Turchia, stretta sui social: presto sarà possibile bloccarli senza ordine del tribunale
Un emendamento vuole espandere i poteri delle autorità su social e app di messaggistica per “sicurezza nazionale”

La Turchia si prepara a introdurre una nuova normativa che permetterà alle autorità di bloccare l'accesso a social media e piattaforme di messaggistica per motivi di "sicurezza nazionale", anche senza l'intervento di un tribunale.
Secondo quanto riportato dalla testata turca Ekonomim e ripreso da Bianet English, il disegno di legge prevede inoltre che i cosiddetti "fornitori di servizi over-the-top" – come WhatsApp, Telegram, X e simili – debbano aprire una sede locale nel Paese se superano 1 milione di utenti attivi in Turchia.
La proposta arriva dopo un blackout di 42 ore dei social network in seguito all'arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, che ha scatenato proteste diffuse e spinto molti cittadini a ricorrere all'uso delle migliori app VPN. Al momento, le tensioni nel Paese restano alte.
Il controllo di Internet in Turchia
La Turchia è tristemente nota per i suoi tentativi di controllare l'accesso a internet. Secondo il provider VPN Surfshark, dal 2015 si sono verificati almeno 17 episodi in cui le autorità turche hanno imposto restrizioni all'accesso online. Tra i principali bersagli figurano piattaforme come Instagram, X, YouTube, WhatsApp e Telegram.
Un caso emblematico risale al febbraio 2023, quando X venne bloccato proprio durante i momenti critici successivi al devastante terremoto che colpì la Turchia e la Siria. Episodi simili si sono verificati anche nel 2024, con blackout dei social durante fasi di forte instabilità politica.
Attualmente, il blocco temporaneo delle comunicazioni online in Turchia viene giustificato con la necessità di contrastare la diffusione di disinformazione e discorsi d’odio, ma richiede un’ordinanza del tribunale. Tuttavia, secondo quanto riportato da Bianet English, una nuova proposta di legge prevede di ampliare i poteri dell’Autorità per le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (BTK), permettendole di limitare direttamente l’accesso ai social media e alle app di messaggistica per motivi legati alla sicurezza nazionale, all’ordine pubblico, alla salute pubblica o ad altri interessi generali.
BTK possiede già la facoltà di ridurre la larghezza di banda fino al 90% per un massimo di 24 ore in situazioni di emergenza, rendendo di fatto inaccessibili i servizi online colpiti. La nuova proposta potrebbe anche rafforzare gli obblighi per le piattaforme con più di un milione di utenti, imponendo loro di aprire una sede legale nel Paese, in aggiunta alla nomina di un rappresentante locale già richiesta.
Mass censorship & information control is spreading worldwide. Turkey’s new “cybersecurity” law is widely seen as another censorship tool.Setting up a @signalapp proxy server helps keep private communication alive even when regimes try to shut it down.https://t.co/hpfgwQtrut pic.twitter.com/2Fl7doIEA0March 30, 2025
La notizia della proposta di emendamento arriva in un momento particolarmente delicato per la Turchia, attraversata da un clima di forte instabilità politica. Le proteste per l’arresto di alcuni tra i principali leader dell’opposizione proseguono, mentre cresce il numero di giornalisti sottoposti a fermi o arresti. Alcuni account X riconducibili a manifestanti e figure dell’opposizione risultano inoltre bloccati su ordine diretto del presidente Erdoğan.
A questo scenario si aggiunge l’entrata in vigore, il 13 marzo 2025, di una nuova legge sulla cybersicurezza che amplia i poteri delle autorità nella lotta alla criminalità informatica. Tra le nuove disposizioni figura anche la pena detentiva da due a cinque anni per chi diffonde falsamente notizie relative a presunte violazioni di dati informatici.
Secondo quanto riportato da Global Voices, le organizzazioni per i diritti digitali temono però che questi nuovi strumenti legislativi siano troppo vaghi e possano finire per essere usati come mezzi per limitare la libertà di stampa e soffocare il dissenso. Il rischio concreto, secondo queste fonti, è un ulteriore aumento del livello di censura su internet nel Paese.
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