Final Fantasy IX - un remake per rinascere?
In un'epoca in cui Final Fantasy ha smarrito il suo centro, il ritorno del nono capitolo può riportare equilibrio tra memoria e visione.

Negli ultimi giorni, Square Enix ha acceso l’entusiasmo dei fan pubblicando sui propri canali una delle citazioni più iconiche di Final Fantasy IX: “My memories will be part of the sky”. Un omaggio improvviso, che ha immediatamente riacceso le speculazioni su un remake, supportate da mesi di leak, rumor e datamine sempre più consistenti.
Non si tratta solo del 25º anniversario del gioco, celebrato con merchandise ufficiale, artbook, peluche e una nuova edizione della colonna sonora. Secondo diverse fonti, il remake di Final Fantasy IX sarebbe già in sviluppo da tempo, e il suo annuncio potrebbe essere imminente.
Ma se questa notizia è destinata a fare rumore, è perché Final Fantasy IX ha un valore particolare, forse unico, nella storia della saga. In un momento in cui Final Fantasy continua a reinventarsi tra derive action, narrazioni spezzate e identità incerte, il ritorno del nono capitolo assume un significato più profondo. Non è solo uno dei giochi più amati dai fan di lungo corso: è anche il capitolo che più di ogni altro ha saputo tenere insieme passato e futuro, tradizione e innovazione, semplicità e maturità.
In una saga che da anni rincorre direzioni sempre nuove, forse è proprio guardando a Final Fantasy IX che si può ritrovare il senso di tutto.
Un ritorno consapevole alle origini
Quando Final Fantasy IX uscì nel 2000, fu accolto come un ritorno alle origini. Dopo due episodi che avevano proiettato la saga in direzioni nuove - Final Fantasy VII con la sua ambientazione cupa e industriale, e Final Fantasy VIII con un mondo realistico, scolpito sul volto di personaggi dai tratti umani - il nono capitolo colpì per la sua scelta stilistica: ambientazioni medievali, colori accesi, protagonisti dai tratti caricaturali, quasi da illustrazione per ragazzi.
Non era però un semplice omaggio o un vezzo grafico, era una presa di posizione.
Hironobu Sakaguchi, mente creativa della saga, volle costruire FFIX come una celebrazione consapevole delle radici della serie: un modo per chiudere un ciclo, per ringraziare i fan di lunga data e salutare un’epoca. Mentre Square si preparava alla transizione verso nuove tecnologie, nuovi team e una nuova filosofia creativa, FFIX si voltava indietro con rispetto, ma senza rinunciare alla spinta innovativa.
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Il contrasto con Final Fantasy VIII non era solo estetico, ma anche strutturale. Dove l’ottavo capitolo sperimentava un impianto più cinematografico, un sistema di crescita atipico e un tono emotivamente più chiuso, FFIX tornava a una formula più leggibile, con una narrazione corale, un party fisso e un sistema di abilità ispirato ai primi episodi. Un'impostazione che sarebbe stata poi raccolta e affinata da Final Fantasy X, segnando l’inizio di una nuova coerenza, ma anche la definitiva chiusura di un’epoca.






Una direzione artistica senza tempo
Uno degli aspetti più sottovalutati di Final Fantasy IX è la sua direzione artistica. Dopo due episodi sempre più proiettati verso il realismo - con modelli proporzionati, ambientazioni urbane e atmosfere cinematografiche - FFIX riscopriva l’immaginario fiabesco e surreale delle origini. Non lo faceva per semplificare, ma per distinguersi.
I personaggi tornavano a proporzioni volutamente esagerate, con silhouette riconoscibili e tratti quasi illustrati, eredità diretta del lavoro di Yoshitaka Amano, il cui stile etereo ha ispirato tutta l’identità visiva della saga. Nonostante il passaggio al 3D, FFIX fu il primo capitolo a cercare attivamente di tradurre quell’estetica onirica in un mondo esplorabile, popolato da città vive, creature non convenzionali e una natura stilizzata che sembrava uscita da un libro illustrato.
Il risultato è un mondo che ancora oggi conserva un’identità fortissima: dal castello sospeso di Alexandria ai villaggi immersi nel verde come Dali, passando per scenari come Burmecia o Terra, ogni zona comunica un tono, un’atmosfera, una poetica precisa. Un universo coeso, pieno di vita e significato, dove anche i colori raccontano.
A dare anima a questo mondo è la colonna sonora di Nobuo Uematsu, che in FFIX firma una delle sue prove più intime e versatili. Dai temi leggeri e spensierati alle melodie malinconiche che accompagnano i momenti più toccanti, la musica qui non accompagna soltanto: racconta, definisce i luoghi, lega i personaggi, e spesso parla dove le parole non arrivano.
Un racconto leggero che parla di cose profonde
A prima vista, Final Fantasy IX può sembrare il più semplice, quasi infantile, tra i capitoli della saga. Il tono giocoso, l’umorismo leggero, i personaggi buffi e le scenografie da fiaba danno l’impressione di trovarsi davanti a una storia spensierata. Ma basta poco per capire che sotto questa superficie si muovono tematiche profonde, mature, e spesso esistenziali.
Il gioco affronta il tema dell’identità in tutte le sue sfumature. Zidane, il protagonista, non è un eroe prescelto o un guerriero tormentato: è un ladro spavaldo che scopre progressivamente le proprie origini, il proprio scopo e il proprio valore. Vivi, uno dei personaggi più amati dell’intera saga, è una creatura artificiale che si interroga sul significato della vita e sulla paura della morte. Garnet affronta il conflitto tra il dovere e la libertà personale, Steiner è combattuto tra obbedienza cieca e coscienza, Kuja è un antagonista che riflette sul senso della propria esistenza in modo tragicamente umano.
Questi temi non vengono mai sbattuti in faccia al giocatore. Vengono suggeriti, raccontati con delicatezza, fatti vivere attraverso il viaggio. In questo, FFIX riesce dove molti altri falliscono: non sacrifica l’emozione alla filosofia, né l’intrattenimento alla profondità. Riesce a toccare argomenti universali (vita, morte, paura, solitudine, memoria) con una grazia rara, che non ha bisogno di toni cupi o di svolte drammatiche forzate per colpire nel segno.





Un gameplay ponte tra due epoche
Se lo stile visivo e i temi narrativi di Final Fantasy IX guardavano al passato, il suo gameplay rappresentava invece un punto d’equilibrio tra la tradizione della saga e le esigenze di un pubblico ormai abituato a una maggiore fluidità. In un momento in cui Final Fantasy stava cercando nuove strade per reinventarsi, FFIX fece una scelta netta: non rivoluzionare, ma rifinire.
Il sistema di combattimento basato sull’Active Time Battle era familiare ai giocatori storici, ma venne reso più leggibile e funzionale. Ogni personaggio aveva un ruolo definito - niente classi intercambiabili, nessuna libertà totale nella personalizzazione - e questo permetteva di costruire un party dove ogni identità ludica era coerente con quella narrativa. Vivi lanciava magie, Steiner colpiva con forza bruta, Zidane era veloce e astuto: il sistema non cercava la flessibilità a tutti i costi, ma la coerenza.
Il cuore del sistema era però quello delle Abilità, legate all’equipaggiamento. Ogni arma, armatura o accessorio conteneva una o più abilità da "assorbire" con l’esperienza. Una meccanica semplice, ma che dava senso a ogni oggetto trovato, incentivava la sperimentazione e obbligava il giocatore a pensare in prospettiva, senza mai appesantire il ritmo. Il risultato era un gioco accessibile, ma non banale, che riusciva a offrire una progressione soddisfacente senza la complessità a volte frustrante dei suoi predecessori.
In questo senso, Final Fantasy IX fu anche un ponte verso il futuro. Molti dei suoi elementi - come l’associazione tra oggetti e abilità, o la struttura narrativa più lineare - sarebbero stati ripresi e sviluppati nel successivo Final Fantasy X, segnando l’inizio di una nuova era per la saga. Ma mentre il decimo capitolo guardava avanti, FFIX si prendeva il tempo di salutare tutto ciò che stava per lasciare indietro.
Un’eredità silenziosa
Final Fantasy IX non è mai stato il capitolo più citato, né il più sfruttato da Square Enix nei decenni successivi. Nessuno spin-off, nessun sequel, nessun progetto crossmediale di rilievo. Rispetto al settimo e all’ottavo episodio, che hanno goduto di un’esposizione mediatica continua (tra film, rifacimenti, giochi paralleli e apparizioni nei crossover) FFIX è rimasto ai margini del palcoscenico, quasi dimenticato dalla casa madre.
Eppure, per una parte sempre più ampia della fanbase, il nono episodio è diventato nel tempo un punto di riferimento silenzioso. Un gioco che non ha mai avuto bisogno di urlare per farsi ricordare. Le sue atmosfere, i suoi personaggi, la sua musica e il suo messaggio si sono sedimentati nei ricordi di chi lo ha vissuto con attenzione. E a distanza di anni, continuano a emergere con forza ogni volta che si parla di cosa Final Fantasy dovrebbe essere.
Lo dimostrano le costanti richieste di un remake da parte dei fan, la crescente rivalutazione della critica, le apparizioni simboliche in titoli come Kingdom Hearts II o Dissidia, e la reazione emotiva che ogni riferimento ufficiale suscita ancora oggi. Final Fantasy IX è diventato una specie di parola d’ordine tra chi cerca qualcosa che vada oltre lo spettacolo, oltre il sistema di combattimento, oltre la grafica: un racconto che parla al giocatore senza il bisogno di stupirlo continuamente.
Se Final Fantasy IX ha ricevuto meno attenzione ufficiale rispetto ad altri capitoli, non è certo per mancanza di qualità. Forse il motivo è che si è sempre mosso in una zona di mezzo: non abbastanza rivoluzionario da diventare simbolo di una svolta, né abbastanza commerciale da diventare bandiera della saga. Ma proprio per questo, oggi più che mai, rappresenta un punto d’equilibrio prezioso, quello in cui la serie riusciva ancora a raccontare con coerenza, cuore e stile ciò che voleva essere.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.