Huawei P60 Pro e Xiaomi 13 Ultra gettano le basi per i cameraphone del futuro

(Immagine:: Huawei)

Nel 2018 Samsung ha presentato Galaxy S9, uno smartphone che grazie a una fotocamera "super evoluta" doveva cambiare per sempre il mondo della fotografia da telefono. Così non è stato.

Il sensore di Galaxy S9 era troppo piccolo e le foto non si sono dimostrate all'altezza di alcuni modelli della concorrenza degli stessi anni, uno su tutti Huawei P20 Pro. Il top di gamma cinese fu il primo a produrre risultati accettabili negli scatti notturni grazie all'introduzione della fotografia computazionale che in quegli anni muoveva i suoi primi passi.

E così, la tanto sbandierata killer feature di Samsung è finita nel dimenticatoio insieme ai flash Xenon di Nokia e agli schermi lenticolari 3D di HTC.

Tuttavia, nel 2022/23, sia Huawei che Xiaomi hanno proposto due cameraphone che ripropongono lo stesso sistema del Galaxy S9, anche se con approcci diversi, e questa volta sembrano in grado di fare ciò che tutti speravamo nel 2018: colmare il divario tra smartphone e fotocamere.

Ma di cosa stiamo parlando? Dell'apertura variabile, naturalmente!

(Image credit: Future)

Apertura del diaframma: Huawei regna

Proviamo a spiegarlo in modo semplice:

Il diaframma è un meccanismo che regola la quantità di luce che l'obiettivo di una fotocamera lascia entrare. Avete presente la scena iniziale di James Bond con le lame della macchina fotografica che si chiudono? Perfetto, quella è una macchina fotografica che cambia il diaframma (in quel caso lo chiude).

Se il valore f è basso, ad esempio f/2, significa che l'obiettivo ha un'ampia apertura, quindi lascia entrare molta luce. In quest'ambito Huawei Mate 50 Pro e il P60 Pro non hanno rivali e vantano l'apertura più ampia di tutti gli smartphone, con un valore di f/1,4.

Se il valore f è più alto, ad esempio f/5, significa che l'obiettivo ha un'apertura minore: le lamelle sono più chiuse, quindi entra meno luce.

Se volete approfondire ulteriormente l'argomento potete farlo leggendo il nostro articolo dedicato: cos'è un F stop spiegato in modo semplice

Qui sotto trovate un'illustrazione che vi aiuterà a capire meglio il concetto.

Esempi di apertura

Illustrazione delle lamelle di un obiettivo fotografico che regolano l'apertura del diaframma (Image credit: Future)

Un'apertura ampia non fa solo entrare più luce, ma modifica anche l'effetto finale che si ottiene dallo scatto.

Le foto scattate con diaframmi aperti sono molto luminose, motivo per cui si tende ad aprire il diaframma quando l'illuminazione è scarsa, insufficiente, o quando si vogliono ottenere degli effetti particolari come il bokeh, ovvero la sfocatura dello sfondo che valorizza il soggetto a fuoco. Questo si ottiene con la riduzione della profondità di campo che si ottiene usando diaframmi molto aperti.

Al contrario, i diaframmi chiusi lasciano entrare meno luce, quindi sono da preferire quando c'è molta luce naturale (o artificiale) ma non generano la stessa sfocatura dello sfondo, ma incrementano la profondità di campo (ci sono più elementi a fuoco in secondo piano). 

Quando si utilizza una fotocamera è possibile modificare il valore ISO (sensibilità del sensore), la velocità dell'otturatore e l'apertura del diaframma per assicurarsi che la foto appaia proprio come l'abbiamo immaginata.

Al contrario, fino all'arrivo di Galaxy S9, gli smartphone non consentivano di modificare l'apertura del diaframma, limitando fortemente le opzioni di scatto di chi sa come gestire la profondità di campo e lo sfocato. 

La domanda che sorge spontanea è: come mai l'apertura variabile non ha avuto successo con la serie Galaxy S9? 

Samsung Galaxy S9

Samsung Galaxy S9 (Image credit: Samsung)

In linea di principio, Samsung ha fatto qualcosa di molto bello, aggiungendo una doppia apertura che consentiva di scegliere tra f/1,5 (massima apertura) e f/2,4. Anche se l'idea era buona, nel 2018 l'elaborazione fotografica di Samsung era in ritardo rispetto a quella di Huawei e questo espediente si rivelò insufficiente.

Mentre l'apertura variabile di Samsung era una soluzione hardware, Huawei è intervenuta sia sull'hardware che sul software del suo P20 Pro, ottenendo risultati molto più soddisfacenti.

Lato hardware, il Huawei P20 Pro disponeva di un sensore molto più grande di quello dell'S9 (1/1,7" contro 1/2,55"), quindi era in grado di scattare foto migliori, anche con un'apertura minore. 

Dal punto di vista del software, Huawei è stata la prima a introdurre la fotografia computazionale come la conosciamo oggi, gettando le basi per la "Modalità Notte" che troviamo su quasi tutti i telefoni moderni.

In definitiva, non importava quanto fosse bella e funzionale la tecnologia a doppia apertura di Samsung; i risultati non si traducevano in foto migliori e Samsung l'ha accantonata con l'arrivo della serie Galaxy S10.

Huawei P20 Pro

Huawei P20 Pro (Image credit: Huawei)

Ma veniamo ai giorni nostri. Il Mate 50 Pro e il P60 Pro arrivati in Europa lo scorso 9 maggio, dispongono di un'apertura variabile nettamente migliore rispetto a quella dei modelli del 2018.

In primo luogo l'apertura variabile dei nuovi smartphone Huawei va da f/1,4 a f/4 offre un range di opzioni di scatto molto più ampio rispetto a quello di P20 e S9, sia per quanto riguarda la profondità di campo, sia per le lunghe esposizioni.

Infine, i recenti top di gamma Huawei hanno sensori di grandi dimensioni: 1/1,55" (Mate 50 Pro) contro 1/2,55" (Galaxy S9).

In generale (e vale anche per le fotocamere)  un sensore più grande, come un'apertura più ampia, aumenta la profondità di campo, creando una maggiore sfocatura dello sfondo, e garantisce prestazioni migliori in condizioni di scarsa illuminazione.

Con questi accorgimenti, il divario tra smartphone e fotocamere si è ridotto ulteriormente e i nuovi smartphone Huawei dovrebbero essere capaci di produrre scatti più vicini a quelli delle reflex/mirrorless.

Sensori: Xiaomi punta sulle dimensioni

Huawei non è l'unica ad aver investito nella tecnologia fotografica dei suoi smartphone. Xiaomi sta facendo di tutto per diventare leader nel settore e lo ha dimostrato con l'evoluzione delle fotocamere dei suoi top di gamma degli ultimi anni.

Dopo aver annunciato la partnership con Leica, che prima collaborava con Huawei, Xiaomi ha lanciato il suo 12s Ultra, uno smartphone di fascia alta che equipaggia un sensore Sony IMX 989 da 1 pollice.

Sebbene Xiaomi 12s Ultra sia disponibile solo sul mercato cinese, abbiamo visto il suo incredibile sensore su telefoni come l'Oppo Find X6 Pro e il Vivo X90 Pro. A conti fatti, questo sensore ha tutte le caratteristiche che si possono trovare sui sensori di una fotocamera compatta premium come la Sony RX100

Ma cosa manca? L'apertura variabile!

Non a caso, con il più recente Xiaomi 13 Ultra l'azienda ha introdotto un sistema di apertura variabile che passa da f/1,9 a f/4 abbinato all'enorme sensore Sony da 1 pollice.

Xiaomi 13 Ultra

(Image credit: @OnLeaks / SmartPrix)

Ma se il sensore da 1 pollice è sufficientemente grande da consentire di scattare belle foto anche quando c'è poca luce, perché è necessaria un'apertura variabile che che arriva a f/4? Semplice, perchè non sempre si vuole ottenere un effetto sfocato quando si scatta da smartphone.

La gran parte degli utenti usa il proprio smartphone come una fotocamera tuttofare, per catturare ritratti e paesaggi, ma anche per scannerizzare documenti. Con un'apertura fissa molto ampia e un sensore di grandi dimensioni il punto di messa a fuoco si riduce impedendo di ottenere scatti "completamente a fuoco" e risultando quindi poco versatile.

Xiaomi non ha bisogno dell'apertura variabile a 10 punti di Huawei per sfruttare al meglio suo sensore, il che spiega perché ha ripercorso la strada del Samsung Galaxy S9 (doppia apertura), offrendo la possibilità di scegliere tra un ampia apertura f/1,8 e un più stretto f/4, senza vie di mezzo.

Cosa ci aspetta in futuro?

Huawei P60 Pro è disponibile a livello globale mentre Xiaomi 13 Ultra non è ancora arrivato in Europa al momento della stesura di questo articolo. Anche se non li abbiamo testati, è abbastanza ovvio che una combinazione di entrambi gli approcci (sensore grande e apertura variabile su 10 punti) potrebbe rivoluzionare radicalmente la qualità delle foto che si possono scattare con uno smartphone.

Che si tratti di un Huawei P70 con un sensore a 1 pollice o di uno Xiaomi 14 Ultra con un'apertura più ampia, magari f/1,4, e più valori f selezionabili su tutta la gamma, siamo certi che a breve ne vedremo delle belle.

Detto questo, prima di esaltarci troppo dovremo mettere a ferro e fuoco le fotocamere dei nuovi top di gamma Xiaomi e Huawei nei nostri test che si svolgeranno nelle prossime settimane. Continuate a seguirci per saperne di più!

Marco Silvestri
Senior Editor

Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.

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