TechRadar Verdetto
Il Sony BRAVIA Theatre System 6 è un prodotto che divide: da un lato offre un’esperienza audio di livello cinematografico, con una potenza e un surround fisico difficilmente eguagliabili nella stessa fascia di prezzo; dall’altro mostra limiti evidenti in termini di modernità e praticità. È una scelta ideale per chi vuole ricreare il cinema in salotto e non bada a cavi o funzioni smart, ma rappresenta un compromesso poco sensato per chi cerca invece semplicità, integrazione wireless e versatilità quotidiana. In sintesi, un sistema che convince solo un pubblico molto specifico, ma che, in quel contesto, sa dare grandi soddisfazioni.
Pro
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Suono potente e immersivo, con veri diffusori posteriori che garantiscono un surround autentico.
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Subwoofer di grande impatto, capace di sonorizzare ambienti medio-grandi senza distorsioni.
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Ottimo rapporto qualità-prezzo per chi cerca un vero 5.1 fisico sotto i 700 euro.+
Contro
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Architettura anacronistica con gestione dei cavi poco pratica e posizionamento vincolato.
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Totale assenza di Wi-Fi e funzioni smart, limitandosi al solo Bluetooth.
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Effetto Dolby Atmos simulato, meno credibile rispetto a sistemi con driver dedicati.-
Perché puoi fidarti di TechRadar
Il BRAVIA Theatre System 6 è un sistema home cinema 5.1 che, in un mercato dominato dalle soundbar all-in-one, recupera l’approccio classico dei diffusori fisici con subwoofer centrale. Con un prezzo di listino intorno ai 650 euro, si rivolge a chi privilegia la potenza sonora autentica. Ma ha alcune carenze un po’ insolite.
La sua progettazione pone una questione chiave: è preferibile avere un surround fisico, con bassi potenti e un vero 5.1, o la praticità di un ecosistema moderno con Wi-Fi e integrazione software? La nostra risposta è che non dovrebbe essere necessario scegliere, ma forse in questa fascia di prezzo è una cosa sensata da prendere in considerazione.
La risposta definisce se questo prodotto rappresenti una scelta di valore o un compromesso eccessivo.
Design e installazione: facile, ma con vincoli rigidi
Il pacchetto comprende soundbar passiva, subwoofer, due satelliti posteriori e un amplificatore wireless dedicato. L’estetica è sobria, i materiali plastici ma robusti. Il subwoofer è il centro operativo dell’intero sistema, ospitando non solo l’amplificazione ma anche l’ingresso HDMI eARC, soluzione atipica che obbliga a collegare il TV direttamente al subwoofer.
Da questo parte un cavo proprietario a piattina che alimenta la soundbar, priva di ingressi e alimentazione autonoma. Questa scelta tecnica, che richiama prodotti di oltre dieci anni fa, vincola il posizionamento degli elementi principali, limitando la flessibilità di installazione. Dovrete posizionare il subwoofer dove lo permette il cavo, il che può essere una discreta rottura di scatole.
Anche i satelliti posteriori non sono del tutto wireless: devono essere collegati a un ricevitore/amplificatore che richiede a sua volta una presa di corrente. I cavi si riducono, ma non scompaiono del tutto. La stessa Sony ha in catalogo prodotti i cui satelliti sono a batteria: molto più comodi, ma il prezzo ovviamente è più alto.
Caratteristiche e connettività: l’essenziale, senza fronzoli
Sul fronte dei formati audio, il sistema offre il supporto agli standard più importanti, inclusi Dolby Atmos e DTS:X. Va precisato, però, che non ci sono altoparlanti fisici rivolti verso l’alto; l’effetto di altezza è affidato interamente alla tecnologia di virtualizzazione Sony Vertical Surround Engine.
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La connettività è il vero tallone d’Achille. L’unica opzione per lo streaming senza fili è il Bluetooth, una dotazione ormai basilare. Manca totalmente il Wi-Fi, una scelta che nel 2025 appare quasi anacronistica. Questa assenza si traduce nell’impossibilità di usare i più comuni protocolli di streaming audio ad alta qualità basati su rete domestica. A parte ovviamente il Bluetooth.
L’interazione con il sistema avviene tramite un piccolo telecomando o attraverso l’applicazione per smartphone Bravia Connect. L’app è ben realizzata e consente una calibrazione manuale più precisa, permettendo di regolare i livelli dei singoli canali e la loro distanza dal punto di ascolto, anche se con step poco granulari. Abbiamo però avuto qualche difficoltà con Bravia Connect, che di tanto in tanto non si collegava alla soundbar come avrebbe dovuto.
Un vantaggio concreto esiste per chi possiede già un televisore Sony BRAVIA compatibile. Grazie all’integrazione nell’ecosistema, è possibile controllare le impostazioni audio direttamente dal menu del TV e sfruttare funzioni come Voice Zoom 3 per migliorare la chiarezza dei dialoghi.
Prestazioni audio: potenza cinematografica pura
Se si superano i dubbi sul design, si arriva alla vera ragion d’essere di questo sistema: la performance. Con contenuti cinematografici, il Theatre System 6 offre un’esperienza sonora potente e avvolgente. La presenza di diffusori posteriori fisici fa un’enorme differenza rispetto alle soluzioni virtuali, garantendo un posizionamento degli effetti preciso e un’immersività che poche soundbar in questa fascia di prezzo possono eguagliare.
Il subwoofer è il protagonista assoluto, capace di scuotere l’ambiente con bassi profondi e di grande impatto durante le scene d’azione. La potenza complessiva è notevole e permette di sonorizzare anche stanze di dimensioni medio-grandi senza mai mostrare affanno o distorsioni evidenti, anche a volumi sostenuti.
Tuttavia, la qualità non è esente da difetti. Alcune analisi tecniche hanno evidenziato una scarsa integrazione tra subwoofer e soundbar, con una possibile debolezza nella zona di incrocio delle frequenze (attorno ai 100-120 Hz). All’ascolto, questo si può tradurre in un basso a tratti “slegato” dal resto del messaggio sonoro, potente ma non sempre perfettamente articolato. Personalmente non sono riuscito a sentire questa differenza, rilevabile invece in laboratorio; ma per chi ha un orecchio particolarmente sensibile potrebbe essere invece una cosa facile da notare.
L’assenza di driver up-firing invece si fa sentire con più prepotenza. L’effetto verticale del Dolby Atmos è presente ma simulato, meno puntuale e credibile rispetto a sistemi dotati di altoparlanti dedicati. La spazialità orizzontale, invece, resta di ottimo livello.
Quando si passa all’ascolto di musica, il sistema mostra un po’ la corda. La sua impostazione, così focalizzata sull’impatto cinematografico, risulta meno equilibrata e raffinata con contenuti stereo, dove la preponderanza del subwoofer può diventare invadente se non attentamente regolata.
Le alternative da considerare
Il posizionamento unico del BRAVIA Theatre System 6 rende difficile un confronto diretto. È più utile analizzare le alternative che, nella stessa fascia di prezzo, rappresentano filosofie di prodotto differenti.
La prima alternativa è rappresentata dalle soundbar smart compatte, come la Sonos Beam (Gen 2). Questi dispositivi puntano tutto sulla connettività Wi-Fi, l’integrazione multi-room, la compatibilità con i principali servizi di streaming e un design minimale. In questo scenario, l’utente scambia la potenza e il surround fisico del sistema Sony con una praticità e versatilità software infinitamente superiori. L’audio è più equilibrato per la musica, ma l’impatto cinematografico e il surround sono solo virtuali, a meno di non aggiungere componenti posteriori e un subwoofer molto costosi.
Un’altra via è quella dei sistemi 5.1 “home theater in a box”, proposti da marchi come Klipsch. Similmente a Sony, questi pacchetti offrono diffusori fisici per un’esperienza surround autentica. Spesso, però, richiedono un sintoamplificatore A/V esterno, risultando in una maggiore complessità di installazione e un costo complessivo potenzialmente superiore. Il sistema Sony si pone quindi come una via di mezzo più semplice e integrata rispetto a queste soluzioni tradizionali.
Infine, sul mercato esistono numerose soundbar Dolby Atmos con subwoofer wireless incluso. A parità di prezzo, questi sistemi offrono spesso una migliore gestione dei canali verticali grazie a driver up-firing dedicati e una connettività più moderna. Tuttavia, sacrificano quasi sempre i diffusori posteriori fisici, affidando il surround a elaborazioni virtuali meno efficaci di un vero 5.1.
Insomma, per molti versi la proposta di Sony è più unica che rara.
Verdetto: ne vale la pena?
Il Sony BRAVIA Theatre System 6 è un prodotto che polarizza. A un prezzo di circa 650 euro, il suo valore è eccellente se si cerca la massima potenza e un’autentica esperienza surround 5.1 fisica. Nessuna soundbar all-in-one in questa fascia può competere sul piano della pura pressione sonora e dell’impatto cinematografico.
Il costo di questa potenza, però, si paga in termini di modernità. L’architettura anacronistica, la gestione dei cavi e l’assenza totale di funzioni smart lo rendono obsoleto dal punto di vista della connettività. È una scelta deliberata, quasi ideologica, da parte della casa giapponese.
In definitiva, ne vale la pena? Sì, ma solo per un utente specifico: l’appassionato di cinema che non ha interesse per lo streaming Wi-Fi, che privilegia i diffusori fisici rispetto a quelli virtuali e che è disposto a gestire qualche cavo in più in cambio di un suono da vero home cinema. Per chiunque altro cerchi praticità e integrazione smart, le alternative sul mercato rappresentano una scelta più equilibrata e moderna.
Design e Installazione: | 65/100 |
Caratteristiche e Connettività: | 60/100 |
Prestazioni Audio: | 88/100 |
Rapporto Qualità-Prezzo: | 80/100 |
Voto Finale: | 73/100 |
Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.
