Microsoft si sta scavando la fossa con Windows 11

Windows 10's grave
(Immagine:: Anna Kucherova / Shutterstock / Microsoft)

Negli ultimi tempi, Microsoft ha intensificato le sollecitazioni rivolte agli utenti affinché effettuino l’upgrade a Windows 11, utilizzando notifiche, promemoria e messaggi promozionali integrati nel sistema operativo. Tuttavia, questa strategia potrebbe rivelarsi controproducente nel lungo periodo.

Uno degli ostacoli principali è rappresentato dal requisito obbligatorio del modulo TPM 2.0 (Trusted Platform Module), un chip presente sulla scheda madre dei PC più recenti che consente funzionalità di sicurezza avanzate. Senza questo componente, l’installazione di Windows 11 non è supportata ufficialmente. Anche se esistono metodi per aggirare questo limite, non sono raccomandati da Microsoft.

Sotto il profilo della sicurezza, il TPM 2.0 rappresenta certamente un passo avanti. Tuttavia, la sua introduzione comporta che numerosi computer ancora funzionanti non siano compatibili con il nuovo sistema operativo. In vista della fine del supporto ufficiale per Windows 10, ciò potrebbe contribuire a un incremento significativo dei dispositivi destinati alla dismissione, con conseguenze tangibili in termini di sostenibilità ambientale.

Ma al di là delle implicazioni ecologiche, il punto centrale riguarda la percezione dell’utente. Le restrizioni hardware e la comunicazione insistente da parte di Microsoft rischiano di creare un clima di insoddisfazione e frustrazione che potrebbe minare la fiducia verso il sistema operativo più diffuso al mondo.

Tagliare e cambiare

Windows è un sistema operativo in costante evoluzione: nato negli anni '80 come interfaccia grafica per MS-DOS, ha attraversato decenni di trasformazioni con versioni iconiche come Windows XP e Windows 10, ma anche meno fortunate come Vista o Windows RT. Nel tempo, si è spesso vociferato dell’arrivo di una versione “definitiva” del sistema operativo: un ipotetico “Windows perfetto”, destinato a durare nel tempo grazie ad aggiornamenti continui e a un’esperienza stabile e coerente.

L’idea è simile a quanto offerto da Apple con macOS: un sistema che riceve aggiornamenti gratuiti regolari, introduce nuove funzionalità senza stravolgimenti drastici e resta privo di pubblicità invasive. Tuttavia, la realtà per Microsoft è più complessa. A differenza di Apple, che controlla strettamente sia hardware che software, Microsoft deve garantire la compatibilità di Windows con una vastissima varietà di configurazioni hardware, tra PC assemblati e portatili di numerosi produttori.

Ciononostante, almeno sul fronte delle pubblicità nel sistema operativo, ci si aspetterebbe una gestione più discreta, sulla falsariga di quanto già avviene su macOS. Ma finora, questo obiettivo non è stato pienamente raggiunto.

An Apple MacBook Pro on a desk with an iPhone being used as a webcam. The webcam is using Continuity Camera in macOS Ventura to show items on a desk using the Desk View feature.

Non serve essere fan di Apple per riconoscere che, sotto molti aspetti, macOS è gestito meglio rispetto a Windows. (Image credit: Apple)

Alla fine dei conti, Microsoft non ha realmente bisogno di continuare a sviluppare nuove versioni di Windows: lo fa perché, al di fuori di un ecosistema chiuso come quello di Apple, questo approccio risulta ancora redditizio. I produttori di sistemi devono acquistare nuove licenze e gli utenti sono spesso costretti a cambiare dispositivo.

Certo, in alcuni casi può rendersi necessario un rinnovamento radicale, anche a costo di lasciare indietro parte dell’utenza, come dimostra la questione del supporto obbligatorio al TPM 2.0. Tuttavia, iniziano a emergere le crepe di questo modello, e se Microsoft non cambierà direzione, le conseguenze potrebbero essere tutt’altro che positive.

E' tempo di dire basta?

Se l’idea di aggiornare a un nuovo sistema operativo può sembrare una seccatura per un singolo utente (personalmente rimando da anni, usando ancora Windows 10 sul mio PC di casa), immaginate cosa significhi per una grande azienda — sia in termini di impegno che di costi. Nonostante l’adozione di Windows 11 sia finalmente in crescita, molte realtà aziendali e pubbliche utilizzano ancora Windows 10 o versioni precedenti, ignorando i continui inviti di Microsoft all’aggiornamento.

Un report di Kaspersky del 2021 indicava che il 73% delle strutture sanitarie nel mondo impiega ancora dispositivi con sistemi operativi obsoleti per scopi medici. Un dato allarmante, reso ancor più grave da un’indagine successiva di Cynerio, secondo cui l’80% dei dispositivi per imaging medico utilizza software ufficialmente fuori supporto, come Windows 7 o XP.

Il settore sanitario è solo uno dei tanti colpiti, ma le conseguenze si fanno sentire ovunque, soprattutto nei contesti in cui i fondi per aggiornare hardware e software scarseggiano. Utilizzare un sistema operativo non più supportato può causare numerosi problemi, soprattutto in termini di sicurezza e compatibilità. Non si tratta di una scelta volontaria: spesso queste realtà non possono aggiornarsi perché ciò comporterebbe la sostituzione completa del computer, se non addirittura dell’intero macchinario a cui è collegato.

Annunci fastidiosi

E infine, e qui sarò piuttosto diretto, Microsoft, il lento ma costante declino dell’esperienza utente su Windows deve fermarsi. Annunci pubblicitari, bug, notifiche invadenti, l’insistenza con cui viene proposta l’IA Copilot… basta, davvero.

Uso Windows 11 sia sul mio portatile sia sul ROG Ally per il gaming portatile, quindi conosco bene i problemi. Non sono certo un fan dei dispositivi Apple, ma la coerenza di macOS e l’assenza totale di pubblicità cominciano a diventare sempre più attraenti.

Windows 11 sembra sempre meno un prodotto che si acquista e si possiede, e sempre più un “servizio in abbonamento”, qualcosa che paghi ma che non controlli, pronto a cambiare radicalmente da un momento all’altro. È un problema già noto nel mondo dei videogiochi, dove molti titoli tripla A sembrano ormai puntare più a spremere valore economico dagli utenti che a offrire un’esperienza davvero piacevole.

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Non odio Windows 11, ma se qualcosa funziona, forse non serve cambiarla. (Image credit: Shutterstock)

Anche Windows 10, ormai vicino alla fine del supporto, non è immune dagli interventi invasivi di Microsoft. Tra notifiche insistenti, funzionalità rimosse e continui inviti a passare a Windows 11, l’esperienza utente sembra sempre più forzata.

Immaginate di aver comprato un’auto che funziona bene, non dà problemi e fa il suo dovere. Dopo qualche anno, però, ogni giorno trovate un volantino sul parabrezza che vi invita ad acquistare il nuovo modello, e ogni tanto sparisce anche un pezzo della vostra auto. Il problema? Non volete quel nuovo modello, e forse neppure potete permettervelo.

Molti utenti chiedono semplicemente un sistema operativo stabile, senza pubblicità o aggiornamenti imposti, che non diventi obsoleto nel giro di pochi anni. Un’esigenza che, in un panorama dominato dal concetto di “servizio continuo”, sembra ormai quasi fuori moda.

Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.