Recensione Google Pixel 3 XL

La migliore fotocamera, ma il notch più grande

Google Pixel 3XL

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Tre fotocamere 

Il Google Pixel 3 è tra i migliori smartphone al mondo per qualità fotografiche, alla pari con il più piccolo Google Pixel 3. E per molto tempo è stato semplicemente il migliore in assoluto per questo aspetto. 

Ciò che rende speciale la fotocamera da 12.2MP è la costanza dei risultati. Abbiamo ottenuto fotografie più luminose e nitide con il Pixel 3XL, mentre l’iPhone XS che stavamo testando allo stesso tempo ha mostrato colori troppo caldi. Il Samsung Galaxy Note 9 non ha avuto sempre il migliore HDR, finendo al secondo posto, mentre la fotocamera dello Huawei P20 Pro si è dimostrata incostante, con foto strepitose e altre solo discrete, spesso rovinate da un intervento software eccessivamente aggressivo.  

La cosa notevole è che il Google Pixel 3XL non ha nemmeno il migliore hardware. L’apertura f/1.8 non è da record (Samsung ed LG vanno molto oltre) e 12.2 MP non impressiona nessuno al giorno d’oggi. 

L’elemento differenziante è all’interno: il chip Pixel Visual Core e il software di machine learning “capiscono” come dovrebbe essere una fotografia e agiscono per generare il miglior risultato possibile. Se c’è una cosa che Google sa fare, dopotutto, è elaborare dati e creare algoritmi perfetti. Ed è proprio ciò che accade qui. 

Doppia fotocamera frontale 

Le due fotocamere frontali da 8 MP sfruttano anch’esse i vantaggi del machine learning e, nella maggior parte dei casi, offrono i migliori risultati. La fotocamera principale ha un angolo di visione più stretto, da 75 gradi, mentre la seconda arriva a 95 gradi e può inquadrare gruppi più facilmente. 

Entrambi gli obiettivi (c’è un comando a schermo per passare da uno all’altro) offrono risultati migliori dei concorrenti per HDR e gestione del rumore. In qualche occasione l’iPhone XS Max ha generato immagini più precise e con colori più naturali che, secondo la situazione, erano semplicemente foto migliori. 

Il grandangolo è utile per farsi un selfie di gruppo, o per farsi un ritratto con un monumento alle spalle - magari uno particolarmente alto. Ci è piaciuta molto la possibilità di far stare più cose nell’inquadratura, anche se l’apertura peggiora, da f/1.8 a f/2.2. 

Come sempre con ottiche di questo tipo, i grandangoli, bisogna mettere in conto un po’ di distorsione ai bordi dell’immagine: meglio evitare che ci finisca la faccia di qualcuno - almeno qualcuno a cui tenete. 

Fotografie con machine learning 

Il Google Pixel 3XL applica, come ogni smartphone, molta elaborazione alle immagini prima di mostrarle a schermo. Ma in questo caso non siamo di fronte a una qualsiasi modalità bellezza. Questo smartphone ripulisce le fotografie, riduce il rumore in quelle scarsamente illuminate, alza l’esposizione senza aggiungere grana, e seleziona il migliore tra più scatti anche se si preme una volta sola. 

Molta di questa elaborazione è totalmente automatica, ma ci sono alcune opzioni personalizzabili. 

Ci saremmo persi questo scatto se non fosse stato per la funzione Top Shot 

Ci saremmo persi questo scatto se non fosse stato per la funzione Top Shot 

Top Shot, per esempio, permette di scegliere l’immagine più rilevante quando è attivo Motion Photos. La fotocamera comincia a scattare prima che si prema il pulsante, e continua dopo che lo abbiamo fatto. In questo modo abbiamo a disposizione diversi momenti, per eliminare occhi chiusi o passanti indesiderati. È la risposta di Google alle Live Photos di Apple, con la possibilità di scorrere la timeline e selezionare le immagini migliori. È utile, anche se tutto a parte lo scatto principale è a bassa risoluzione, quindi ci si trova a dover fare una scelta. 

Super Res Zoom. Si tratta di uno zoom digitale incredibile nitido e preciso, creato grazie a un software davvero molto avanzato. Sfrutta il normale movimento della mano per scattare più immagini da un’angolazione leggermente diversa ogni volta, e poi usa le fotografie per crearne una sola a risoluzione maggiore. E se per caso avete un treppiede che tiene il telefono completamente fermo? Ci pensa il telefono stesso, che usa il sistema di stabilizzazione ottica (OIS) per “agitare” la fotocamera, come hanno spiegato i portavoce di Google.  

Super Res Zoom ci è sembrato alla pari, o a volte meglio, rispetto ai teleobiettivi di iPhone XS e Samsung Galaxy Note 9. Solo lo Huawei P20 Pro, con zoom ottico 3x, può rivaleggiare con la potenza digitale del Google Pixel 3 XL. Una chiara dimostrazione che Google non ha torto nell’aver scelto una singola fotocamera posteriore (tutti gli altri ne hanno due o anche tre), e che è possibile non perdere qualità anche con specifiche più basse. 

Night Sight, la Modalità Notte, fa un lavoro ammirevole nell’amplificare la poca luce disponibile in certi momenti, così da evitarci di usare il flash con i suoi deleteri effetti sui colori. Ecco perché il Google Pixel 3 XL è diventato il nostro smartphone favorito quando si tratta di fare foto la sera o di notte; potete trovarvi nella quasi totale oscurità, e riuscire comunque a fare uno scatto decente. 

C’è di più. La sfocatura variabile per i ritratti (Adjustable Portrait Blur) permette di modificare l’effetto bokeh dopo aver scattato, ed è possibile isolare lo sfondo ed eliminare il colore solo da esso - ottenendo un risultato davvero convincente. La funzione Photobooth usa l'IA per scattare automaticamente, portando sullo smartphone le animazioni che avrete già visto in Google Photos (Google Clips). 

La fotocamera del Google Pixel 3XL non ha proprio tutto quello che vorremmo desiderato. L’applicazione è troppo semplice, non all’altezza di quelle offerte da Samsung o LG. Non c’è modo di attivare a distanza il timer della fotocamera frontale, né di passare da quella frontale a quella posteriore con un semplice swipe. Manca anche uno strumento integrato per fare video hyperlapse, per quanto sia sempre possibile scaricare una o più app per sopperire alle mancanze. 

Valerio Porcu

Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.