiarata anche 'newhalf', oltre che 'pre-op' e 'post-op' mostra ancora una volta una totale mancanza di rispetto per la sua identità, e una mancanza di comprensione di cosa significhi essere transgender.

Vorrei ringraziare i miei fan...

Poison in Street Fighter X Tekken

Poison in Street Fighter X Tekken (Image credit: Capcom)

La community è intervenuta laddove mancava la conoscenza di Poison abbracciandone la transessualità, anche se non sempre in un modo positivo. È stata ulteriormente sessualizzata e definita dalla sua identità di genere, attraverso una varietà di cosplay, fumetti e fan art, che spesso si riferiscono a lei come “una fregatura, una trappola”, un altro termine sessualizzante per le donne trans che si ritrova negli anime.

Sebbene la parola “trap” non sia sempre utilizzata specificamente per i personaggi transessuali, significa letteralmente "persone che sembrano femminili ma hanno un pene", un'espressione che ancora una volta lega l'identità di genere ai genitali.

Proprio come le prostitute transgender nella televisione degli anni '90, la sua identità di genere è servita come pretesto per raccontare le storie più disparate, spesso atte ad umiliare Poison in quanto personaggio trans, piuttosto che per esplorare la sua stessa storia.

In questo modo, però, anche i fan transgender si sono identificati con lei.

La rappresentazione delle persone transgender è aumentata sia in qualità che in quantità negli ultimi anni, ma per molto tempo la comunità ha dovuto nutrirsi del poco che il mercato offriva.

Attraverso le fan art si è riusciti a distogliere il pubblico dall’identità sessualizzata di Poison e dal simbolo rappresentato dai suoi genitali, ed è stata creata una versione di Poison collettiva, che appartiene alla comunità. Una versione che, a sua volta, può dare a quella comunità una rappresentazione del personaggio che Final Fight e Street Fighter spesso non sono riusciti a fornire al pubblico.

In questo momento vengono rappresentati personaggi trans molto più complessi nei media e nei giochi, personaggi che raccontano di esperienze reali, e che si sforzano di raccontare storie in cui ci si può identificare, offrendo ai giocatori figure relazionali ed educative a cui guardare.

Poison in quanto a tridimensionalità è sottile come la carta, e forse non è un grande personaggio transgender di per sé; ma è sopravvissuta a tutto ciò che è stato detto contro i personaggi trans nel corso del tempo, e ne è venuta fuori diventando una parte importante della storia transgender.

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Stacey è una giornalista freelance esperta in articoli d'opinione, interviste, reportage e video. Ha scritto in precedenza per The Washington Post, IGN, Fandom, Polygon, VG24 / 7, Eurogamer, SyFy Wire e NME, su argomenti relativi a televisione, videogiochi, musica, fumetti e film. Lavora come editor per Into The Spine.