Lavoro da casa o vado in ufficio? Pro e contro del lavoro "smart"
Lavorare a casa richiede un grande equilibrio
Prima della pandemia e dei lockdown, il concetto di home working era conosciuto da una piccola nicchia di lavoratori che, spesso per esigenze personali, lavorava da casa recandosi in ufficio solo se necessario.
Di norma lavorare da casa era una prerogativa dei liberi professionisti che, dovendo svolgere lavori su commissione per clienti esteri e aziende dislocate sul territorio nazionale, non hanno quasi mai la necessità di recarsi sul luogo di lavoro. Oggi, invece, ci sono molte aziende che consentono ai loro dipendenti di lavorare da casa.
Non a caso, se escludiamo coloro che hanno la necessità di avere un rapporto diretto con i propri clienti, l’home working è diventata una pratica molto diffusa. Se inizialmente la situazione era forzata dalla pandemia da Coronavirus, oggi, molti liberi professionisti e dipendenti (potendo) scelgono di lavorare da casa.
Ma il lavoro da casa è davvero tutto rose è fiori? Spesso, quando si parla di smart working o home working, chi è costretto a recarsi in ufficio dice: “Che bello, tu puoi stare a casa e svegliarti 10 minuti prima di iniziare a lavorare, io mi sveglio ore prima” oppure “non c’è nessuno che ti controlla puoi fare come vuoi, che fortunato!”.
Tuttavia, chi lavora da casa, sa benissimo che le cose non stanno esattamente così, anzi. L’home working ha i suoi lati positivi, è innegabile, ma nasconde delle insidie che per alcuni sono intollerabili e può generare situazioni spiacevoli se non si riesce a trovare il giusto equilibrio.
Per dare un senso al nostro discorso e avere un riscontro pratico che ci permetta di capire le tendenze degli italiani rispetto al lavoro da casa, prenderemo in esame i dati pubblicati di recente da SD Worx, azienda specializzata in servizi HR e payroll che opera sul territorio europeo.
In seguito proveremo a capire quali sono le conseguenze negative del telelavoro, i rischi che si corrono e come evitare di entrare in un loop pericoloso fatto di apatia e stress.
NOTA: nei paragrafi seguenti prendiamo in considerazione il lavoro come un valore assoluto. Riteniamo infondata l’idea secondo cui lavorare a casa significhi “far finta di lavorare”. E crediamo che un lavoratore di merito resti tale in ogni momento: un miglioramento delle condizioni individuali può solo aumentare la quantità e la qualità del lavoro svolto. Di contro, un lavoratore non meritevole, il classico ”sfaticato”, resterà tale anche in ufficio.
"Il dirigente che vuole vedere tutti in ufficio, lo fa perché non ha voglia o non è in grado di creare un ambiente di lavoro che metta la produttività al primo posto. Lo fa perché concepisce il suo posto di comando solo in relazione alla presenza fisica di persone che può “controllare a vista”; se manca questa condizione, il dirigente inadeguato scopre inevitabilmente le sue mancanze, trovandosi di fronte egli stesso all’incapacità di gestire i suoi collaboratori."
Valerio Porcu, Chief Editor
Pro e contro del lavorare da casa
Pro
- Maggiore produttività
- Convenienza economica
- Migliore equilibrio vita/lavoro
- Collaborazione con i colleghi
- Tempi di spostamento azzerati
Contro
- Meno ferie
- Orario lavorativo esteso
- Meno pause
- Distacco dal contesto lavorativo
- Problemi di gestione del personale
- Isolamento
- Eccessiva sedentarietà
Secondo l’indagine condotta da SD Worx su oltre 4.000 aziende a livello europeo, quasi il 76% degli italiani è convinto che lavorare da casa garantisca un migliore equilibrio tra vita e lavoro.
Circa la metà degli intervistati sostiene che l’ideale sarebbe un’alternanza casa/ufficio, lavorando in home working tre giorni alla settimana e andando in ufficio nei restanti. Più di un dipendente su due (54%) segnala un ottimo livello di produttività per quanto riguarda i risultati personali, ma anche la collaborazione con i colleghi sembra migliorare quando si lavora da casa.
Per riassumere, stando a quanto sostengono gli intervistati il lavoro da casa aumenta la produttività, è più conveniente in termini economici e garantisce un miglior equilibrio tra vita e lavoro. Detto questo, un intervistato su due preferisce l’alternanza casa lavoro e ritiene che comunicare con i colleghi da remoto migliori la collaborazione.
Oltre ai molti benefici legati al lavoro da casa, gli intervistati hanno portato alla luce alcuni svantaggi generati dalla nuova ruotine. Di questi, il 67% dichiara di essere meno propenso a richiedere un’assenza per motivi di salute o impegni personali e il 55% è si trova spesso a lavorare oltre l’orario d’ufficio. A questo si aggiunge il fattore reperibilità, con il 49% degli intervistati che afferma di sentirsi spinto a essere sempre raggiungibile.
I problemi riguardano anche i rapporti con l’azienda e con i colleghi. In questo contesto, il rischio maggiore è costituito da un graduale distacco dal contesto lavorativo: il 32% degli intervistati sostiene che il proprio datore di lavoro non sia in grado di seguire in modo adeguato il lavoro dei dipendenti e il 34% sente la necessità di ricevere più indicazioni per lo svolgimento dei propri incarichi. Circa un lavoratore su tre è convinto che il telelavoro diminuisca le opportunità di crescita.
A questo si aggiungono altri aspetti negativi che si stanno aggravando con il carovita degli ultimi mesi. Se da una parte chi lavora da casa risparmia sugli spostamenti, dall’altra è spesso costretto a provvedere alle spese per il riscaldamento/condizionamento di casa, nonché i costi energetici per far funzionare il computer. Volendo si può aggiungere al conto il costo della connessione, ma è vero che praticamente tutti hanno già una connessione attiva a casa. Se non altro, alcuni lavoratori (non tutti) possono usare un computer portatile fornito dall’azienda.
Inoltre va considerato un altro aspetto, il più importante, ovvero l’impatto psicologico del telelavoro. Se per alcuni passare al lavoro a casa dopo anni di pendolarismo può sembrare un sollievo, c’è anche chi lavora da remoto da diversi anni ( o da sempre) e inizia subirne gli effetti negativi. In particolare, coloro che lavorano in spazi piccoli, costretti a casa dalla mattina al tardo pomeriggio, manifestano spesso stati di alienazione e sono meno propensi alla socialità.
Senso di alienazione e condizioni avverse
Lavorare da casa comporta rinunce importanti che, alla lunga, possono gravare sulla psiche di chi si trova, volente o nolente, in questa condizione.
Se prendiamo l’esempio di un programmatore, di uno scrittore o di figure che svolgono lavori tecnici al PC, la mancanza di un ambiente lavorativo popolato da altre persone porta spesso a una totale chiusura dalla quale è difficile uscire, anche terminato l’orario lavorativo.
Iniziando a lavorare con orari d’ufficio, ad esempio alle 9:00, ci si ritrova facilmente a spingere sull’acceleratore nelle ore mattutine in modo da terminare il grosso del lavoro entro il primo pomeriggio. Questo approccio comporta un forte stress e genera stanchezza, dilatando l’orario dei pasti (che spesso vengono consumati in maniera veloce sulla scrivania) e andando così a pesare anche sul metabolismo e sul fisico, già in parte infiacchito dalla sedentarietà tipica del lavoro d’ufficio.
Quando si lavora in sede, è molto più probabile che un collega ci porti a distogliere lo sguardo dallo schermo, a interromperci per qualche ragione, che si tratti di un veloce consulto o di una pausa caffè. Questi piccoli momenti di pausa sono scontati per chi li vive quotidianamente, ma sono un toccasana per la mente di chi altrimenti lavorerebbe di continuo.
Se si lavora da casa, la totale assenza di stimoli esterni ha effetti molto positivi sulla produttività, in quanto si riescono a completare attività impegnative in meno tempo, senza interruzioni o imprevisti (se non quelli provocati da un animale domestico irrequieto o dai vicini che stanno ristrutturando) risultando conveniente sia per il libero professionista che per l’azienda. Basta usare un task manager per scoprire quanto aumenta la produttività personale, quando non si ha nessuno intorno.
Di contro, l’assenza di pause e le lunghe sessioni di lavoro continuo provocano uno stress mentale che inizialmente può riflettersi in modo diretto sulle prestazioni lavorative, ma nel tempo va ad intaccare anche la vita del dipendente al di fuori dell’ufficio.
L’equilibrio è la chiave
L’essere umano ha il grande talento di riuscire ad adattarsi a qualsiasi situazione in un periodo di tempo più o meno lungo. Privarsi delle interazioni che si possono avere sul lavoro con i colleghi è solo una delle rinunce alle quali sono sottoposti i telelavoratori. Il semplice spostamento da casa al luogo di lavoro comporta una serie di meccanismi che rimangono invisibili finché, non essendo più costretti ad attuarli, ci si rende conto della loro importanza.
Svegliarsi prima per andare in ufficio è un incubo per molti, ma il fatto di utilizzare l’auto o i mezzi per recarsi a lavoro ci consente di vedere il mondo esterno e di far funzionare il cervello e il corpo per svolgere azioni esterne al contesto lavorativo. Trovare un amico sul treno verso l’ufficio, fare una chiacchiera sul tram o semplicemente camminare per le strade in autunno e sentire l’odore delle foglie sono tutte sensazioni scontate, che spesso si sottovalutano, ma hanno un grande impatto sulla nostra psiche.
Persino prendere un caffè con il vicino di scrivania e parlare della partita della domenica è un ottimo modo per alleviare lo stress, come anche l’aperitivo dopo lavoro o il pranzo con i colleghi.
Tutto questo viene meno quando si lavora da casa. Il telelavoro costringe a una solitudine forzata che si interrompe quando finisce l’orario di lavoro o si sono completati i task concordati. Spesso però, anche una volta finito di lavorare, in particolare nelle giornate buie e fredde quando alle 17:00 è notte fonda, la voglia di uscire e interfacciarsi con qualcuno dopo aver passato la giornata in silenzio davanti allo schermo si riduce a zero.
La questione si fa ancora più complessa in mancanza di hobby o se si vive da soli. In questi casi, infatti, lavorare da casa in completo isolamento può diventare una tortura. La produttività ne giova di certo, ma al contempo si rischia di diventare sempre più apatici e solitari.
La ricerca dell’equilibrio, qualche suggerimento:
Ma se le cose stanno così, come mai molti preferiscono lavorare da casa? Se è vero che molti hanno vissuto problematiche simili, ci sono diversi modi per combattere la solitudine, evitare stress eccessivo e continuare ad avere una socialità.
Facciamo qualche esempio. Se da un lato il rapporto umano con i colleghi può venire a mancare, dall’altro oggi disponiamo di software di collaborazione avanzati che vanno dai software per le videochiamate come Zoom e Skype alle chat come Slack, strumenti con i quali è possibile comunicare in tempo reale e persino vedersi. Se non bastasse, c’è sempre il telefono. Spesso si tende a non parlare per ore quando si è da soli a casa e, per esperienza personale, ritengo salutare fare almeno una chiamata al giorno a un collega o a un amico nei momenti di pausa.
Interagire con qualcuno al di fuori dalla propria abitazione/sfera lavorativa è un toccasana e andrebbe fatto quanto più possibile per evitare l’isolamento.
Tra le cose più importanti c’è senza dubbio anche il luogo di lavoro. Per molti, forse moltissimi, l’ufficio si trova nella stessa stanza del divano e dei fornelli, ed è difficile creare una zona della casa dedicata esclusivamente al lavoro. Per questo motivo, se si dispone di un balcone, di un cortile esterno o di un giardino, è buona pratica fare delle pause ogni tot ore (bastano anche 10 minuti) durante le quali si possono fare brevi passeggiate o semplicemente sedersi in balcone e guardare il panorama mentre si fa stretching per staccare gli occhi dallo schermo. Il metodo pomodoro può essere una risorsa preziosa per rispondere a questa esigenza.
Spesso, proprio perché si è seduti per ore, tendiamo a spendere le pause sui social o guardando video su YouTube, per dirne una, piuttosto che riposare lo sguardo e sgranchire le gambe. Niente di più sbagliato.
Infine è bene cercare di alternare l’attività lavorativa con un hobby: che si tratti di sport, fotografia o di frequentare mostre e eventi, creare una routine al di fuori della sfera lavorativa può risultare salvifico per la salute mentale di chi lavora da casa.
Non esiste una formula che funziona per tutti, questo è certo, ma con dei piccoli accorgimenti il telelavoro può diventare un ottimo modo per incrementare la propria produttività gestendo gli incarichi in maniera più elastica e vivendo una vita soddisfacente anche al di fuori delle mura domestiche.
Le insidie sono molte ed è facile lasciarsi andare alla sedentarietà (soprattutto d’inverno), ma se volete che il telelavoro diventi un'opportunità, piuttosto che una prigione, dovrete trovare il vostro equilibrio, costi quel che costi.
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Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.