Gli italiani possono cambiare mentalità e diventare moderni?

Smart Home
(Immagine:: 123RF)

Degli italiani si dice spesso che siano tendenzialmente retrogradi, refrattari al cambiamento e ancorati a una visione del mondo in via di estinzione, e allergici a un futuro di cui hanno paura. Forse c’è del vero o forse sono i soliti pregiudizi, ma ci sono dati recenti che dimostrano come persino gli inamovibili “pizza e mandolino” stiano abbracciando i cambiamenti del mondo.  

Ci è voluta una pandemia e ci sono voluti due anni di restrizioni, che ci hanno visti costretti a restare chiusi in casa per settimane, persino mesi a volte. Abbiamo desiderato il ritorno alla “normalità” più di qualunque altra cosa, eppure adesso stiamo cominciando a capire che la normalità non esiste come sinonimo di “tornare indietro e far finta di niente”. 

Sono tanti i cambiamenti che si sono messi in moto negli ultimi due anni, e tanti altri ne vedremo, dato che la pandemia non è finita, c’è una guerra in Europa e già qualcuno teme che il vaiolo delle scimmie possa trasformarsi in un nuovo allarme globale. Il “ritorno alla normalità” non ci sarà, ma la “nuova normalità” sarà fatta forse di cambiamenti frequenti, un continuo “adattarsi o morire”. Una faticaccia, certo, ma la tecnologia può offrire almeno un piccolo aiuto, se la si prende nel mondo giusto. 

E quindi? E quindi ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ci ha spinti a riconsiderare la nostra casa. Prima abbiamo comprato televisori, stampanti, computer, condizionatori, attrezzi ginnici… ci siamo lasciati prendere da una frenesia dell’acquisto, nel tentativo di rendere l’abitazione qualcosa di più, qualcosa di nuovo e più utile. Doveva essere una cosa temporanea, ma certi avvenimenti lasciano il segno.

Poi, magari non tanto velocemente, abbiamo capito che certi cambiamenti erano una cosa tutt’altro che temporanea. Lo dice il televisore ancora nuovo che avete in salotto, o il laptop nuovo preso per i figli, ma lo dice anche e soprattutto il nuovo modo di pensare che alcuni (molti?) di noi hanno sviluppato.  

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La smart home (adesso) piace anche agli italiani 

 

Andrea Tozzi (Senior Research Manager, Doxa) ha alcuni dati interessanti su come gli ultimi due anni abbiano portato noi italiani a rivedere il rapporto con la casa. 

Abbiamo scoperto, per esempio, che ci serve una casa in grado di cambiare: abitare, dormire, riposare, fare esercizio fisico, cucinare (anche ad alti livelli), giocare, guardare film, lavorare, studiare da soli o fare lezioni con altri. La casa deve adattarsi e cambiare, anche più volte al giorno, qualche volta. 

E, sottolinea Tozzi, l’italiano ha scoperto il valore dell’efficienza energetica. Da una parte abbiamo sempre più dispositivi che consumano energia, e dall’altra - per via della guerra in Ucraina ma non solo - i prezzi dell’energia sono in aumento. Abbiamo bisogno, forse un bisogno disperato, di case che siano energeticamente molto efficienti. Che ci permettano, in altre parole, di fare di più con meno kilowatt/ora.

Ci servono case che ci permettano di fare di più con meno

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(Image credit: Future)

Abbiamo scoperto che la casa può essere tutto questo e anche molto di più, se ci mettiamo dentro il giusto valore tecnologico. Ma fino a qualche anno fa noi italiani guardavamo con un po’ di diffidenza alle innovazioni tecnologiche; invece, con la pandemia il rapporto con la tecnologia è cambiato in meglio, per il 54% degli italiani. È uno dei dati che emergono da una recente ricerca DOXA, raccontata da Tozzi. 

Gli italiani oggi sono più propensi ad accogliere nuove tecnologie in casa propria, e sono prevedibilmente i più giovani a guidare le fila. Desideriamo oggetti intelligenti, che ci rendano la vita più semplice e ci aiutino a risparmiare energia e ad essere più sicuri, all’interno delle mura domestiche. 

Spaventano ancora le questioni legate alla privacy e ai costi, e preoccupa un po’ l’idea che la casa diventi più complicata di quello che è. Ma in generale, si intuisce dal racconto di Tozzi, sembra che la strada sia segnata.  Oggi il 62% degli italiani dice che vorrebbe vivere in una casa connessa e intelligente, alcuni sono ancora dubbiosi ma solo il 7% è fermo su un “decisamente no”. 

Sicuramente servono novità che rendano le cose un po’ meno spaventose, come il protocollo Matter. Permette a diversi sistemi di comunicare tra loro e di essere interoperabili, così per farsi una casa smart non si è più obbligati a diventare “schiavi” di un unico marchio - una bella differenza rispetto a qualche anno fa. Dietro al protocollo Matter c’è un consorzio di aziende più che variegato, e che include nomi come Samsung, Apple, LG, Google, Amazon  molti, molti altri. 

Smart home

(Image credit: Samsung)

Giovanni Locatelli, Platform Innovation Manager Samsung, spiega come sia opportuno il passaggio a un protocollo condiviso. Perché fino a poco tempo fa avevamo il “giocattolo nuovo”, nella forma della lampadina smart o dell’aspirapolvere robot. Non ci serviva altro per ottenere un senso di gratificazione che era appagante, certo, ma più o meno fine a sé stesso. Oggi, invece, la dotazione tecnologica della casa è un qualcosa che serve davvero a risolvere un problema o, almeno, a semplificare qualcosa. 

Insomma, in qualche modo non è più un semplice giochino, ma qualcosa di un pochino più utile. 

Già, ma se noi italiani siamo finalmente pronti a cambiare punto di vista, non è detto che il passaggio sarà facile. Come sottolinea il sempre brillante Gian Paolo Lazzer (professore presso l’Università di Verona, Content Director per Strategy Innovation), è fondamentale interpretare i dati nel modo corretto, per comprendere appieno la direzione che siamo prendendo. 

L’autore del Manifesto dell’Abitare è tornato sui concetti fondamentali, a ricordarci come la casa moderna, la Smart Home, continua a comporsi di stanze. La stanza come concetto, fulcro e motore del cambiamento, che diventa anche il luogo di nuove relazioni tra persone, ma anche tra persone e animali, piante e oggetti. 

Ed è proprio sulle nuove relazioni che si può costruire un nuovo concetto di casa, che non sia semplicemtne un ammucchiare oggetti tecnologici, ma uno sforzo per realizzare una nuova visione. Uno sforzo a cui molti stanno partecipando, compresa Samsung, che ha tenuto l’evento milanese che ha ispirato questo articolo. L’importante, prima di tutto, è riuscire ad averla, la visione giusta. 

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Valerio Porcu

Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.