Amazon, secondo il CEO i lavoratori starebbero meglio senza sindacati
E il tasso di infortuni dell’azienda non è quello che sembra
Lo scorso giovedì il CEO di Amazon Andy Jassy ha dichiarato che la rappresentanza sindacale non procurerebbe alcun vantaggio ai lavoratori dell’azienda.
Jassy ha sottolineato che la scelta o meno di aderire a un sindacato rimane a discrezione dei dipendenti, ma che ci sarebbero almeno “un paio di ragioni” per cui sarebbe meglio non farlo.
Prima di tutto, perché i sindacati potrebbero avere un impatto negativo sul rapporto dei dipendenti con i propri manager. Perché affidarsi ai tempi lenti e burocratici del sindacato quando ci si può “incontrare in una stanza” e decidere in tutta autonomia quali sono i cambiamenti più opportuni da apportare?
All’inizio di aprile, uno stabilimento Amazon a Staten Island (NY) ha votato a favore del sindacato. La scelta è stata motivata dalla volontà dei dipendenti di battersi per il diritto alla contrattazione collettiva sulle condizioni del lavoro: standard di sicurezza, formazione, pause, retribuzione e benefit (via Insider).
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Il colosso dell’e-commerce, d’altro canto, sta facendo di tutto per invalidare quel voto e impedire che l’esempio di Staten Island si estenda agli altri stabilimenti. Solo l’anno scorso, l’azienda ha speso ben $4,3 milioni di dollari per frenare le iniziative sindacali di Staten Island e Bessemer (Alabama).
In secondo luogo, Jassy ha dichiarato che la società avrebbe lavorato duramente per ottenere “vantaggi competitivi e convincenti” per i propri dipendenti. Le 20 settimane di congedo parentale retribuito e il programma del Career Choice Program per chi desidera iscriversi al College ne sono un esempio.
Lo scorso autunno Amazon ha anche aumentato la media del salario iniziale minimo a $18 l’ora.
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Un altro tema nevralgico che ha recentemente coinvolto l’azienda è stato quello dei (fin troppo alti) tassi di infortuni dei suoi centri logistici. Secondo un report diffuso dallo Strategic Organizing Center, i magazzinieri di Amazon subirebbero lesioni gravi sul lavoro con una frequenza doppia rispetto agli altri concorrenti.
In una lettera agli azionisti di ieri, Jassy ha sostenuto che i tassi di infortuni imputati all’azienda sono “fraintesi”: benché la frequenza degli infortuni in deposito sia più alta rispetto a quella delle altre società, il parametro rimane inferiore a quello registrato nelle società di consegna. Questo mismatch riporterebbe quindi l’azienda nella “media”.
Del resto, per quale motivo scervellarsi a concepire condizioni lavorative qualitativamente migliori quando ci si può accontentare di “rimanere a galla”?
Senza dubbio, quelli che starebbero meglio senza i sindacati sono proprio gli investitori.