Elon Musk e l'ipotetica versione 'anti-woke' di ChatGPT

Elon Musk artwork
(Immagine:: NurPhoto via Getty Images)

L'esplosione di popolarità del chatbot AI ChatGPT rappresenta un punto di svolta importante nella storia delle intelligenze artificiali.

Basti pensare che questo settore, fino a poco fa riservato a una certa nicchia di utenti, è diventato rapidamente noto al grande pubblico e un gran numero di aziende stanno facendo letteralmente a gara per inserirlo nelle loro piattaforme il più rapidamente possibile. 

Tra le più importanti cis sono Meta (Facebook, Instagram) e Twitter, entrambe fortemente intenzionate a implementare un chatbot AI all'interno dei loro social.

Finora abbiamo assistito a diversi episodi preoccupanti scaturiti dall'uso (più o meno improprio) del nuovo Bing alimentato da ChatGPT, per fortuna in gran parte risolti tempestivamente da Microsoft. Molte delle correzioni apportate riguardavano il modo in cui le persone interagivano con l'intelligenza artificiale di Bing, il "jailbreak" del bot, l'ottenimento di risposte imprecise e il modo in cui il bot, in generale, andava fuori di testa quando si confrontava con la sua stessa esistenza. 

Ci sono stati persino degli hacker che hanno usato il chatbot per scrivere dei malware.

Probabilmente, i primi anni dei chatbot AI saranno segnati da numerosi errori di questo tipo (e correzioni affrettate), poiché la tecnologia alimentata dall'intelligenza artificiale è imprevedibile e a volte divisiva. Basti pensare che gli stessi dipendenti di Google non sono molto entusiasti del chatbot dell'azienda, Google Bard.

Per questo motivo riteniamo preoccupante che i giganti dei social media stiano pensando di accodarsi al boom dell'intelligenza artificiale introducendo su delle piattaforme notoriamente frequentate da un pubblico eterogeneo dei chatbot "incompleti", non ancora in grado di gestire al meglio le interazioni.

Twitter sta pensando di implementare l'intelligenza artificiale nella piattaforma sviluppando un'alternativa a ChatGPT. Alla fine dello scorso anno, il CEO di Twitter Elon Musk ha criticato OpenAI - gli sviluppatori di ChatGPT - per aver messo in atto delle misure di salvaguardia che avrebbero impedito al chatbot di produrre risposte offensive per gli utenti.

Il bot che secondo Musk è stato addestrato alla cultura "woke" ripeteva insulti razziali, proponeva ideologie sessiste e redigeva altri contenuti offensivi verso categorie specifiche. Musk ha definito le misure di salvaguardia di ChatGPT come "addestramento dell'intelligenza artificiale alla mentalità woke", il che, sebbene sia una cosa bizzarra da dire, ci da un'idea di come potrebbe essere il chatbot firmato Musk.

Il CEO di Twitter ha reclutato Igor Babuschkin, un ricercatore specializzato in modelli di apprendimento automatico che ha recentemente lasciato l'unità DeepMind AI di Google. 

Non abbiamo idea di come si possa integrare un chatbot AI su una piattaforma come Twitter, ma i precedenti commenti di Musk non fanno ben sperare.

Facebook si è unito alla chat 

Twitter non è l'unica piattaforma social a puntare sull'intelligenza artificiale. 

L'AD di Meta, Mark Zuckerberg, ha pubblicato un post nel quale annuncia l'istituzione di un nuovo gruppo presso Meta (la società madre di Facebook) che si occuperà di "AI generativa" per potenziare i suoi prodotti. 

L'attenzione verrà posta sulla creazione di strumenti propri basati sull'IA nel breve termine (probabilmente simili ai modelli di Microsoft e Google) e, nel lungo termine, sull'integrazione dell'AI su Whatsapp, Facebook Messenger e Instagram

Insomma, brutte notizie per chi non si fida dei chatbot.

(Image credit: META)

L'annuncio di Zuckerberg è un po' vago, ma alcuni degli esempi che ha fornito includono filtri creativi e formati pubblicitari su Instagram e funzioni di testo migliorate per Whatsapp e Messenger. Zuckerberg ammette che c'è molto "lavoro di base da fare" prima che queste funzioni vengano lanciate, il che ci fa sperare che siano più ponderate delle precedenti.

Da parte nostra, ci auguriamo che il CEO di Meta ponderi con attenzione il modo in cui introdurrà il chatbot sulle piattaforme social gestite dall'azienda. Stiamo parlando di milioni di utenti in tutto il mondo ai quali potrebbe essere data in pasto un chatbot incompleto e potenzialmente pericoloso. 

ChatGPT, nonostante il monitoraggio continuo di Microsoft e le costanti segnalazioni degli insider, è ancora incline ad utilizzare un linguaggio carico d'odio se viene sollecitato a farlo. L'idea che la retorica "anti-woke" di Musk si infiltri in qualcosa di così complesso e imprevedibile come la tecnologia AI non fa altro che creare preoccupazione tra gli utenti che stanno seguendo l'evoluzione dei chatbot AI.

Sembra che nella folle corsa a fare le cose in fretta e a farle meglio degli altri, le aziende non abbiano considerato come la tecnologia AI si diffonderà anche tra utenti meno informati, meno abili nel controllarla o, ancora peggio, intenzionati ad usarla per scopi "poco nobili".

In generale, pur non volendo fare un processo alle intenzioni, c'è grande preoccupazione sui possibili usi di una tecnologia che potrebbe dare tanto al genere umano ma, nelle mani sbagliate, rischia al contempo di diventare una lama a doppio taglio.

Marco Silvestri
Senior Editor

Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.

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