Smartwatch e salute: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio
La salute è una cosa seria
Gli smartwatch non sono dei semplici orologi, ma dei dispositivi complessi capaci di tracciare le nostre attività, dal sonno all'intensità dello sforzo fisico, fino alle funzioni vitali di base come il battito cardiaco e l'ossigenazione del sangue.
L'attendibilità dei dati rilevati varia da modello a modello e spesso gli smartwatch di fascia alta risultano essere più attendibili a fronte di sensori qualitativamente superiori rispetto alle varianti economiche.
Detto questo, indipendentemente da quanto avete speso per il vostro smartwatch, fidarsi ciecamente di questi valori e considerarli sufficienti per valutare la propria condizione fisica potrebbe rivelarsi un errore.
Spesso le aziende produttrici portano alla luce delle storie (molte delle quali sono effettivamente vere) che ci raccontano di persone salvate dai loro smartwatch. Ad esempio, in caso di tachicardia o battito irregolare, una notifica potrebbe letteralmente salvarci la vita avvertendoci che siamo oltre il limite di sicurezza.
Tuttavia, si tratta di casi rari e sarebbe sbagliato considerare gli smartwatch dei "salvavita" affidandosi esclusivamente ad essi per valutare il proprio stato di salute.
Sono giunto a questa conclusione dopo un fatto avvenuto lo scorso settembre che mi riguarda molto da vicino.
Un caso pratico
Mio zio è un grande appassionato di tecnologia e pratica sport da una vita. L'anno scorso mi ha chiesto un consiglio su uno smartwatch. Gli ho suggerito di prendere un Samsung Galaxy Watch 4, dato che in quel momento si trovava in sconto e lui ha un Samsung Galaxy S21.
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Nei mesi successivi, ha utilizzato regolarmente lo smartwatch durante gli allenamenti per monitorare la frequenza cardiaca e monitorare lo sforzo (in particolare la frequenza massima dei battiti cardiaci) al quale si stava sottoponendo durante le sessioni più intense. Tutto bene, zio diceva di essere contento del suo smartwatch e si sentiva in totale controllo delle sue funzioni fisiche.
Lo scorso settembre, durante una mezza maratona, ha avuto un problema cardiaco (legato all'assunzione di un farmaco antistaminico che ha generato una reazione avversa) e si è trovato costretto a interrompere la corsa per recarsi al pronto soccorso.
Durante il viaggio in ospedale, mi ha raccontato di aver utilizzato il cardiofrequenzimetro dello smartwatch che, nonostante avesse una frequenza cardiaca palesemente accelerata anche a riposo, sosteneva che la situazione fosse sotto controllo. Una volta giunto in ospedale, zio è rimasto stupito notando che i battiti segnalati dallo smartwatch erano mediamente inferiori di 10-15 rispetto al valore riportato dal monitor dell'ospedale.
La vicenda si è risolta per il meglio, ma abbiamo imparato entrambi una cosa: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, soprattutto quando si parla di salute.
Gli smartwatch aiutano, ma da soli non bastano
Ho chiesto delucidazioni a riguardo a un ex compagno di classe specializzato in cardiologia ricevendo una risposta piuttosto netta: "puoi usare lo smartwatch per farti un'idea sommaria di come stai, quanti battiti hai e come dormi, ma non prenderli mai come valori di riferimento e se noti che i tuoi battiti sono troppo alti vai subito a fare un controllo in pronto soccorso".
A tal proposito è giusto ricordare che i produttori di smartwatch cercano di utilizzare i componenti più economici a loro disposizione per risparmiare sui costi di produzione. Per leggere la frequenza cardiaca, ad esempio, gli smartwatch utilizzano dei LED verdi lampeggianti e una serie di diodi foto-ricettivi che leggono la luce riflessa.
È una tecnologia interessante e ha un funzionamento simile a quello delle apparecchiature professionali che trovate negli ospedali, ma è pur sempre realizzata con componenti più economici, ha una tolleranza molto maggiore e non viene mai calibrata in modo preciso.
Con questo non sto dicendo che gli smartwatch siano inutili al fine di tenere sotto controllo la propria salute, tutt'altro. Sostengo che non ci si può fidare completamente di un orologio quando si parla di salute.
Del resto, anche le clausole di esclusione della responsabilità contenute nei libretti di istruzioni degli smartwatch e di molti dispositivi che monitorano la salute dicono a chiare lettere di non fidarsi. Non c'è dubbio sul fatto che esistano smartwatch più precisi di altri, ma soprattutto quando si tratta di sensori che misurano valori importanti, è meglio non fare troppo affidamento sullo smartwatch.
In definitiva, questi dispositivi possono tornare utili per farsi un'idea parziale del proprio stato di salute, monitorare gli allenamenti e in alcuni casi per capire quando ci troviamo in pericolo o siamo eccessivamente sotto sforzo. Tuttavia, è bene ascoltare il proprio corpo e, quando ci si sente troppo affaticati o i battiti ci sembrano eccessivi, è buona norma fermarsi e se necessario recarsi in una struttura ospedaliera per verificare con precisione le proprie condizioni fisiche, piuttosto che farsi dire dallo smartwatch "Hey, va tutto bene" e ritrovarsi pancia all'aria ad attendere i soccorsi.
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.