TechRadar Verdetto
The Elder Scrolls 4: Oblivion Remastered è riuscito in un’impresa che pochi remake o remaster possono vantare: riaccendere la fiducia verso queste operazioni nostalgiche, spesso accusate di alterare o rovinare l’esperienza originale. Senza stravolgere nulla, questo remaster ritocca solo dove serve, lasciando intatti quei difetti e quelle stranezze che hanno reso il gioco un cult per tantissimi appassionati. È una fusione magistrale tra vecchio e nuovo, che rende finalmente accessibile uno dei classici più importanti del genere anche a chi non l’ha mai giocato prima. Un’operazione rispettosa, ben calibrata, che mostra quanto la cura e l’equilibrio possano fare la differenza nel riportare in vita un’opera leggendaria.
Pro
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Mondo stupefacente con illuminazione next-gen
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Aggiornamenti moderni come lo sprint e una telecamera in terza persona migliorata
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Le missioni della gilda sono un vero punto di forza
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Il cast vocale è ancora assolutamente stellare
Contro
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La scalabilità della difficoltà è incoerente
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Prestazioni scarse e vecchi bug ancora presenti
Perché puoi fidarti di TechRadar
Per anni, molti fan di The Elder Scrolls hanno sostenuto che Oblivion fosse un gioco superiore a Skyrim. Dopo quasi 80 ore trascorse nella magica terra di Cyrodiil con The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered, è difficile non concordare.
Il cuore dell’esperienza regge sorprendentemente bene a quasi 20 anni di distanza: un RPG ricco di carisma, ironia e profondità, pieno di missioni memorabili e segreti da scoprire. Oblivion Remastered si avvicina più a un remake completo che a una semplice riedizione, con aggiornamenti ben pensati che lasciano intatta l’anima originale. È un’operazione eseguita con grande rispetto, forse anche fin troppo prudente nel modernizzare certi sistemi.
Chi, come me, ha conosciuto Bethesda solo con Fallout 3 o Skyrim, rischia di essersi perso un capitolo fondamentale del genere. Ma oggi, grazie a questo remaster, Oblivion torna finalmente al centro della scena, e mostra a tutti perché non è mai stato superato davvero.
Quando si è cominciato a parlare di Oblivion Remastered era difficile provare entusiasmo. Di solito, “remaster” significa risoluzione aumentata, DLC inclusi e magari qualche doppiaggio ritoccato. Un’operazione pensata per i nostalgici, ma poco attraente per chi non ha mai giocato l’originale.
Ma questa volta è diverso. Oblivion Remastered non è un lifting, è una ricostruzione accurata, capace di fondere passato e presente come poche volte si è visto. Le migliorie visive sono impressionanti, le nuove linee di dialogo aggiungono spessore alla scelta delle classi, e il sistema di combattimento riesce a trovare un equilibrio tra il jank tipico di Skyrim e le dinamiche più moderne.
È il tipo di aggiornamento che Oblivion meritava da sempre, e che gli permette finalmente di uscire dall’ombra ingombrante di Skyrim.
That old Bethesda charm
Qualunque sia il giudizio su Starfield, Fallout 76 e Fallout 4, è innegabile che i GDR moderni di Bethesda offrano un'esperienza piuttosto disomogenea, con approcci al design open-world molto diversi rispetto a quelli della serie The Elder Scrolls.
Tuttavia, è in Oblivion che emerge in modo più chiaro l’identità creativa dello studio. Nonostante la presenza di bug e imperfezioni tecniche, il gioco continua a distinguersi grazie a una scrittura di alto livello, un mondo incredibilmente dettagliato e sistemi di gioco di ruolo che premiano chi sceglie davvero di interpretare un personaggio.
È possibile diventare un ladro, un assassino o un mago, specializzarsi nell’alchimia, esplorare il mondo alla ricerca di bottini nascosti o perfino dirigere le Gilde come leader assoluti.
La questline della Confraternita Oscura in Oblivion Remastered rappresenta uno dei contenuti più curati tra quelli presenti nei GDR di Bethesda. Le missioni premiano l'esecuzione degli omicidi secondo modalità precise, avvicinandosi per impostazione a titoli come Hitman, più che a un classico gioco di ruolo fantasy.
Ogni membro della Confraternita è ben caratterizzato, dal leader vampirico Vicente Valtieri al mago Khajiit M'raaj-Dar, noto per i suoi modi sgradevoli. Tra le missioni più apprezzate figura una quest secondaria in stile "escape room", incentrata su una serie di omicidi, considerata una delle più memorabili dell'intero gioco.
Best of both worlds
Oblivion Remastered si colloca a metà strada tra un remaster tradizionale e un vero e proprio remake. Ma cosa significa esattamente? In molti aspetti, il team di Virtuous ha adattato Oblivion agli standard di Skyrim, aggiornando meccaniche come il sistema di crescita del personaggio e la fisica del giocatore per allinearle a quanto visto in The Elder Scrolls V.
Ora è possibile salire di livello nelle abilità principali e secondarie semplicemente utilizzandole: ad esempio, si migliora la scassinatura forzando serrature, o si potenzia la persuasione tentando di convincere gli NPC. È una soluzione semplice ma efficace, che elimina alcune delle limitazioni del sistema originale, rendendo il miglioramento del personaggio più fluido e coerente con l’azione del giocatore – sia correndo da una città all’altra, sia parando colpi con uno scudo.
Pur trattandosi di modifiche minori, rappresentano un evidente passo avanti in termini di qualità della vita, contribuendo a far percepire il titolo come un gioco moderno.
Sul fronte grafico, il salto è evidente: il passaggio all’Unreal Engine 5 consente l’uso di tecnologie di illuminazione avanzate. Di notte, la luce lunare si riflette sulla superficie dei laghi, aggiungendo profondità anche agli ambienti più oscuri. Le torce a muro proiettano ombre dinamiche, illuminando cunicoli e caverne con effetti realistici.
Il design ambientale originale rimane intatto e continua a rappresentare l’ossatura del gioco, ma ora è arricchito da elementi visivi moderni che valorizzano, senza stravolgere.
Oblivion Remastered è chiaramente una nuova edizione di un classico, ma riesce a competere sul piano estetico e atmosferico con molti RPG open world contemporanei. L’equilibrio tra elementi originali e innovazioni tecniche ne fa un esempio efficace di come aggiornare un titolo storico, preservandone al tempo stesso l’identità.
Oblivion Remastered rappresenta un valido punto di riferimento su come rinnovare un videogioco del passato per renderlo accessibile a un nuovo pubblico, senza compromettere il fascino dell’opera originale.
Per chi si è avvicinato alla serie The Elder Scrolls solo con l’ultimo capitolo, è interessante scoprire come la Magia in Oblivion ricopra un ruolo più profondo e articolato. Le build da mago risultano non solo perfettamente praticabili, ma anche più semplici da realizzare grazie alle missioni delle Gilde Magiche disponibili nelle principali città.
È possibile lanciare incantesimi anche con le armi impugnate, e la scuola di Evocazione consente di costruire un personaggio realmente versatile, perfetto per uno stile da battlemage. Il gioco premia la sperimentazione: ogni stile di gioco viene supportato da meccaniche che incentivano l’esplorazione delle diverse opzioni offerte dal sistema di crescita.
L’approccio ricorda da vicino le dinamiche dei giochi di ruolo da tavolo come Dungeons & Dragons, dove ogni situazione può essere affrontata attraverso modifiche alle statistiche, incantamenti, magie o oggetti consumabili. È sempre possibile scegliere un percorso definito e coerente con il proprio personaggio, ma il titolo offre grande libertà, senza penalizzare chi decide di sperimentare combinazioni diverse e approcci alternativi.
Quasi troppo fedele?
Realizzare un remaster di un gioco come Oblivion non è un compito semplice, soprattutto considerando che gran parte della sua fama è legata ai bug e alla sua imprevedibilità. Elementi come animazioni rigide, recitazione altalenante e inquadrature improvvise sono ormai parte integrante dell’immaginario videoludico e della cultura online.
Un remake completo avrebbe rischiato di eliminare l’anima e l’originalità dell’esperienza. Tuttavia, il confine tra fedeltà al materiale di partenza e semplice riproposizione del gioco su piattaforme moderne è sottile. Oblivion Remastered riesce a mantenersi in equilibrio su questo filo, offrendo una versione aggiornata ma rispettosa del titolo originale.
Come modo moderno per scoprire o riscoprire un capitolo fondamentale della serie The Elder Scrolls, questo remaster si rivolge sia ai nuovi giocatori sia a chi desidera rivivere l’esperienza senza gli ostacoli tecnici del passato. Il team di sviluppo ha adottato un approccio conservativo, mantenendo gran parte degli elementi originali del 2006, anziché sostituirli con soluzioni più moderne.
Questa scelta, seppur coerente con l’obiettivo di preservare l’autenticità del gioco, comporta anche alcune criticità. I livelli di difficoltà non sono sempre bilanciati, e non riescono a connettere perfettamente i nuovi sistemi di combattimento con la semplificazione del sistema di progressione. Alcuni utenti potrebbero trovarsi a passare continuamente da un’impostazione all’altra, con una modalità troppo semplice e l’altra eccessivamente punitiva.
Permangono inoltre problemi di stabilità, soprattutto nelle aree aperte dove i nuovi effetti atmosferici e le tecnologie di illuminazione dinamica possono rallentare l’esperienza. Non è sempre chiaro se si tratti di bug ereditati dal passato o nuove problematiche, ma resta il fatto che le incongruenze tecniche sono ancora presenti in un gioco altrimenti visivamente spettacolare.
Durante una sessione di gioco di circa 80 ore, molti problemi noti nei GDR Bethesda si sono presentati con minore frequenza del previsto. Tuttavia, non sono mancati glitch visivi, bug che bloccano le missioni e crash improvvisi.
Un aspetto significativo è che gran parte di questi problemi risultano già documentati nella versione originale. Ciò evidenzia i limiti del formato remaster, dove l'intento di mantenere anche le imperfezioni "caratteristiche" ha comportato la permanenza di difetti noti.
Nonostante tutto, Oblivion Remastered resta un progetto riuscito. Una lettera d’amore a un titolo che, con il tempo, è stato messo in ombra dal suo successore. Grazie al delicato equilibrio tra rinnovamento tecnico e rispetto per l’opera originale, Bethesda e Virtuos sono riusciti a realizzare una versione aggiornata che permette a molti giocatori di riscoprire l’importanza di Oblivion all'interno della saga.
Un lavoro che dimostra come si possa modernizzare un classico senza tradirne lo spirito, offrendo una nuova occasione per valutarlo come uno dei migliori titoli della serie.
Perché giocare a The Elder Scrolls 4: Oblivion Remastered?
Ragioni per giocare
Volete scoprire Oblivion per la prima volta
Per chi non ha mai giocato a Oblivion, questa nuova versione rappresenta un’ottima occasione per iniziare. Pur trattandosi di un titolo con radici nel passato, il lavoro svolto con il remaster lo rende sufficientemente moderno da superare molte delle rigidità tipiche dei GDR classici.
Apprezzate i mondi fantasy colorati e magici, come quelli di Baldur’s Gate 3 o Fable
Il mondo di Oblivion è visivamente più vivace e variegato rispetto a quello di Skyrim, Fallout 4 o Starfield. Offre un'ambientazione fantasy più vicina a Il Signore degli Anelli che a Game of Thrones, con colline verdeggianti, personaggi sopra le righe e un umorismo cupo ma fantasioso.
Cercate le stesse sensazioni provate con i titoli Bethesda dell’epoca Skyrim
Chi ha apprezzato l’esperienza offerta da Skyrim potrebbe ritrovare in Oblivion Remastered molti degli elementi che hanno reso iconici i giochi Bethesda di quell’epoca. Dalla struttura del mondo alla libertà offerta, il titolo rappresenta una versione dello studio nel suo periodo più ispirato.
Avete bisogno di qualcosa che vi accompagni in attesa di The Elder Scrolls VI
Sebbene The Elder Scrolls VI sia ancora lontano dall’uscita, Oblivion Remastered si propone come un’esperienza completa e appagante per chi desidera tornare a esplorare un GDR open world firmato Bethesda. Un'ottima occasione per riscoprire uno dei capitoli più importanti della serie, in una veste aggiornata.
Ragioni per NON giocare
Vi aspettate una trama principale eccezionale o scene cinematiche spettacolari
Oblivion presenta una struttura narrativa piuttosto essenziale. La missione principale è solida ma non raggiunge i livelli di complessità visti nei GDR più recenti. Non ci sono lunghe cutscene, sequenze narrative articolate o momenti di grande impatto visivo. Il punto di forza del gioco risiede invece nelle quest secondarie, nei dialoghi incentrati sui personaggi, nelle scelte di gioco e in un mondo vivo, ricco di contenuti e stimolante da esplorare.
Accessibilità
Oblivion Remastered include opzioni di accessibilità ampliate rispetto alla versione originale.
Tra le funzioni di gioco disponibili si trovano l’aim assist, cinque livelli di difficoltà e la possibilità di disattivare gli schizzi di sangue. Il comparto audio è suddiviso in più categorie, consentendo di regolare separatamente i vari elementi sonori per adattare l’esperienza alle proprie esigenze.
È inoltre possibile modificare il campo visivo (FOV) sia in prima che in terza persona, e aumentare le dimensioni del testo e dei sottotitoli. Tuttavia, anche le opzioni più grandi risultano piuttosto ridotte quando si gioca su schermi di grandi dimensioni come un televisore. Il gioco supporta anche il rimappamento completo dei comandi, rendendolo compatibile con controller accessibili come il PlayStation Access.
Nel complesso, si tratta di una dotazione standard di funzionalità accessibili. Sarebbe stato auspicabile un ulteriore investimento in questo ambito, considerando la natura del progetto: al momento mancano modalità a contrasto elevato e opzioni dedicate al daltonismo, elementi sempre più presenti nei titoli moderni.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.