Le tendenze tecnologiche che dovrebbero sparire nel 2020

Dead technology
(Immagine:: Shutterstock)

In questi dieci anni, il mondo tecnologico ci ha regalato momenti indimenticabili, nel bene e nel male.

Molti di questi momenti sono già “andati perduti come lacrime nella pioggia”, tuttavia alcuni aspetti non tanto piacevoli continuano a perdurare… e sarebbe ora di vederli sparire per sempre.

Pensando alle tendenze tecnologie che meriterebbero il dimenticatoio, c’è l’imbarazzo della scelta: hardware non aggiornabile, tecnologie di sorveglianza ineludibili, servizi di streaming in esclusiva e gli aggiornamenti ballerini di Windows. Ma, per quanto siano irritanti, questi esempi non sono i casi peggiori. Ecco le tendenze della tecnologia che dovrebbero sparire per sempre nel nuovo decennio.

MacBook Pro (16-inch, 2019)

(Image credit: Future)

Stile a discapito della sostanza

Probabilmente avrete già capito di chi parleremo. La prima decade del 2000 ha visto i designer Apple dominare la scena e a farne le spese è stata la praticità, laddove il concetto di “funzionale” è diventato “non funziona ma è bellissimo da vedere”.

Ricordate la tastiera del MacBook Pro che si guastava dopo pochi utilizzi? Il Mac Pro che non solo anteponeva la forma alla funzione, ma gettava quest’ultima letteralmente alle ortiche? Il MacBook con un’unica porta USB che non consentiva di ricaricare la batteria e usare un dispositivo esterno contemporaneamente?

Senza contare il jack cuffia di iPhone, la posizione improponibile della porta di ricarica sui Magic Mouse di seconda generazione o l’imbarazzante telecomando in dotazione con Apple TV.

La buona notizia è che, a quanto pare, Apple stia finalmente cercando di redimersi, infatti il nuovo MacBook Pro da 16 pollici è dotato di una tastiera normale.

L’augurio è che nel corso del decennio possano arrivare altri prodotti dal design magari un po’ più carente, ma più facili da usare e intuitivi per gli utenti.

Adobe Creative Cloud

(Image credit: Adobe)

Abbonamenti ovunque

Immaginate di essere al bar e di ordinare un caffè. Poi il barista non vi chiede i soldi, ma le coordinate bancarie, dato che non potete più acquistare il caffè. Dovrete iscrivervi al piano super-mega-duper-premium-del-cavolo-a-merenda. Avete sette giorni gratis e potrete annullare in qualsiasi momento, ma se lo dimenticate sono 79,99 € al mese, grazie.

Ecco il quadro attuale.

L’inesorabile avanzata degli abbonamenti non si è fermato ai programmi televisivi e ai film. Oggi non bastano più sei diversi abbonamenti in streaming per avere tutti i programmi che volete guardare e le canzoni da ascoltare. Vi serve l’abbonamento per l’archiviazione delle foto e l’abbonamento ai giochi online… e quello per Creative Cloud, i Patreon che sostenete, l’abbonamento per sbloccare i filtri della vostra app fotografica, quello per la videocamera wireless di sicurezza, senza contare le svariate sottoscrizioni che dovete effettuare dato che ormai sembra che nessuno voglia più vendere le app, per la gioia dell’estratto conto.

Per farla breve, questa situazione deriva dal fatto che moltissime persone non sono disposte a pagare neanche quando il prezzo è ragionevole. Pertanto, per correre ai ripari, molti servizi hanno adottato l’approccio che prevede un costo di ingresso nullo, per poi bombardare con i piani di abbonamento.

Tutto questo è logico, chiaro, giusto. Almeno finché il denaro continua a circolare e i clienti sono disposti a pagare le sottoscrizioni…

Samsung Galaxy Fold

(Image credit: TechRadar)

Annunci di tecnologie che non funzionano

Fin da quando tutti hanno scoperto che la prima dimostrazione dell’iPhone ruotava intorno a un cellulare letteralmente tenuto insieme con il nastro adesivo, gli annunci di nuove meraviglie tecnologiche si sono susseguiti a ritmi sempre più vorticosi, con dirigenti che allegramente si dilungano su prodotti che non funzionano.

Prendiamo Samsung, ad esempio: nella foga di introdurre nel mercato un telefono pieghevole, l’azienda ha dimenticato di assicurarsi che la parte pieghevole del Samsung Galaxy Fold riuscisse ad aprirsi e chiudersi senza problemi. Un po’ come un’azienda che produce paracadute e che dimentica di mettere i paracadute negli zaini o un produttore di repellenti per squali che non si assicura che il prodotto riesca davvero ad allontanarli. E prima che i fan Apple si mettano a gongolare, abbiamo una sola parola per loro: AirPower. Un caricabatterie talmente avanzato che nessuno è stato in grado di realizzarlo… nemmeno Apple.

Ed ecco la nostra richiesta al settore: se proprio dovete inventare, se dovete annunciare prodotti che sapete di non poter realizzare e che, probabilmente, non potreste mai produrre correttamente, allora esagerate! Mostrateci pantaloni-elicottero olografici! Occhiali AR che mostrano i pensieri più meschini dei nostri avversari! Una piattaforma di streaming per giochi tripla-A conveniente e assolutamente affidabile, con hardware minimale, risoluzione 4K e zero lag!

Ok, forse per quest’ultima stiamo chiedendo davvero troppo…

Bird electric scooters

(Image credit: Bird)

Monopattini elettrici dockless

Immaginare di vedere affondare i monopattini elettrici non richiede poi chissà quale sforzo cognitivo, considerato che tendono già a inabissarsi in fiumi, canali, scarichi e in qualsiasi altro luogo in cui possano essere gettati da gente ubriaca o pigra. Nel Regno Unito sono ancora illegali, ma in altre parti del mondo sono diventati una piaga: bloccano i marciapiedi, vengono abbandonati ovunque e causano svariati problemi ai pedoni e alle autorità locali.

Il problema con i monopattini dockless non è tanto la tecnologia o il fatto che alcuni (qualche critico direbbe molti) guidatori sono tremendi. Il fatto è che le aziende che li producono sono “dirompenti”, che è un modo gentile per dire “irresponsabili e dalla dubbia legalità”. La storia si ripete: un operatore appare dal nulla, non richiede la licenza, invade le strade e si aspetta che siano le autorità pubbliche a rimediare ai propri disastri. Si tratta della strategia “muoviti rapido e distruggi” di Facebook, ma presa troppo alla lettera.

Tuttavia, sarebbe un peccato vedere i monopattini sparire a causa di pratiche aziendali discutibili: se non vengono abbandonati a pezzi nell’ambiente, potrebbero essere anche più ecologici delle auto.

Facebook Portal Mini

(Image credit: Facebook)

Portal di Facebook

Cosa mai potrebbe andare storto con una fotocamera connessa di Facebook in casa… a parte praticamente tutto?

Tutti gli assistenti personali digitali possono nascondere ombre inquietanti, naturalmente. Ma i concorrenti di Facebook non hanno trascorso la maggior parte degli ultimi dieci anni a dimostrare il proprio completo disinteresse verso la privacy delle persone. Quante volte abbiamo visto i dirigenti senior di Facebook scusarsi per una violazione o una perdita di dati, dicendo di non aver agito secondo il loro soliti standard di alto livello e quante volte hanno promesso di migliorare dopo l’ennesimo scandalo sulla privacy?

I rischi con Portal sono evidenti: Facebook prometterà di non ascoltare o guardare le persone senza permesso, poi una violazione o una perdita di dati dimostrerà l’esatto contrario. Un po’ come il fatto che l’azienda continua a registrare e monetizzare i dati sulla posizione anche se gli utenti non hanno accettato di condividerla con l’app Facebook. L’azienda, a quel punto, si scuserà, ammetterà di non aver rispettato i propri standard e prometterà di migliorare.

Aspettarsi che Facebook non provi ad analizzare e monetizzare i video e gli audio di Portal è come aspettarsi che il vostro cane ignori un bel vassoio di salsicce lasciato incustodito sul tavolo. E sì, vi farà gli occhi tristi quando tornerete a casa, ma nel frattempo si sarà comunque pappato la vostra cena.

Marco Doria
Senior editor

Senior Editor and Professional Translator. Boardgaming enthusiast, Tech-lover.