Batterie rinnovabili? In futuro verranno prodotte usando gusci di granchio

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(Immagine:: By Kalyani Patake - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49767498)

Quando si parla di materiali rinnovabili, spesso si pensa a qualche strano composto chimico inventato da ignoti scienziati in qualche laboratorio. In realtà i materiali forniti dalla natura sono già molto efficienti da questo punto di vista, e l’ambiente è in grado di digerire autonomamente tutti i composti biologici senza lasciare tracce o inquinamento.

Su questo principio si basa la ricerca di alcuni scienziati, coinvolti in un progetto per studiare le sostanze chimiche presenti nei gusci di granchi e aragoste e riuscire a creare una nuova generazione di batterie eco-friendly.

Lo studio si è svolto nel Centro per i materiali innovativi dell’Università del Maryland ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Matter.

Stando a quanto si legge nel documento, le batterie agli ioni di litio possono impiegare centinaia di anni per disgregarsi completamente, inoltre sono corrosive e infiammabili, e ciò le rende pericolose sia durante l’utilizzo che nel periodo successivo.

Per questa ragione, il suo team starebbe lavorando allo sviluppo di un tipo di batteria innovativa, capace di sfruttare un materiale di scarto come la chitina per creare un nuovo tipo di elettrolita di origine naturale. La chitina si trova nei crostacei, ma anche negli insetti e in alcuni tipi di funghi ed è un sottoprodotto di scarto dell’industria alimentare, quindi disponibile in notevoli quantità.

Secondo lo studio, combinando un materiale innocuo quale lo zinco al composto derivato dalla chitina, sarebbe possibile realizzare un tipo di batteria sicura ed economica, oltre che totalmente compatibile con l’ambiente.

Dal punto di vista dell’efficienza, inoltre, la batteria creata in laboratorio risulterebbe essere anche estremamente efficiente. Infatti sarebbe in grado di superare i 1000 cicli di carica/scarica, garantendo ancora un’autonomia del 99,7%. Il numero di cicli di carica/scarica funziona come un benchmark per indicare la resistenza all'usura delle batterie e poterle confrontare tra loro.

Secondo lo scienziato, le batterie prodotte con il composto di chitina e zinco possono essere caricate e scaricate molte volte con correnti notevoli senza creare problemi di prestazioni. Inoltre, non sono infiammabili e possono essere smaltite naturalmente in 5 mesi senza contaminare il suolo, lasciando come materiale di scarto solamente lo zinco, che è riciclabile al 100% in altri prodotti.

Altri scienziati, cosiddetti “pari”, hanno commentato in maniera entusiastica lo studio portato avanti dal team del dott. Hu nel campo delle nuove batterie, ma ritengono che il vero test sarà la loro produzione in grande scala con l’utilizzo sul campo.

Per intenderci, esistono già batterie simili che vengono testate nei sistemi statici di accumulo di energia. Ci sono ancora dei passi avanti da fare nello sviluppo di batterie ecosostenibili, ed è perciò estremamente importante portare avanti studi come quello questo.


Fonte: The Guardian