Zoom, l'app per le videochiamate condivide i dati dell'utente con Facebook

Zoom
(Immagine:: Shutterstock)

Zoom è uno dei tanti programmi per le videochiamate, ormai in circolazione da un po' di tempo. L’app però è diventata piuttosto popolare negli ultimi giorni, merito di un maggior numero di persone che si stanno collegando da casa a causa dell’epidemia di coronavirus per parlare con i propri amici e familiari da remoto.

Tuttavia, una ricerca condotta da Motherboard, la sezione specializzata in tecnologia di Vice, ha scoperto che la versione per iOS di Zoom ha condiviso clandestinamente dati analitici con Facebook, anche se l'utente non ha un account sul social network.

I dati condivisi includono l'ora di avvio dell'app, le informazioni sul dispositivo e sulla posizione, l'operatore telefonico e dati analitici che possono essere utilizzati per creare annunci pubblicitari mirati.

Troppe informazioni 

La ragione per cui Zoom è in grado di condividere i dati degli utenti con Facebook, anche se non esiste un account di social media collegato, è perché l'app per le videochiamate utilizza i kit di sviluppo software (SDK) di Facebook. Pertanto, quando Zoom viene scaricato e avviato, si collega immediatamente all'API Graph di Facebook.

Questa pratica comunque non ci è nuova: gli sviluppatori hanno usato a lungo gli SDK di Facebook per aggiungere nuove funzioni alle loro app, anche se i termini di utilizzo di Facebook chiedono ai produttori di app di informare gli utenti di questa prassi di condivisione dei dati.

La politica sulla privacy di Zoom menziona che l'app può raccogliere dati relativi al profilo Facebook di un utente, che possono quindi essere condivisi con terze parti,  sebbene Facebook non sia esplicitamente menzionato come terza parte, ma non vi è alcuna indicazione in merito agli utenti che non hanno un account Facebook. 

Non è la prima volta 

Zoom ha già dei precedenti per quanto riguarda il rispetto della privacy. Nel 2019, un ricercatore di sicurezza ha scoperto un bug che consentiva di hackerare le webcam degli utenti a loro insaputa, anche se l’azienda ha poi affermato che il problema era stato risolto.

Altre notizie recenti relative alla sicurezza delle videochiamate coinvolgono l’episodio di un uomo che si mostra di fronte ad alcuni bambini durante una videochiamata, dopo essere stato in grado di "indovinarne" il link. La videochiamata in questione non era stata effettuata tramite Zoom, ma con un'app chiamata Whereby. Lo scorso anno, tuttavia, il sito TechCrunch ha riferito la possibilità di dirottare una videochiamata su Zoom, modificando gli ID della riunione in blocco dopo aver tentato diverse combinazioni. Questo è stato possibile in quanto le chiamate non erano protette da un passcode.

La Electronic Frontier Foundation (EFF) ha recentemente spiegato come l’host di una videochiamata su Zoom possa monitorare le attività dei partecipanti durante la condivisione dello schermo. Se gli utenti registrano la videochiamata, gli amministratori di Zoom sono in grado di accedere ai contenuti di quella chiamata registrata, inclusi file video, audio e messaggi, nonché avere accesso ai privilegi di condivisione, analisi e gestione del cloud".

I vecchi problemi di sicurezza sono stati risolti da Zoom, ma questa nuova scoperta evidenzia come a volte alcune soluzioni tecnologiche apparentemente semplici possano andare a scapito della privacy.

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