Kojima spiega l’assenza di attori giapponesi nei suoi giochi

Hideo Kojima at the Tokyo Game Show in 2019.
(Immagine:: CHARLY TRIBALLEAU/AFP via Getty Images)

Con il recente lancio di Death Stranding 2: On the Beach su PS5, molti fan si sono chiesti perché anche in questo capitolo, così come nel primo, la maggior parte del cast sia occidentale, con nomi come Norman Reedus, Lea Seydoux ed Elle Fanning. L’unica eccezione è Shioli Kutsuna, attrice giapponese cresciuta in Australia, che interpreta il personaggio di Rainy.

In un’intervista con IGN Japan, Hideo Kojima ha affrontato direttamente la questione, spiegando che la lingua è un primo ostacolo concreto: «Registriamo con gli altri attori a Los Angeles, quindi diventa un problema se non parlano inglese a livello madrelingua», ha affermato. Trovare attori giapponesi fluenti anche in inglese è difficile, e Kutsuna è stata scelta proprio perché bilingue e con un carattere che ha colpito Kojima.

Ma non si tratta solo di lingua. Il designer ha citato una sfida tecnica legata alla resa fotorealistica della pelle asiatica nei giochi. "È difficile far somigliare gli asiatici alle loro controparti reali", ha dichiarato. "In particolare le donne e i giovani hanno una pelle liscia e bellissima, il che fa sembrare i modelli digitali troppo simili alla CG. È più facile rendere i dettagli di persone più anziane o con lentiggini".

Kojima ha comunque sottolineato che con le nuove tecnologie di scansione facciale si stanno facendo progressi, e di essere più soddisfatto del risultato ottenuto con Death Stranding 2. Ha inoltre ribadito il desiderio di collaborare con altri attori giapponesi in futuro, e perfino di ambientare un suo prossimo gioco in Giappone, cosa mai avvenuta finora nei suoi titoli principali.

Death Stranding 2: On the Beach è stato accolto con entusiasmo, definito da VGC come «un sequel eccezionale, tra i migliori di sempre» nella carriera di Kojima.

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