Xenobot, il robot organico dentro il sangue umano
Robot in miniatura che si autodistruggono
Li hanno subito ribattezzati "xenobot", unione del prefisso greco per dire "alieno" e del suffisso moderno che ha sostituito "robot". Sono macchine piccolissime, che invece di metallo e fili elettrici e composto di cellule viventi. In particolare cellule di rana della specie Xenopo liscio.
Come spiega The Guardian si tratta di forme di vita in miniatura, o almeno le si potrebbe definire tali sforzando un po' i limiti della definizione di "forma di vita". Create artificialmente, sono progettate per svolgere compiti particolari come muoversi o trasportare piccolissimi carichi.
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Secondo il team di ricerca, questi robot in miniatura possono curarsi quando danneggiati, evitando così problemi alla manutenzione e alla riparazione, e quando hanno finito il loro compiuto semplicemente si autodistruggono.
Altre forme di vita
Il team ha realizzato i robot organici usando un algoritmo evoluzionario che è in grado di generare migliaia di possibili design dei robot combinando cellule del cuore (che sono in grado di contrarsi e rilassarsi spontaneamente) e altre della pelle.
Questi design sono stati poi provati in ambienti sperimentali virtuali per vedere come si comportano con determinati compiti specifici e molto semplici, come muoversi. I modelli più sono stati poi usati come basi per realizzare altre generazioni di xenobot che a loro volta sono stati testati in laboratorio.
Dopo che il design si è evoluto in un centinaio di generazioni, i ricercati hanno scelto un piccolo esemplare da costruire in laboratorio usando cellule della pelle e del cuore prelevate da embrioni di Xenopo liscio. Quando rilasciati in ambienti acquatici (per mantenerli in vita) alcuni si sono mossi in avanti, mentre altri in circolo. Le cellule del cuore hanno abbastanza energia per mantenere in vita gli xenobot per circa 7-10 giorni. Per maggiori dettagli potete leggere il paper di ricerca pubblicato dal team di scienziati.
«Queste sono forme di vita del tutto nuove» ha detto Michael Levin, direttore dell’Allen Discovery Center della Tufts Università di Medford, in Massachussets. «Non sono mai esistite sulla terra. Sono organismi viventi e programmabili».
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Anche se gli xenobot sono a uno stadio iniziale di creazione, è possibile che versione più complesse possano essere impiegate in futuro per compiti come la nanochirurgia (ad esempio per ripulire le arterie dalle placche o portare della droga) e depurare gli oceani dalle microplastiche.