Facebook detesta questa funzione di iOS 14

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(Immagine:: dole777/Unshsplah)

iOS 14 sta per attivare una nuova funzione per la tutela della privacy, App Tracking Transparency. Da quel momento le app saranno obbligate a chiedere e ottenere il consenso per condividere i dati di tracciamento pubblicitari. La novità sarà attivata nella beta entro i prossimi giorni e dovrebbe arrivare per tutti i primavera, spiega The Verge

A dire il vero sarebbe dovuta essere live dallo scorso autunno ma Apple ha accettato le numerose richiesta di rinvio da parte degli sviluppatori. 

App Tracking Transparency rappresenta una specie di rivoluzione e molti sviluppatori ne sono preoccupati. A ragion veduta se si considera il terremoto che si è sollevato qualche giorno fa quanto Whatsapp ha chiesto il consenso per i suoi nuovi ToS (Terms of Service). Molti hanno interpretato il messaggio nel peggiore dei modi e ne è nato un vero e proprio tentativo di boicottaggio verso Whatsapp (ancora in corso). 

E nel caso degli iPhone cosa cambia: ad oggi è possibile addentrarsi nei menu per disabilitare il tracking pubblicitario. Con App Tracking Transparency invece Apple spinge per un approccio contrario: la condivisione dei dati è disabilitata di default, e le app devono chiedere il permesso per attivarlo.

Il tracking infatti permette ai network pubblicitari di sapere cosa facciamo, quando compriamo qualcosa, quali sono le nostre preferenze e molte altre cose. Tutte informazioni che poi vengono usate per mostrarci pubblicità (in teoria) molto più efficaci, che si vendono a prezzi più alti. L'identificazione dell'utenza aiuta anche a capire se una pubblicità ha funzionato, cioè se ci ha spinto a comprare qualcosa oppure a installare un'app.

La singola applicazione raccoglie e usa i dati. Ma soprattutto può condividerli con i grandi network pubblicitari, ed è questo che fa la differenza. Non è tanto il singolo gioco o l'app del negozio di scarpe. Sono colossi come Google o Facebook che possono comprare dalle app i dati di miliardi di persone. Informazioni preziose che permettono a queste aziende di diventare i colossi finanziari che conosciamo oggi.

Ora, con App Tracking Transparency Apple in sostanza dice: "sì, come singola app puoi continuare a tracciare i miei utenti e a usare i dati per la tua pubblicità. Ma devi farti dare il permesso se vuoi condividere quei dati con qualcun altro".

Apple inoltre proibisce espressamene agli sviluppatori di bloccare parti delle app se l'utente non dà il permesso. Né potranno usare altri sistemi per convincerlo a dare il permesso, come premi all'interno del gioco. Né potranno fare una versione a pagamento dell'app "in cambio" di un permesso negato. E nemmeno potranno tentare di sostituire il codice di identificazione pubblicitario (IDFA) con un'altra informazione, come l'indirizzo email.

Saranno molti a subire un impatto finanziario da questo cambiamento, e tra questi c'è anche Facebook. Il fondatore e AD Mark Zuckerberg accusa Apple di pratica anticoncorrenziali, di aver creato una pratica che affosserà le piccole e medie imprese che fanno pubblicità online.

Facebook si è spinta a etichettare Apple di ipocrisia, accusandola di fare regole valide solo per i propri interessi. L'idea sostenuta da Facebook è che riducendo i profitti pubblicitari gli sviluppatori saranno spinti a fare applicazioni in abbonamento. Ma quando un utente sottoscrive un abbonamento tramite il suo iPhone, Apple guadagna una commissione. Facebook ha comprato annunci a pagina intera su alcuni giornali statunitensi per difendere la sua posizione.

"Apple può affermare che lo fa per aiutare le persone ma questa mossa è chiaramene un colpo mirato agli interessi dei suoi concorrenti", ha detto ieri Zuckerberg.

Il dibattito prosegue poi con il documento A Day in the Life of Your Data, un tentativo di far comprendere a tutti che cos'è il tracking pubblicitario, quali dati vengono raccolti e come vengono usati. Ogni giorno. Una lettura davvero interessante, soprattutto per chi non è avvezzo a questi temi.

Valerio Porcu

Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.