Il cervello dei giocatori per allenare l'intelligenza degli sciami robot
L'obiettivo di alcuni ricercatori americani
Le scelte e le strategie dei videogiocatori potrebbero diventare algoritmi in grado di guidare gruppi, o per meglio dire, sciami di mini-robot. Non si tratta solo di un bizzarro studio di qualche sconosciuto team in cerca di pubblicità ma di un progetto finanziato dalla DARPA, l’Agenzia militare del governo statunitense che si occupa di ricerca e sviluppo.
Una precisa branca dell’informatica fin dagli anni ‘80 studia la cosiddetta swarm intelligence (intelligenza di sciame) e le sue possibili applicazioni. Questo filone, che finisce per sfociare inevitabilmente nella robotica, studia il comportamento di gruppo di singole unità inserite all’interno dello stesso sistema.
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A spiegarlo alla testata Digital Trends è stato Souma Chowdhury, ricercatore del dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale alla School of Engineering and Applied Sciences dell’Università di Buffalo (New York). «Diventa sempre più chiaro che ci sono molte differenti azioni che potrebbe essere effettuate usando non un singolo robot da un milione di dollari, ma un folto gruppo di robot più semplici ed economici. Questi potrebbero essere muoversi via terra o aria, oppure con una combinazione dei due approcci».
Cosa c’entrano i videogiochi?
Il team di ricerca dell’ateneo di Buffalo ha realizzato un videogioco, un classico titolo strategico sulla falsariga di StarCraft e Stellaris. In titoli del genere i giocatori devono usare le risorse per costruire unità e sconfiggere nemici, manipolando più elementi su schermo e concentrandoli verso un unico obiettivo.
Il team di ricerca è a caccia di di videogiocatori con «una consolidata esperienza nel settore dei videogiochi» che sarà analizzata attraverso tecnologie che permettono di registrare l’attività cerebrale. Allo stesso tempo anche i movimenti degli occhi verranno registrati da alcune telecamere ultraveloci per vedere esattamente come rispondono a determinate azioni.
Queste informazioni vengono estratte attraverso un algoritmo che a sua volta li traduce in altri algoritmi che verranno implementati sull’IA. Le scelte e le decisioni dei videogiocatori, dunque, potrebbero diventare le basi dei comportamenti dei robot.
L’obiettivo è quello di rendere ancora più veloce l’apprendimento dell’I.A. che gestirà i comportamenti del gruppo di minibot. «Prima sarebbe stato necessario operare diecimila simulazioni per insegnarlo. Adesso ne basteranno un migliaio grazie al contributo delle informazioni raccolte dai giocatori» ha detto il professor Chowdhury.
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Giocatori e strateghi
Il team spiega che lo studio del comportamento dei giocatori permetterà di implementare nella gestione dei robot una figura simile a quella di un supervisore o stratega. «Una buona analogia è quella di intervento in caso di disastro naturale, in cui c’è ad esempio un supervisore. Questo a sua volta potrebbe avere 100 soccorritori che rispondono ai suoi ordini - spiega ancora il responsaible del team - C’è una gerarchia ovviamente ma il supervisore non dice esattamente ai membri del team cosa dovrebbero fare. I soccorritori prendono molte decisioni indipendenti ma è il supervisore a stabilire la tattica. Questo è quello che noi vogliamo realizzare».
Il progetto deve entrare nella fase operativa ma il programma è abbastanza chiaro. In tutto saranno condotti esperimenti su 25 partecipanti, ciascuno dei quali dovrà giocare tra sei e sette giochi con impostazioni casuali differenti e altrettanto diversi livelli di complessità. Ogni singola partita sarà molto breve e durerà tra i cinque e i dieci minuti, quanto basta per raccogliere le scelte e analizzare le strategie.
Al momento non si può ancora dire con esattezza la quantità di dati che sarà necessario raccogliere anche se l’idea generale è quella di riuscire a realizzare degli algoritmi e una I.A. che sia in grado di gestire 250 robot.
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