TechRadar Verdetto
Horizon Forbidden West segna il trionfante ritorno di Aloy, che ritrova cuore e anima nel bel mezzo della tecnologia – tra dinosauri robot e le prodezze tecniche di Guerrilla Games.
Pro
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Storia centrata sul personaggio
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Animazioni facciali sorprendenti
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Grafica sbalorditiva
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Mondo affascinante e coeso
Contro
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Sistema di movimento frustrante
Perché puoi fidarti di TechRadar
Tempo giocato: 42 ore
Piattaforma: PS5
Horizon Zero Dawn non richiedeva un sequel. Al momento dei titoli di coda, la trama sembrava completa. Al termine del primo capitolo della serie, Aloy era passata dall’essere un’emarginata della tribù Nora a fermare quasi da sola un’apocalisse robotica. Un simile senso di risoluzione è sempre più raro da trovare nei giochi ad alto budget così ambiziosi.
La domanda quindi rimane: era necessario un sequel di Zero Dawn? Ovviamente, non vedevamo l’ora di tornare nella strana Terra preistorica e futuristica di Horizon, un pianeta infestato da dinosauri robotici e in cui le tribù di umani superstiti cercano di sopravvivere come possono. Ma ce n’era bisogno?
Con Horizon Forbidden West, Guerrilla Games dimostra che la storia di Aloy meritava davvero un altro capitolo. Il gioco rappresenta un grande traguardo tecnico che incarna a pieno lo spirito next-gen e riesce a riprodurre nei minimi dettagli le espressioni umane, offrendo un senso di realismo raro da trovare.
Il peso del mondo
In Horizon Zero Dawn, vediamo Aloy passare dall’essere un’emarginata della tribù Nora a un’eroina che salva il mondo.
Forbidden West ci mostra il peso di un simile successo. Le ricerche di Aloy per trovare una soluzione al Blight, una piaga rossa che sta dilagando attraverso la flora e la fauna selvatica, la spingono a dirigersi a Ovest, verso la California. A causa dell’occupazione del violento Tanakth, i Carja hanno denominato questa terra il Forbidden West. Nonostante le sue imprese nel titolo precedente, Aloy entra in questa nuova terra come un’estranea. Tuttavia, non è sola. Varl ed Erend, i suoi due compagni in Zero Dawn, sono pronti a combattere accanto a lei ancora una volta.
Ma il peso della missione allontana Aloy dai suoi amici. Questo nuovo capitolo ci presenta una Aloy sempre più frustrata dal suo mondo: sta cercando a tutti i costi di salvare il pianeta dalla piaga che lo sta divorando, e ciononostante è costretta a scontrarsi con politiche meschine e futili litigi con le altre tribù.
Subito dopo aver messo piede nel Forbidden West, Aloy viene coinvolta nelle lotte interne tra Tenakth e una tribù ribelle gestita da una guerrafondaia di nome Regalla, a cui è stato insegnato come controllare le macchine. La sua ricerca impegnerà Aloy in un lungo viaggio che spinge le ambientazioni fantascientifiche del gioco molto più lontano del titolo precedente.
Sebbene non si dimostri mai indifferente verso gli oppressi e i bisognosi, all’inizio del gioco Aloy cerca di evitare ogni coinvolgimento sociale. Sgattaiola silenziosamente nella notte per non accettare l’aiuto di Varl, spinge via Erend dopo averlo lasciato in Zero Dawn senza nemmeno una parola. Aloy si è imposta di vivere un’esistenza solitaria perché’ non vuole rischiare di diventare un peso per gli altri.
Il successo del sequel sta tutto qui: la storia ha un carattere personale e scava a fondo nell'animo umano. Forbidden West ha a che vedere con il ricongiungimento con l’umanità e con la ricostruzione delle amicizie. E funziona grazie a personaggi profondi e ben caratterizzati che arricchiscono ulteriormente la sorprendente complessità del mondo di Horizon. Varl ed Erend ritornano, ma il gioco sembra perseguire un interesse più ampio: vuole “mettere insieme un’intera squadra”.
Meravigliose le new entry che si uniscono alla ristretta cerchia di Aloy, come ad esempio Zo, una personalità feroce proveniente da una tribù per lo più pacifica. E Kotallo, un guerriero meditabondo che ha recentemente perduto un braccio.
Ogni personaggio aggiunge nuovi punti di vista, mostrando ciascun evento attraverso angolazioni e prospettive differenti. La ricchezza di tutti questi personaggi rafforza il mondo di Forbidden West e lo fa apparire ancora più vissuto e reale.
Gli amici conosciuti lungo il cammino
Questa attenzione ai personaggi in Forbidden West appare chiara dalla durata e dalla frequenza dei dialoghi. Volendo, potreste passare ore intere a dialogare con i vostri compagni. Sebbene si tratti di una storia lineare (con solo una manciata di diramazioni secondarie tra cui scegliere), vi affezionerete sicuramente ai personaggi. Potrebbe non avere lo stesso ventaglio di scelte offerto da Mass Effect o Dragon Age, ma svilupperete un’empatia verso i vostri compagni proprio come nei migliori RPG. In definitiva, è proprio questo il valore aggiunto che rende Horizon molto più di un semplice action open-world.
Guerrilla Games ha sempre realizzato giochi bellissimi, ma in questo caso il lavoro tecnico del team può veramente riscrivere la storia. L’animazione è eccezionale, al punto che i personaggi che incontrerete vi sembreranno possedere vita propria. Quando reagiscono ad Aloy, i volti dei suoi compagni prendono vita. I momenti in cui vedete i personaggi dialogare tra loro sono tra i più impressionanti del gioco. Tornare alla base per vedere cosa hanno da dire i vostri amici sugli eventi trascorsi alza notevolmente la posta in gioco della trama.
La minaccia che Regalla e i suoi ribelli rappresentano per la regione non vi viene solo raccontata: potete vedere la paura e la rabbia che evoca in coloro che vi circondano. Vedere Erend tentare di resistere all’impulso di distruggere tutto con un martello o l’entusiasmo di Varl nel sostenere Aloy su tutta la linea è a dir poco contagioso.
Trattandosi di una storia sulla ricerca della propria umanità, riuscire a percepire la vita che si riflette sulle persone intorno a voi si rivela una caratteristica essenziale.
Le scelte a vostra disposizione sono sorprendentemente ristrette, ma costituiscono in realtà uno degli aspetti di maggior impatto di Forbidden West. Anche i personaggi minori aggiorneranno i loro dialoghi in base alle vostre azioni, e questo in base a cose molto semplici - come ad esempio il personaggio con cui avete parlato per primo dopo essere rientrati alla base.
Di solito, gironzolare in un accampamento per parlare con tutti gli NPC sarebbe un’azione secondaria, parte di una lista di cose da fare prima di tornare nel mondo là fuori. Ma il fatto che i personaggi facciano commenti su quelli con cui avete già parlato conferisce un peso notevole anche alla più insignificante delle scelte (come un Kotallo che dice di aver sentito da una conversazione avvenuta due minuti prima che intendevate portare in missione con voi altri compagni). La raffinatezza dei dialoghi rende tangibile ciascuna delle vostre amicizie.
Potreste non avere da prendere decisioni importanti, come ad esempio schierarvi con una tribù piuttosto che un’altra, ma le vostre scelte avranno comunque un impatto sul mondo circostante. Radicarvi nel vostro mondo era uno dei grandi obiettivi di Zero Ground. Le lore e i punti panoramici arricchivano ciò che avevate intorno, unendo tra loro il vecchio e il nuovo mondo. La cura dei dialoghi con gli NPC di Forbidden West rende tutto più immediato, portandovi nelle vite dei personaggi che popolano i diversi scenari che esplorerete.
Un mondo tanto bello, quanto ostile
Horizon Forbidden West è uno dei giochi più belli che abbiamo provato. È ambientato in una porzione condensata del Sud-Ovest degli Stati Uniti, che vi permetterà di viaggiare tra Las Vegas e San Francisco nel giro di dieci minuti. Se ci pensate, è una scala che rischia di apparire stridente. Ma non toglie nulla alla qualità della realizzazione. C’è una vasta gamma di biomi da esplorare, con le montagne rocciose che lasciano il posto a deserti desolati, giungle lussureggianti, distese ghiacciate, oceani blu intenso e città abbandonate.
Tuttavia, il gioco prende vita nei dettagli – nella pietra scheggiata e sporca dei sentieri di montagna, nel fogliame che ondeggia sugli alberi o attraverso il sole che brilla sulla neve soffice -, il tutto enfatizzato da un clima in continua evoluzione. Detto altrimenti: Forbidden West è davvero bello da vedere.
In ogni caso, non si tratta di un mondo pacifico. Le creature meccaniche di Zero Dawn ritornano qui con un aspetto ancora più impressionante. Macchine vecchie e nuove riempiono gli ampi scenari di Horizon. Se non le disturberete, potrete vederle vivere il loro ambiente: i Grimhorn, ad esempio, seminano la terra o posizionano barili di Fireclaws fuori dalle aree boschive, provocando esplosioni di fuoco ovunque vadano.
Eppure, in ogni caso, il meccanico e il naturale non si contrappongono. Piuttosto, si mescolano e interagiscono costantemente tra loro, facendovi percepire il mondo come un tutto coerente.
Piedi stanchi
Benché bello da vedere, viaggiare attraverso il Forbidden West può rivelarsi non poco faticoso. Manovrare Aloy, a volte, è più complicato di come dovrebbe essere. Guerrilla vi dà la possibilità di mettere a punto i vostri movimenti nelle impostazioni, ma niente di più.
Non è raro che Aloy non riesca ad aggrapparsi alle sporgenze a cui mirate, finendo così per precipitare sino al fondo di una lunga salita. Anche salire le scale, in alcuni casi, potrebbe apparire un’operazione complicata. Talvolta, finirete persino per rimanere inceppati nel paesaggio. I movimenti del personaggio sono imprecisi e compromettono la fluidità del gioco.
È frustrante avere a che fare con un gioco così bello ma, a volte, altrettanto impacciato. Nel peggiore dei casi, queste imperfezioni provocano la morte di Aloy per i danni da caduta, eventualità decisamente fastidiosa. Il movimento manca di una fluidità che sarebbe quanto meno necessaria per il tipo di esperienza che Forbidden West vuole trasmettere ai suoi giocatori.
La manovrabilità imprecisa e goffa diventa un incubo soprattutto quando siete a cavallo. La vostra galoppata può essere spesso trascinata da un lato all’altro o arrestarsi improvvisamente.
Poiché l’esplorazione e il platforming sono componenti fondamentali di Forbidden West, i problemi di fluidità si rivelano più che significativi. Non rovinano il gioco, ma lo rendono sicuramente meno immersivo.
Combattimenti epici
I combattimenti di Horizon Forbidden West sono coinvolgenti e di una profondità sorprendente. Oltre ad abbattere macchine, Aloy trascorrerà molto tempo a combattere i ribelli umani di varie tribù.
Combattere contro gli umani è divertente, ma rischia di diminuire l’entusiasmo, visto che la migliore strategia (usare la capacità della protagonista di rallentare il tempo per colpire gli avversari alla testa) rimane valida per tutto il gioco.
Tuttavia, quando si tratta di combattere con le macchine, il gioco dà il meglio di sé. Riconoscere i punti deboli di una bestia imponente e sfruttarli con il vostro arsenale esotico è davvero uno spasso. Affrontare un Apex Tideripper con nient’altro che un paio di trappole elettriche e alcune frecce con punta acida è un’esperienza infernale. Queste debolezze elementari donano profondità al combattimento e imparare a sfruttarle è molto gratificante.
Nelle epiche battaglie contro le enormi macchine di Forbidden West, dovrete padroneggiare gli schemi di attacco, gestire gli effetti di stato e scoprire i punti deboli dei nemici. Questi combattimenti possono durare un bel po', soprattutto all’inizio del gioco, quando siete ancora deboli. E, sebbene le battaglie siano meno impegnative di quelle di giochi come Monster Hunter, offrono un’esecuzione persino più rapida e fluida di quest’ultimi.
Come in Zero Dawn, potrete anche prendere il controllo delle macchine e farle combattere al vostro fianco. Anche se alcune di esse sono provviste di un timer che le farà combattere al vostro fianco solo per un tempo limitato, vedere due enormi creature sfidarsi tra loro è uno spettacolo mozzafiato. Intrufolarsi nell’erba, scavalcare un Tremortusk e farlo sparare contro un Thunderjaw ostile è altrettanto formidabile.
Nei giochi di Horizon siete un essere umano piccolo e vulnerabile in un mondo pericoloso: ecco perché niente vi darà più piacere che vedere due giganteschi dinosauri robotici cadere a pezzi davanti ai vostri occhi.
Verdetto
Horizon Forbidden West non è impeccabile. A volte può sembrare che la forma prevarichi la sostanza, con il movimento e l’attraversamento che risultano spesso imperfetti e macchinosi. Ciononostante, e nel complesso si tratta di un gioco impressionante e coeso. Quando funziona a pieno regime, Forbidden West è una meraviglia. Peccato che non faccia sempre del suo meglio.
Il vero capolavoro dello sviluppatore, tuttavia, sta nei personaggi. Zero Dawn non aveva bisogno di un sequel, ma il tempo trascorso con il cast di questo gioco lo giustifica ancor più di quello passato a combattere boss impressionanti o a godersi panorami meravigliosi.
Le immagini non smettono mai di stupire, ma l’impatto duraturo sta nella storia, e cioè nell’importanza (tipicamente umana) di ristabilire i contatti con ciò che conta veramente nella vita: le persone che ci circondano.