Dati personali e privacy: fidarsi o no del governo non è il punto importante

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(Immagine:: Unsplash)

Oltre il 60% degli Italiani non si fida delle pubbliche autorità e delle istituzioni, quando si tratta di sicurezza dei dati personali. Il altre parole, oltre la metà di noi non crede che governo, municipi, ospedali e così via siano in grado di tutelare correttamente le informazioni che affidiamo loro.

Sembra un numero molto alto ma ci sono paesi che ci superano, come la Spagna (78%) o l’Irlanda (61%). Come risulta da una classifica, stilata dalla società di marketing Reboot Online e basata sui dati della Commissione Europea, l’Italia è all’ottavo posto di questa lista che misura la fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Il dato sembra peggiore rispetto a quello di una ricerca simile pubblicata nel 2015.

Quelli che si fidano di più sono i finlandesi, di cui solo il 29% ha espresso sfiducia. Prima di loro c’è l’Estonia, con una percentuale del 40%. L’Italia è perfettamente in media con il resto dell’Unione, con un valore che si assesta al 61%.

Un’altra fonte ci ricorda che nel 2020 la Commissione Europea ha elevato multe per 171 milioni di Euro verso i paesi membri per violazioni del GDPR. In tale ambito, l’Italia è il paese che ha ricevuto il numero di sanzioni maggiore con 34 multe, per un totale di quasi 60 milioni di euro in sanzioni.

Privacy, i problemi veri e quelli immaginari

Se si torna con la memoria a qualche mese fa, molti ricorderanno come le app di tracciamento COVID (Immuni in Italia) siano state ricevuta tra cori di sfiducia e commenti su una più o meno grave invasione della privacy da parte dei governi e delle aziende coinvolte.

Similmente, la spinta verso l’uso dei pagamenti digitali è spesso accompagnata da commenti su supposte tendenze liberticide del governo, che vorrebbe monitorare le nostre vite tramite conti correnti e carte di credito.

Il che potrebbe anche sembrare un’obiezione sensata. Se non ché poi succede che con l’operazione Cashback tutti sembrano dimenticare le preoccupazioni: di fronte all’ipotesi di guadagnare qualche euro i dati personali e la loro tutela non sembrano più tanto importanti.

Solleva un sasso e probabilmente troverai qualcuno pronto a dirti che i governo attacca la tua privacy, oppure Facebook, oppure un’alleanza tra governo, Bill Gates e Facebook.

Un sacco di chiacchiere, ma le cose importanti le conoscono in pochi.

Provate però a chiedere chi si ricorda del caso Cambridge Analytica, o dei dossier diffusi da Edward Snowden. Provate a chiedere se sanno chi è Julian Assange o perché la sua estradizione in USA è rilevante per la libertà di stampa, o in che misura la libertà di stampa ha a che fare con il diritto alla riservatezza e alla tutela dei dati personali.

Provate a chiedere cosa sono i data breach e quanti se ne verificano ogni anno. Provate a chiedere di SolarWinds o Fireeye (qualcuno forse ne ha sentito parlare di recente). Forse potreste trovare qualche cliente di Ho Mobile preoccupato, ma non certo tutti quanti. O forse adesso andrete su Google per capire perché Ho mobile è finita in questo articolo sulla privacy e la sicurezza (spoiler: c’è una ragione serissima). 

Provate a scoprire quanti usano l’autenticazione a due fattori, e tra chi la usa quanti sanno che non si dovrebbero usare gli SMS. Provate a chiedere quanti usano davvero una password diversa per ogni account, e quanti conservano le password nel modo migliore possibile.

Scoprirete, se ancora non lo sapete, che le persone davvero attente ai dati personali non sono molte. Non sono certo il 61%, come suggerisce il dato segnalato da Reboot.

Già perché quel dato racconta una storia parziale e non ci dice nulla di nulla su cittadini preoccupati della loro privacy o dei loro dati personali. È un’ulteriore misura della fiducia verso la classe politica e le cosa pubblica, che come al solito è piuttosto bassa.

Ma se davvero la maggioranza dei cittadini europei avesse a cuore i propri dati personali, se davvero volessimo che istituzioni e aziende li trattassero con cura e rispetto, allora avremmo di fronte un panorama parecchio diverso. Facebook, Google, Amazon, Microsoft e altri colossi, allora, forse avrebbero qualcosa di cui preoccuparsi. E di certo i governi avrebbero una ragione per agire diversamente.

Ma sono senz’altro faccende complicate. Troppo perché la maggior parte delle persone possa anche solo iniziare a comprenderle. Soprattutto se siamo impegnati a discutere sui social riguardo alla fiducia da dare al governo per Immuni o sull’app del cashback.

Valerio Porcu

Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.