Dying Light: The Beast è realtà, Kyle Crane è tornato ed è più pericoloso che mai
Tra nuove mutazioni, combattimenti brutali e una mappa ricca di segreti, il nuovo capitolo promette di essere il più ambizioso della serie.

Dying Light: The Beast ha tutte le carte in regola per essere uno dei giochi più attesi del 2025. Fin dal primo contatto alla Summer Game Fest, l’ultima fatica di Techland ha saputo mostrare un’evoluzione concreta del franchise, fondendo il meglio di ogni capitolo precedente.
Dalla fluidità del parkour potenziato di Dying Light 2, al ritorno delle armi da fuoco e del combattimento corpo a corpo brutale del primo gioco, passando per l’azione su ruote vista in The Following, The Beast sembra voler essere il punto d’arrivo dell’intera serie.
Ma non si tratta solo di una raccolta dei pezzi migliori: il gioco introduce anche innovazioni proprie, rendendolo più di una semplice celebrazione. C'è voglia di spingere oltre i limiti della formula, e dalle prime impressioni, sembra che ci stiano riuscendo.
Armi, brutalità e stile
Il cuore pulsante di Dying Light: The Beast è il nuovo sistema di combattimento, feroce e travolgente, che mette in mostra tutta la potenza di Kyle Crane, ormai mutato dalla sua condizione di infetto.
Colpendo i nemici si carica una barra speciale che, una volta piena, consente di attivare la Modalità Bestia: una trasformazione furiosa simile alla modalità ira di Kratos in God of War, con attacchi devastanti capaci di spazzare via anche gli avversari più coriacei. Ogni pugno è un'esplosione di forza pura.
A rendere il tutto ancora più interessante ci pensano i boss chiamati Chimere: una volta sconfitti, Kyle può assorbirne l’essenza attraverso iniezioni poco ortodosse, sbloccando nuovi potenziamenti per la sua trasformazione.
Ma i benefici dell'infezione non finiscono qui: i sensi potenziati di Kyle si manifestano con un'abilità a impulso che rivela nemici nascosti e ne segnala il tipo – combattenti corpo a corpo, a distanza, o infetti particolari. Un'aggiunta strategica che promette di rendere il gameplay ancora più profondo e letale.
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La narrazione accenna a segreti ancora sepolti e a verità che potrebbero riscrivere ciò che sappiamo sul virus e sulla trasformazione di Kyle. Ogni nuova scoperta, ogni mutazione, sembra spingerlo sempre più vicino a un confine pericoloso tra uomo e mostro.
La nuova selezione di armi in Dying Light: The Beast è una vera festa per gli appassionati di combattimenti crudi e viscerali. Le armi da fuoco tornano in gran numero, riportando l'impatto devastante del primo capitolo (e del secondo, dopo l’aggiornamento Reloaded), mentre arco e frecce offrono un’alternativa silenziosa e micidiale.
La varietà di armi da mischia garantisce che ogni giocatore troverà lo strumento perfetto per maciullare zombie secondo i propri gusti. Il nostro colpo di fulmine? Il coltello, perfetto per attacchi rapidissimi che non solo eliminano i nemici in pochi colpi, ma caricano velocemente anche la modalità Bestia.
Il sistema di combattimento è più brutale, appagante e creativo che mai: finisher splatter, strumenti tattici, la possibilità di buttare i nemici giù da un tetto con un dropkick e un arsenale che stimola sperimentazione e sadico divertimento rendono ogni scontro un momento da ricordare.
Il ritorno di Kyle Crane riaccende la trama
In Dying Light: The Beast, i giocatori tornano a vestire i panni di Kyle Crane, protagonista del primo Dying Light e della sua espansione The Following. La rivelazione più importante? Kyle è vivo. Dopo anni di speculazioni, arriva finalmente la conferma: il finale infetto di The Following è quello canonico.
La nuova avventura inizia in una città splendida ma devastata, con Kyle impegnato a inseguire The Baron, un nemico che lo ha tenuto prigioniero e torturato per anni, nel tentativo di comprendere la sua natura ibrida tra umano e infetto.
Anche in una breve sessione di prova, l’intensità narrativa è palpabile. Il desiderio di scoprire cosa Kyle apprenderà, come evolverà il suo arco narrativo e se tutto possa condurre a un nuovo capitolo della saga è fortissimo.
E per chi conosce bene Dying Light e The Following, gli sviluppatori promettono riferimenti, collezionabili e dettagli che renderanno l’esperienza ancora più ricca e gratificante.
It’s all in the detail
L’ambientazione di Dying Light: The Beast è una mappa unica, ma densissima di bellezza, tensione e varietà. Anche solo uno scorcio è sufficiente a rivelare la cura maniacale con cui è stato costruito il mondo di gioco, ricco di biomi differenti, scorci suggestivi e una forte identità visiva.
La città iniziale, vista nel corso della demo, ha un chiaro sapore centro-europeo, e sotto il sole calante ogni singolo mattone risplende per dettagli e realismo. La vegetazione è rigogliosa, precisa, quasi tangibile, e si integra perfettamente con l’architettura decadente del contesto.
Saltando agilmente tra tetti, finestre e ruderi grazie al parkour, si percepisce quanto il level design sia stato pensato per offrire libertà totale di approccio, ma anche per premiare l’esplorazione. Ogni angolo può nascondere risorse utili, oggetti rari o scorciatoie inaspettate.
Non c’è spazio sprecato né riempitivi: tutto contribuisce a creare una location credibile e viva.
Ovviamente, torna anche l’iconica alternanza giorno/notte, con due facce completamente diverse dell’esperienza. E quando il tramonto lascia spazio al buio, o come preferiamo chiamarlo, l’ora del “No grazie”, la tensione esplode. I Volatili invadono le strade e il semplice attraversamento urbano diventa una corsa disperata verso il rifugio più vicino. (Spoiler: non è detto che ci si arrivi sani e salvi.)
A differenza di molti survival, dove basta chiudere una porta per sentirsi al sicuro, Dying Light: The Beast alza l’asticella. Ogni rifugio ha un sistema unico da attivare, spesso legato a sfide ambientali e tensione crescente. Nella demo provata, per esempio, l’ingresso di un rifugio era bloccato da una porta elettrica: per attivarla, è stato necessario scendere nel seminterrato, trovare un fusibile e riattivare la scatola elettrica… passando accanto a cadaveri che, sorpresa, non erano affatto morti.
Questi momenti non solo aumentano il coinvolgimento, ma rompono la prevedibilità: raggiungere un punto d’interesse non significa essere salvi.
Anche la varietà ambientale spinge alla sperimentazione. I quartieri e gli edifici della mappa si prestano a molti stili di gioco: approcci diretti con armi da fuoco e corpo a corpo, fughe acrobatiche sfruttando il parkour, oppure infiltrazioni furtive con arco e coltelli. Ogni struttura può essere aggirata, scalata, esplorata.
La libertà di approccio, unita a un level design intelligente e dettagliato, rende la mappa un perfetto esempio di come costruire un open world profondo, vivo e dinamico.
Con un lancio previsto per il 22 agosto 2025 su PS5, Xbox Series X e PC, e una versione old-gen in arrivo entro l’anno, The Beast si candida con forza a essere il miglior capitolo della serie Dying Light.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.