Apple, riparazione self-service: troppo costosa e complessa

Apple MacBook Pro 13 (M1, 2020)
(Immagine:: Future)

Dopo il recente lancio in Europa della riparazione self-service, Apple ha esteso la disponibilità delle parti di ricambio anche ai prodotti della linea desktop con processore M1, in particolare MacBook Air, MacBook Pro 13, MacBook Pro 14 e MacBook Pro 16.

Il servizio ha lo scopo di consentire agli utenti di riparare il proprio dispositivo Apple in maniera autonoma, dotandosi di parti di ricambio ufficiali. Dalla pagina dello store per le riparazioni self-service è dunque possibile selezionare il tipo di prodotto, iPhone o Mac, il relativo modello e il numero di serie per poi procedere all’ordine.

iPhone 12 Pro

(Image credit: TechRadar)

Al momento, la differenza principale tra il mercato europeo e quello statunitense si riscontra nella mancanza delle componenti di Display Studio, non disponibili in Europa. L’azienda fornisce supporto agli utenti tramite i manuali di riparazione, i quali richiedono specifiche competenze tecniche per essere seguiti correttamente.

Quello appena menzionato è uno dei motivi per cui, dal punto di vista del consumatore medio, risulta ancora conveniente recarsi in uno Apple Store. L’operazione di riparazione non richiede solo una solida base teorica ma, se non soprattutto, una buona dimestichezza con la sostituzione di piccole e numerose compenti interne con strumenti specifici.

Un altro aspetto da non trascurare è il costo. Innanzitutto, se non si dispone della strumentazione adeguata si può ricorrere al kit a noleggio, che Apple metterà a disposizione per una settimana al costo di 59,95€ con spedizione gratuita; in secondo luogo, il prezzo delle singole componenti è piuttosto elevato, così come i requisiti da soddisfare per far validare la propria riparazione.