Facebook diventerà a pagamento!? Lo dicono loro stavolta (sul serio)
Facebook ricicla la strategia dello spam
Con l'arrivo di iOS 4.5 è arrivato anche il nuovo App Tracking. O meglio, non è tanto nuovo perché anche prima gli utenti iOS potevano scegliere di bloccare il tracciamento da parte delle singole applicazioni. La novità è che adesso, invece, sono le app a dover chiedere il permesso.
L'aggiornamento si chiama app tracking transparency e per alcune aziende significa perdere denaro. Tra queste c'è Facebook, la cui preoccupazione si spiega facilmente: se non potrà più controllare gli utenti anche fuori da facebook, non potrà più vendere pubblicità ai prezzi attuali. E il fatturato ne risentirebbe.
L'idea è quindi di chiedere alle persone, agli utenti iPhone in particolare, di concedere quella specifica autorizzazione. Ci si aspetta che succeda però l'esatto contrario: se mi trovo davanti un'app che vuole tracciare il mio comportamento online, molto probabilmente dirò di no.
Ed che Facebook si è inventata un avviso pop-up per gli utenti, per spiegare le proprie ragioni e convincere le persone. Tutto normale? Forse, ma fino a un certo punto.
Già perché tra le "spiegazioni" si legge anche che l'obiettivo è "mantenere Facebook gratuito". E lo stesso messaggio è ripetuto anche per Instagram.
Facebook, cioè, sta facendo come quelle catene che girano ogni tanto proprio .... su Facebook. Dicono che "per evitare che Facebook diventi a pagamento devi copiare e incollare questo messaggio...", tutti le abbiamo viste almeno una volta.
Ora però è la stessa Facebook a immaginare che il social network diventi a pagamento.
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Ma è una minaccia credibile? Facebook potrebbe davvero decidere di chiedere a tutti a noi un abbonamento? Sarebbe una mossa dettata dalla disperazione, e la maggior parte delle persone probabilmente si rifiuterebbe. Ma magari con i pochi clienti paganti l'azienda potrebbe reinventarsi in qualcosa di nuovo. Dopotutto esistono diversi social network più piccoli e specifici che riescono a sopravvivere.
App tracking e app transparency, cos'è e cosa vuole dire
iOS 14.5 mette ognuno di noi in grado di bloccare le applicazioni e impedire loro di raccogliere e condividere informazioni sulle nostre attività con iPhone. L'applicazione deve ottenere il permesso per farlo, altrimenti iPhone impedisce la raccolta di dati.
Si parla di ciò che facciamo quando non stiamo usando quella specifica applicazione. Mentre usiamo Facebook, invece, può raccogliere le informazioni che vuole.
Apple, inoltre, proibisce agli sviluppatori di offrire incentivi agli utenti affinché diano l'autorizzazione. In caso di violazione, l'app sarà bannata dall'App Store.
Il punto della discordia è che questa nuova politica impatta direttamente sui profitti delle app stesse. È il mercato pubblicitario: più cose si sanno di una persona e più precisa sarà la pubblicità che gli si può mostrare, e quindi la sua attenzione si può rivendere a prezzi maggiori.
Facebook, poi, dipinge un problema per le piccole e medie imprese. Se all'interno di Facebook gli annunci saranno meno precisi, allora gli inserzionisti (la pizzeria sotto casa oppure un Bed&Breakfast a 500 chilometri) potrebbero soffrirne, perché non riusciranno a raggiungere i loro clienti ideali. Il che è probabilmente vero, così come lo è il fatto che magari questi inserzionisti potrebbero decidere che non vale più la pena di spendere il loro budget pubblicitario su Facebook.
Ed ecco perché Facebook sta facendo un'opposizione così fiera. Ma nemmeno loro, probabilmente, saranno in grado di far cambiare idea ad Apple.
Da una parte l'azienda di Cupertino non fa mai marcia indietro su cose del genere. E dall'altra Tim Cook ha sempre sottolineato come la maggiore privacy sia in effetti il grande valore aggiunto per chi sceglie iPhone, iPad e Mac. iOS 14.5, dunque, è coerente con la politica di Apple finora.
Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.