Gaming e bisessualità: c’è ancora molta strada da fare

LGBTQ+ Gaming Week
(Immagine:: TechRadar/R Healey Art)

Dieci anni fa ho incontrato Clotho, il primo personaggio queer in Choice of the Vampire. Clotho è una sacerdotessa vudù africana della New Orleans del 1800, che si innamora della coraggiosa vampira che impersonificavo. Da adolescente queer ero felice che Clotho volesse uscire con una donna, ma quando ho rigiocato il titolo nei panni di un personaggio maschile ho notato che i dialoghi rimanevano gli stessi. Clotho non amava la vampira che avevo scelto, bensì il personaggio giocante, indipendentemente dal sesso. 

Questa scelta poteva andare bene per il personaggio di un gioco, ma nel mondo reale bisessualità significa essere attratti sia da persone dello stesso genere che da un genere diverso dal proprio. Il vero problema dei videogame attuali è che sono ancora basati su un mondo in cui l'eterosessualità è la norma e la bisessualità viene recepita come uno “stato confusionale”. Gli sviluppatori si sentono quindi legittimati nel tentare di far sentire inclusi i giocatori queer, ma senza sforzarsi di creare personaggi autentici.

Invece di un'identità, la bisessualità nei giochi viene trattata come una meccanica: il giocatore può uscire con chiunque, indipendentemente dal genere, ma non incontrerà mai un vero personaggio queer. Ciò dona l’illusione di essere liberi di giocare come si vuole e consente agli sviluppatori di usare gli stessi dialoghi per tutti gli NPC. Purtroppo questa visione della bisessualità è vuota e superficiale, e rende i personaggi meno affascinanti e sfaccettati. Tutte le relazioni si basano sugli stessi criteri, rendendole meno speciali.

Stereotipi sulla bisessualità

Fire Emblem: Three Houses

Fire Emblem: Three Houses (Image credit: Nintendo)

La bisessualità, sia nella vita reale che nei media, viene spesso fraintesa e ridotta a stereotipi offensivi; uno dei più diffusi è il clichè secondo cui i bisessuali sarebbero dei depravati, e vengono ritratti come esseri dediti solo alla lussuria, individui promiscui che frequentano più persone contemporaneamente, spesso coinvolti in un rapporto a tre o focalizzati unicamente sulla loro vita sessuale. A volte si passa dalla depravazione alla malvagità vera e propria, quando si suggerisce che un bisessuale in verità sia etero o gay; quindi l’essere bisessuale è una falsità che rende un personaggio inaffidabile o un traditore.

Alcuni di questi stereotipi negativi compaiono in Fire Emblem: Fates (2015), un gioco che dà ampio spazio alle relazioni. Ci sono due personaggi che possono avere relazioni con il protagonista (indifferentemente dal genere), ma per il resto non presentano nessun tratto caratterizzante che li distingua da un personaggio mainstream etero. 

Il primo, Rhajat, è un mago oscuro dai tratti pesantemente sessualizzati che mostra un comportamento da stalker nei confronti del protagonista (indipendentemente dal sesso) e ne rimane ossessionato anche se sposa qualcun altro. Il secondo, Niles, è un criminale sadico, la cui bisessualità diventa un segno caratterizzante della sua malvagità, attaccando chiunque e minacciando di torturare per divertimento. Entrambi si adattano allo stereotipo del "bisessuale depravato", e il loro essere bisessuali viene strumentalizzato per evidenziare la loro ambiguità morale.

Il secondo errore che gli sviluppatori commettono è quello di creare personaggi "non bisessuali per davvero": questi potrebbero menzionare il fatto di essere bisessuali, ma di solito viene mostrato esclusivamente il loro essere attratti da un solo genere, o forse eviteranno di parlare delle loro preferenze sessuali. Così magari capita che un uomo appena divorziato parli come se niente fosse della sua passione per un altro uomo, come se tutti gli spettatori sapessero che è bisessuale anche se la cosa non era mai emersa prima. 

Nei videogiochi, gli NPC possono avere relazioni con il protagonista indipendentemente dal genere scelto dal giocatore: presentano tratti tipicamente eterosessuali, ma si “adattano” a seconda delle scelte dell’utente. In altre parole, i personaggi bisessuali non ammettono mai di esserlo: non fanno parte di una comunità, non riflettono sulle proprie scelte, non sono sorpresi di innamorarsi improvvisamente di qualcun altro, né parlano di quando si sono resi conto di non essere etero. Forse non sono presenti elementi dichiaratamente omofobi o bifobici, ma non c'è nemmeno un elemento queer positivo da approfondire.

Fire Emblem: Three Houses (2019) è pieno di personaggi etero e alcuni di loro possono avere una relazione romantica solo con un partner specifico (ad esempio, una protagonista femminile non può uscire con Catherine o Shamir, due potenti cavalieri donne, ma queste possono mettersi insieme). Tuttavia, occorre ripetere il gioco diverse volte per scoprire che alcuni di loro sono bisessuali, e nessuno di questi interagisce con gli altri personaggi, nemmeno di sfuggita, evitando di parlare delle proprie preferenze sessuali. Dorothea, che può avere delle relazioni con quattro donne, può scegliere tra ben otto uomini per sposarsi. Sebbene il gioco non cerchi di avviare storie d'amore specifiche per alcun personaggio, sembra che anche i personaggi queer siano progettati per essere eterosessuali, con solo poche eccezioni. Questa visione superficiale della bisessualità è il principale errore commesso dalle software house.

Muoversi nella giusta direzione

Stardew Valley

Stardew Valley (Image credit: ConcernedApe/Chucklefish)

La pseudo-bisessualità dei personaggi non è necessariamente una cattiva scelta, semplicemente dimostra delle carenze nello sviluppo; in ogni caso, la situazione è sicuramente meglio rispetto ai vecchi tempi, quando di bisessualità non si parlava affatto. Prendiamo il gioco Harvest Moon: Friends of Mineral Town (2003): il giocatore veste i panni di un agricoltore maschio e può avere una storia d'amore con cinque fanciulle del villaggio. Se il giocatore volesse uscire con un ragazzo (o giocare come donna), dovrebbe comprare un'altra cartuccia.

Dopo molti anni, sono stati commercializzati videogiochi ispirati al titolo di cui sopra, che hanno opzioni queer: Stardew Valley (2016) e Story of Seasons: Friends of Mineral Town (2020). Questo è un progresso reale che merita di essere celebrato. Il genere della simulazione agricola spesso pone l’accento sul completamento: completare tutte le missioni romantiche è proprio come coltivare tutti i raccolti; uscire con tutti i personaggi significa semplicemente avere più contenuti da esplorare.

Tuttavia, anche se le meccaniche di Stardew Valley consentono di uscire con chiunque, il titolo presenta gli stessi dialoghi per qualunque storia d’amore, indifferentemente dal genere.

Ciò significa che non c'è alcuna differenza nel modo in cui questi personaggi si relazionano al protagonista o rivelano i loro sentimenti. Elliott, ad esempio, interpreta un damerino appariscente, ma... come sarebbe stato se avesse dovuto lottare per esprimere i suoi sentimenti per una donna, perché abituato a essere percepito come gay? Non sarebbe interessante se, nella stessa storia, Abigail vedesse i ragazzi come fratelli, ma si fosse emozionata parlando con una ragazza?

Nonostante vengano dipinti come bisessuali, tutti i personaggi sembrano avere cotte prettamente eterosessuali. Leah ed Elliott dovrebbero implicitamente provare sentimenti l'uno per l'altra, così come Abigail e Sebastian. Se il personaggio del giocatore non si fosse fatto vivo nel villaggio, non avrebbe fatto ingresso nessun elemento queer (Leah è una specie di eccezione: la sua ex, Kel, che è sempre dello stesso sesso del personaggio del giocatore, e appare solo brevemente).

Story of Seasons porta gli intrecci amorosi su un nuovo livello: tutti gli abitanti del villaggio sono distribuiti in coppie eterosessuali, le cui relazioni amorose si evolvono a meno che non ci mettiate lo zampino. Ci sono anche eventi "rivali", che aggiungono un po’ di pepe alle storie d'amore tra coppie eterosessuali. Questo aggiunge profondità alla vita interiore dei personaggi, rendendoli più che semplici oggetti di affetto in attesa di essere corteggiati.

Dragon Age 2 e Dragon Age Inquisition offrono l’opportunità di iniziare storie d’amore simili, permettendo al giocatore di avviare relazioni con chiunque, ma non si può avviare una relazione con entrambe le parti contemporaneamente. In Story of Seasons invece nessuno sembra accorgersi se siete riusciti a sedurre tutti i 12 NPC.

Serve una migliore rappresentazione della bisessualità

Night in the Woods

Night in the Woods (Image credit: Finji)

Le persone bisessuali appartengono a un mondo vario e ricco di sfumature: alcuni di loro sono più attratti da persone dello stesso sesso, ma non vogliono scartare alcuna possibilità; altri invece non hanno preferenze di genere. Alcuni hanno solo relazioni con il sesso opposto perché è più facile capire i segnali romantici diretti in un mondo che ha prevalentemente una visione distorta della bisessualità. E ci sono molte altre sfumature: la bisessualità è così ampia che non si può catalogare. Questo è il motivo per cui i giochi propongono personaggi prevalentemente etero.

Detto questo, qual è la migliore rappresentazione di un personaggio bisessuale? Prima di tutto, occorre eliminare gli stereotipi dannosi: i personaggi non devono necessariamente avere relazioni con NPC di entrambi i generi per essere bisessuali, è sufficiente che mostrino un interesse verso soggetti di ambo i sessi.

Va detto che non tutti i giochi offrono una visione distorta della bisessualità: i giochi indie spesso offrono un quadro molto più realistico quando trattano contenuti LGBTQ+, e l’amore bisessuale non fa eccezione. Il simulatore di appuntamenti Dream Daddy (2017) consente di interpretare un papà che esce con altri papà, ma alcuni di loro (incluso il personaggio del giocatore) hanno frequentato donne in passato.

Questa rappresentazione positiva della bisessualità è senz'altro positiva, perché gli uomini bisessuali sono raramente riconosciuti nei media o addirittura nella vita reale, e vengono spesso censurati. Anche in Night In The Woods (2017) ci troviamo di fronte a un esempio di rappresentazione molto naturale: quando viene chiesto alla protagonista, Maedel suo appuntamento da sogno, dice che non le interessa se è un ragazzo o una ragazza. L’illustratore Scott Benson ha confermato che la ragazza è pansessuale, anche se lei non si definisce mai tale nel gioco. Essendo Mae una ventenne che sta ancora cercando di capire molte cose riguardo la sua identità sessuale, risulta un personaggio realistico e convincente.

Al contrario, la serie Monster Prom (2018-) offre una rappresentazione meno realistica: i personaggi sono caricature esagerate dei classici stereotipi liceali, esprimono attrazione reciproca senza che il giocatore debba incoraggiarli e sono interessati a ogni genere, come parte delle loro personalità esuberanti e caotiche. Nonostante questa rappresentazione della bisessualità possa essere dannosa e Monster Prom sia chiaramente consapevole dei clichè che rappresenta, celebra comunque l’allegria e il cameratismo che può portare l’attrazione bidirezionale: si tratta di un gioco deliberatamente assurdo e malizioso, il che gli da un tocco decisamente queer.

Ovviamente, la bisessualità non è l'unico tipo di rappresentazione queer che vogliamo dai giochi. Quando ai giocatori vengono offerti esclusivamente personaggi eterosessuali o personaggi bisessuali privi di spessore nel tentativo di rappresentare la comunità queer, non è irragionevole da parte nostra pretendere di più. La comunità ha bisogno di più creator e sviluppatori queer che scrivano personaggi più sfaccettati e tridimensionali, di più personaggi bisessuali che abbiano relazioni amorose più profonde e che non vogliano solo uscire con il protagonista indipendentemente dal suo genere. Vogliamo un personaggio che si identifichi apertamente e con fierezza come "bisessuale", piuttosto che qualcuno che si limiti a definirsi "non interessato alle etichette". Dateci qualcosa in più!

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V. S. Wells è una scrittrice e giornalista britannica che vive a Vancouver, in Canada. I suoi articoli sono stati pubblicati su Slate, Metro, Toronto Star, VICE e Xtra. Quando non scrive, ama giocare a giochi da tavolo, combinare pasticci in cucina e cercare disperatamente di mantenere in vita le piante d'appartamento. Seguitela su Twitter, la trovate con il nickname @vsmwells

V.S. Wells

V. S. Wells is a British writer and journalist living in Vancouver, Canada. Their work has appeared in places including Slate, Metro, Toronto Star, VICE and Xtra. When not writing, you'll find them playing board games, making a mess in the kitchen, and trying desperately to keep their houseplants alive. Follow them on Twitter at @vsmwells.