Apple: La Commissione europea avvia un'indagine su App Store e Apple Pay
Le attività di antitrust nei confronti delle big company statunitensi si stanno intensificando
La prima indagine intende verificare come sia possibile che Apple obblighi chi utilizza il proprio negozio di App, appunto App Store, a utilizzare senza possibilità di scelta il proprio sistema di pagamento per gli acquisti in-app. In particolare sono state presentate denunce di un distributore di e-book / audiolibri e della nota azienda di streaming audio, Spotify. Entrambe avevano presentato reclami antitrust alla UE nell’ultimo anno.
Spotify, infatti, da tempo si lamentava di come Apple chieda una commissione del 30% sugli acquisti effettuati attraverso il proprio sistema di pagamento, che l’avrebbe spinta a ad aumentare il prezzo del suo servizio di abbonamento premium, dove Apple Music, giocando in casa, non ha avuto problemi a mantenere i prezzi maggiormente competitivi. Spotify a questo punto ha scelto di reindirizzare l’utenza verso un sistema di pagamento tramite browser e Apple per contro ha deciso di vendicarsi, bloccando lo streaming di Spotify da Siri, HomePod e Apple Watch, come ha dichiarato il CEO di Spotify, Daniel Ek. Secondo la Commissione europea, Apple proibisce anche agli sviluppatori di informare i consumatori sui metodi alternativi di pagamento, che generalmente sono più economici.
Lo scorso anno, Apple aveva accusato Spotify di “rubare gli artisti alle sue spalle”, aspettandosi tuttavia che l’azienda di Cupertino fornisse loro alcuni dei propri servizi di sviluppo e pagamento in maniera totalmente gratuita. Apple ha anche fatto presente come Spotify abbia cercato di evitare l’aumento delle royalty dovute agli artisti, presentando ricorso contro una decisione della US Copyright Royalty Board. Apple, pertanto, ha pertanto ritenuto scorretto questo comportamento ed evitato di aderire a tale ricorso. In effetti Apple non ha avuto torti in questo senso, tuttavia continua a non affrontare il problema della mancanza di concorrenza dell'App Store per iOS.
Una seconda indagine è al momento in corso relativamente al sistema di pagamento veloce di Apple. Per usarlo, i clienti sono praticamente costretti ad utilizzare Apple Pay nel punto di vendita. Nel 2017 un gruppo di banche australiane ha cercato di contrattare con Apple in merito alla tecnologia di comunicazione tap-to-pay o near-field (NFC), senza riuscirvi. La Commissione australiana per la concorrenza e i consumatori ha riscontrato, tra l'altro, che un maggiore utilizzo del NFC aumenterebbe la concorrenza, ma l'adozione di essa da parte delle banche porterebbe altre tecnologie di pagamento mobile a farne le spese.
NFC, come fatto notare dall’agenzia Quartz, è il sistema di pagamento più in voga al momento in UE. D’altra parte, nonostante le lamentele delle altre entità di pagamento, nessuno si è fatto avanti contro l’azienda di Cupertino, che ha le spalle grosse ed è forte di circa 250 miliardi di dollari e legami politici importanti nei palazzi del potere USA e Cinese.
La Commissione europea ha quindi avviato una serie di indagini antitrust sulle società tecnologiche. La scorsa settimana, a seguito di un'indagine della Commissione europea, l'UE ha annunciato l'intenzione di presentare delle accuse dell’antitrust nei confronti di Amazon, chiedendo ai commercianti di terze parti di fornire dati che dimostrino come Amazon possa permettersi di offrire gli stessi prodotti a un prezzo inferiore. Negli ultimi anni, la Commissione europea ha inoltre inferto a Google tre multe per antitrust per un totale di oltre $ 9 miliardi.
Gli Stati Uniti non hanno opposto alcun veto alla crescita smisurata delle loro aziende tecnologiche, lasciando poco spazio alle esigenze dei consumatori. Il governo statunitense, tuttavia, ha recentemente avviato un percorso verso una migliore regolamentazione antitrust. È infatti in corso un'indagine antitrust del comitato giudiziario della Camera su Apple, Amazon, Facebook e Google. L'anno scorso la Corte Suprema ha stabilito che i clienti dell'App Store sono clienti diretti di Apple e non degli sviluppatori, come sostenuto dal colosso di Cupertino. La decisione ha consentito a un gruppo di consumatori di app di sporgere denuncia contro il monopolio dell'App Store costringendo l’azienda a dar fianco a eventuali ulteriori contenziosi. Anche il Senato ha preso seriamente in considerazione la regolamentazione antitrust delle società tecnologiche. Alcuni importanti senatori americani hanno recentemente presentato un disegno di legge per stabilire l'Anticompetitive Exclusionary Conduct Prevenction Act, che rafforzerebbe il potere di contrasto antitrust del Dipartimento di Giustizia e della Federal Trade Commission, innalzando le sanzioni civili fino al 30% del valore del gettito fiscale statunitense.
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- Fonte: Gizmodo