Dragon Age: The Veilguard, cosa è andato storto? Il crollo di BioWare e la riscrittura dell’ultimo minuto

Dragon Age: The Veilguard
(Immagine:: BioWare)

Doveva essere il rilancio definitivo di BioWare. Dopo anni di silenzi, rinvii e promesse, Dragon Age: The Veilguard è finalmente arrivato sugli scaffali nell’ottobre 2024. Le prime ore erano promettenti: buone vendite su Steam, recensioni positive, e una community in fermento. Ma è bastato poco perché tutto si sgretolasse.

La nuova inchiesta di Bloomberg, firmata Jason Schreier, ricostruisce un decennio di sviluppo caotico, culminato in un punto critico: i dialoghi del gioco sono stati riscritti all’ultimo momento per paura delle reazioni del pubblico. Una scelta disperata che, paradossalmente, ha contribuito a decretarne il fallimento.

Secondo le fonti interne allo studio, il tono originario del gioco era fortemente “snarky”, ovvero sarcastico e sopra le righe. Si trattava di un’eredità del periodo in cui The Veilguard era concepito come un live service multiplayer, più vicino a Anthem che agli altri Dragon Age. Ma quando i vertici di BioWare hanno visto come era stato accolto un titolo come Forspoken, duramente criticato per i suoi dialoghi impertinenti, è scattato il panico.

“Temevano che anche Dragon Age potesse essere travolto dallo stesso tipo di critiche”, riferisce una delle fonti coinvolte. Così, in ritardo sulla tabella di marcia, il team ha ricevuto l’ordine di riscrivere gran parte delle battute per renderle “più serie”. Il risultato? Una narrativa frammentata, con cambi di tono incoerenti e personaggi che sembrano parlare con voci diverse a seconda della scena.

La cosa più grave è che questa riscrittura è avvenuta quando ormai molte scene erano già state registrate o animate. La sciopero dei doppiatori ha limitato ulteriormente le possibilità di correggere. E i pochi interventi inseriti all’ultimo minuto si sono scontrati con le fondamenta costruite in anni di sviluppo confuso, tra versioni multiplayer, tagli di budget e pressioni dall’alto.

Il pubblico se n’è accorto subito. “Alcuni dialoghi sembrano presi da giochi diversi”, ha scritto un fan su Reddit. E anche la youtuber Caitie, tra le più attive della community, ha dichiarato: “Alcuni di noi adorano il gioco. Ma molti si sentono traditi da certe scelte narrative.”

Electronic Arts ha reagito con una pioggia di licenziamenti e il ridimensionamento di BioWare, trasformando lo studio di Edmonton in un hub condiviso per altri team EA. Oggi, un piccolo gruppo lavora al prossimo Mass Effect, mentre il futuro del franchise fantasy è appeso a un filo.

Una cosa però è chiara: dopo tre fallimenti consecutivi, la narrazione non è più solo un elemento di contorno nei giochi di ruolo, è la colonna vertebrale, e se manca coerenza i fan se ne vanno, anche quando ci sono i draghi.

Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.