Netflix soffre, ma non per le ragioni che pensano alcuni (compreso Musk)

Woman watching Netflix on her laptop
(Immagine:: Shutterstock / wutzkohphoto / TechRadar)

Le questioni riguardanti Netflix sono state il tema caldo delle ultime settimane: l'industria dell'intrattenimento e delle piattaforme streaming è stata scossa dall'ingente perdita di abbonati subita da Netflix, la prima dopo dieci anni, e le azioni dell'azienda sono scese del 37% in due giorni.

La causa può essere ricondotta a vari fattori, tra cui la cancellazione di diversi contenuti e l'introduzione di un abbonamento Netflix più economico con pubblicità entro la fine dell'anno, sulla scia di altri servizi come Disney Plus e HBO Max. 

Bisogna ricordare inoltre che lo scorso anno il prezzo di Netflix è aumentato per i due piani più costosi, che sono passati rispettivamente da 11,99€ e 15,99€ a 12,99€ e 17,99 al mese. Questo è il terzo aumento da quando Netflix è arrivato in Italia e, nonostante la tariffa dell'abbonamento base di 7,99€ sia sempre rimasta invariata, il rincaro progressivo sugli abbonamenti standard e premium è notevole.

Se ci aggiungiamo anche l'intenzione di iniziare a far pagare la condivisione della password, un'altra novità che potrebbe arrivare presto su Netflix, è naturale che in moltissimi abbiano deciso di non rinnovare l'abbonamento, preoccupati di ritrovarsi presto a pagare una cifra eccessiva per un servizio non essenziale.

Nonostante queste motivazioni siano piuttosto logiche, sui social gli utenti si sono scatenati nel dire la loro. Secondo molti, Netflix sarebbe stato vittima dell'ideologia woke e del cosiddetto "politicamente corretto", nel senso dispregiativo del termine. In altre parole, viene accusata di un eccessivo incentrarsi su contenuti politicizzati, piuttosto che sulla qualità degli stessi.

Ci si lamenta che Netflix ormai propini solo contenuti che ruotano attorno a una diversità forzata, con un'inclinazione eccessiva alla giustizia sociale, con il risultato che i nuovi film Netflix e le serie TV sono tutti noiosi e privi di contenuto. In parole povere, per citare Elon Musk, "il virus dell'ideologia woke sta rendendo Netflix inguardabile".

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Naturalmente, gli oltre 83 milioni di follower di Musk hanno risposto a tono. Il tweet conta più di 300.000 like, e molti utenti si sono dichiarati d'accordo nel criticare gli "evidenti" fini politici e sociali di Netflix.

"Intendi dire che non ti piace Vikings perchè la guerriera più forte è donna (no, all'epoca non esistevano), oppure non ti piacciono i film horror che si riducono a essere una lezione di giustizia sociale, oppure ancora le serie TV che fanno riferimenti sdolcinati al diavolo (come Sabrina)?", ha risposto sarcasticamente un utente.

"Ho aspettato questo momento per un bel po'. Tutte le ultime uscite Netflix non sono altro che propaganda politica, ormai è inguardabile", rincara la dose un altro. A proposito, tra i nuovi contenuti inguardabili di Netflix stiamo considerando anche il documentario sulla missione spaziale preparata da Elon Musk, vero?

In ogni caso, il punto è che una grossa fetta di utenti non è contenta dell'approccio di Netflix a una narrativa più moderna e, a detta loro, "esclusivamente politicizzata".

Woke non è sinonimo di fallimento

Tanto per chiarire, Netflix ha senza dubbio un problema con la qualità dei contenuti. Troppi degli ultimi film e serie TV proposti sono tanta apparenza e poca sostanza.

Ci sono stati contenuti davvero coinvolgenti e degni di nota, come Squid Game, Stranger Things, Sex Education e La regina degli scacchi (solo per citarne alcuni). Purtroppo, questi sono troppo pochi rispetto alla moltitudine di serie TV in stile soap-opera che destano curiosità grazie ai grandi nomi coinvolti, sia nel cast che nella regia.

La trama apparentemente sembra interessante, e Netflix è molto brava nel vendere le sue novità come migliori di quello che sono con le giuste strategie di marketing, attirando gli ignari spettatori, che poi rimangono puntualmente insoddisfatti.

Nel dettaglio, si tratta di serie TV che suscitano l'interesse di una grande fetta di pubblico perchè hanno tutto l'aspetto dei contenuti di successo proposti dai produttori più blasonati. Nel cast sono presenti attori famosissimi, il budget è elevato, la regia e la scrittura sono affidate a grandi nomi del settore. Presto però ci si rende conto che questi contenuti mancano di qualità e profondità, però nel frattempo in moltissimi hanno iniziato a guardarli, e in pochissimo tempo finiscono in evidenza tra i titoli del momento, invogliando sempre più persone a iniziarli.

Basti pensare ad Anatomy of a Scandal, una delle ultime serie TV Netflix che, nonostante sia subito finita in cima ai contenuti più popolari della settimana e abbia totalizzato nello stesso periodo 75 milioni di ore di visione, può tranquillamente essere evitata a meno che non vogliate sprecare tempo.

Tra le varie piattaforme streaming, Netflix sicuramente vince nel produrre grandi quantità di serie TV, preferendo la quantità rispetto alla qualità, a parte qualche eccezione. Quindi, non c'è da sorprendersi se molti utenti preferiscono spendere i soldi dell'abbonamento in un altro modo.

Che poi, a dirla tutta, negli ultimi anni Netflix ha cancellato diverse serie TV che potevano avere un futuro promettente, come Archive 81, The OA e Sense8, lasciando spazio ad altre novità decisamente più deludenti. Insomma, il budget annuale di 14 milioni di dollari non sembra essere più sufficiente per la produzione di contenuti che vale davvero la pena guardare. 

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Il CEO Ted Hastings ha ammesso che è necessario migliorare la qualità della programmazione - un processo che è già iniziato con la cancellazione di vari progetti in via di sviluppo, scatenata dal calo degli abbonamenti. Certamente Netflix ha molta strada da fare per recuperare terreno e competere sullo stesso livello di altri servizi rivali.

In ogni caso, nessuno dei problemi di Netflix con la qualità dei contenuti ha a che fare con l'ideologia woke e il politicamente corretto. Innanzitutto, Netflix non si sta comportando molto diversamente da altre piattaforme come Disney Plus e HBO. Per esempio, tutti gli ultimi film Marvel appoggiano la stessa causa e sono stati altrettanto criticati, nonostante il successo.

E che dire di Euphoria, il teen drama che ha completamente ribaltato tutti gli stereotipi sull'adolescenza? Euphoria è un perfetto esempio di inclusione e rappresentazione della comunità LGBTQ+, e riesce a darne uno spaccato ampio, sfaccettato, rispettoso e realistico. 

Agli spettatori piace sentirsi rappresentati, piace vedere contenuti che si distaccano da un mondo patinato e utopico, che danno uno spaccato di realtà in cui ci si può sentire meno soli e più compresi. Non a caso, Euphoria ha ottenuto un record di spettatori negli USA, dventando la serie più vista di HBO dopo Game of Thrones.

Parlando invece di produzioni Netflix possiamo prendere come esempio Bridgerton e, soprattutto, la geniale Sex Education, entrambe baluardo di inclusività in tutte le sue forme e tra le più apprezzate serie TV Netflix degli ultimi tempi. Bridgerton, per esempio, ha subito raccolto un successo incredibile, con 82 milioni di visualizzazioni in meno di un mese dall'uscita della prima stagione.

Nella terza stagione di Sex Education vengono affrontati temi importantissimi con delicatezza e umorismo, senza mai scadere nel banale o in una forzatura del politicamente corretto: Sex Education può insegnare ai più giovani che le forme del corpo sono tutte diverse, ma nessuna è sbagliata. Che l'educazione sessuale è importante, e che riguarda tutti i generi e le età, senza escludere chi è diversamente abile. Che non tutti i generi si sentono rappresentati dalle categorie standardizzate e tradizionali. 

É chiaro dunque che le ultime batoste subite da Netflix non sono da imputare a un'eccessiva o pedante propensione verso il "politicamente corretto". Anche perché, se così fosse, seguire la stessa via non si starebbe rivelando una strategia vincente per altre piattaforme.

Netflix, le vere ragioni dei guai

Le ragioni che si nascondono dietro i guai di Netflix sono molto più ovvie.

Solo tre anni fa, Netflix era praticamente l'unico servizio streaming on-demand famoso in tutto il mondo. Esisteva solo Prime Video a fargli compagnia, senza eguagliarne il successo. Nel 2022, la competizione a livello mondiale è cresciuta in maniera improvvisa e significativa con il successo ottenuto da Disney Plus e HBO Max (si dice addirittura che Disney Plus supererà Netflix entro il 2024 in quanto ad abbonati). Ma non solo, anche Apple TV Plus, Hulu, Showtime e Paramount Plus hanno iniziato a prendersi parte del pubblico che fino a poco tempo fa era un'esclusiva di Netflix.

Con tutte queste opzoni tra cui scegliere, non sorprende che Netflix non riesca più ad attirare l'interesse iniziale. Consideriamo tutte le serie TV più chiacchierate degli ultimi tempi: Squid Game e Bridgerton sono produzioni originali Netflix, ma devono vedersela con altre esclusive avversarie del calibro di Euphoria, The Mandalorian, Gomorra, Westworld, Mrs Meisel, Fleabag, This is us e Ted Lasso, per citarne alcune. Netflix sicuramente ha ancora le sue galline dalle uova d'oro, ma con una competizione simile deve darsi da fare più di così se vuole riaffermarsi come re dello streaming.

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La situazione si è ulteriormente scaldata con gli ultimi, sgraditi aumenti di prezzo. Con il costo della vita in costante crescita e i disagi provocati dalla pandemia, i consumatori sono diventati più attenti su come spendere i propri soldi, sopratutto se si tratta di prodotti la cui qualità è cambiata rispetto a una volta.

Netflix da parte sua si è esposta, esprimendo l'intenzione di mitigare gli incrementi di prezzo offrendo una scelta più ampia di opzioni di abbonamento (tra cui anche quella supportata dalle pubblicità). Il mondo dell'Internet però ha frainteso, interpretando questa strategia come l'ennesimo passo falso e prova della caduta in disgrazia di Netflix. Ormai, su Twitter la voce è unanime: "Se su Netflix arriva la pubblicità, cancello senza pensarci due volte".

Per riprendersi, Netflix dovrebbe conquistare delle vittorie e battersi per dei fattori che purtroppo sono fuori dal suo controllo. La competizione tra servizi streaming rivali è appena iniziata, e diventerà sempre più agguerrita negli anni a venire. Bisogna trovare un compromesso tra piani di abbonamento abbordabili e qualità dei contenuti per ricostruirsi la reputazione.

Quindi, siamo d'accordo: i contenuti Netflix devono assolutamente migliorare, ma la soluzione non è desensibilizzarli sulle rivendicazioni delle minoranze, le ingiustizie sociali e le diversità legate a identità di genere, orientamento sessuale, etnia o disabilità.

Giulia Di Venere

Giulia Di Venere è Editor Senior per TechRadar Italia e lavora con orgoglio al progetto da quando è nato.

Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è una grande appassionata di cinema, libri, cucina e cinofilia.

Da sempre considera la scrittura lo strumento più efficace per comunicare, e scrivere per fare informazione, ogni giorno, è per lei motivo di grande soddisfazione.

Copre una grande varietà di tematiche, dagli smartphone ai gadget tecnologici per la casa, gestendo la pubblicazione dei contenuti editoriali e coordinando le attività della redazione.

Dalla personalità un po’ ambivalente, ama viaggiare tanto quanto passare il tempo libero nella tranquillità della propria casa, in compagnia del suo cane e di un buon libro.