AI e occupazione: milioni di posti di lavoro a rischio, cosa ci riserva il futuro?
Spazio ai lavori del futuro
Secondo un report diffuso da Goldman Sachs, circa 300 milioni di posti di lavoro potrebbero andare persi nei soli Stati Uniti a causa dello sviluppo dell'IA generativa.
"Se l'IA generativa continuerà ad avanzare di questo passo, il mercato del lavoro potrebbe subire una turbolenza significativa", ha dichiarato la banca d'investimento in una nota (PDF) pubblicata la scorsa domenica. Stando allo studio condotto da Goldman, circa due terzi dei posti di lavoro negli Stati Uniti sono esposti all'automazione da parte dell'AI.
Fortunatamente, la seconda parte del discorso assume toni meno catastrofici:
"Anche se l'impatto dell'AI sul mercato del lavoro sarà probabilmente significativo, la maggior parte dei posti di lavoro e dei settori sono solo parzialmente esposti all'automazione e quindi è più probabile che l'AI li integri, piuttosto che sostituirli".
Secondo le stime di Goldman Sachs, circa il 7% dei posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere sostituito dall'AI, il 63% sarà soggetto a un'integrazione e il 30% non ne risentirà affatto. Questo vuol dire che il 93% dei lavoratori trarrebbe vantaggio dalle AI e circa un terzo di questi continuerebbe a lavorare come ha sempre fatto.
Sempre secondo Goldman, le intelligenze artificiali rappresentano "un importante progresso con effetti macroeconomici potenzialmente importanti". Come evidenzia il report, l'adozione diffusa dei sistemi AI generativi potrebbe aumentare il valore totale dei beni e dei servizi creati a livello mondiale del 7% nei prossimi 10 anni.
Se fino a qualche tempo fa l'AI era relegata a una nicchia di applicazioni utilizzate dagli addetti ai lavori, l'arrivo dei chatbot gratuiti come ChatGPT ha totalmente ribaltato la situazione, accelerando il processo di diffusione della tecnologia e rendendola familiare a miliardi di persone in tutto il globo.
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Da quel momento in poi, le Big Tech hanno cercato di capitalizzare questa scoperta. Microsoft ha annunciato una partnership multimiliardaria con OpenAI per portare la tecnologia ChatGPT sul motore di ricerca Bing e promuovere il suo browser Edge. Google, che produce il motore di ricerca più popolare al mondo, ha risposto presentando Bard, il rivale diretto di ChatGPT.
Microsoft sta già utilizzando il motore GPT-4 sia per le ricerche su Bing, che per altri servizi come le e-mail e i programmi della suite Microsoft365. Lo stesso vale per Google, che sta gradualmente implementando funzioni AI, come la scrittura generativa, all'interno della sua suite di applicazioni per il lavoro.
Citando uno studio secondo il quale circa il 60% della forza lavoro svolge professioni che non esistevano nel 1940, Goldman ha previsto che un quarto di tutte le mansioni svolte negli Stati Uniti e in Europa potrebbe diventare totalmente automatizzato dall'AI. Negli Stati Uniti, le posizioni di supporto amministrativo e d'ufficio sono quelle più a rischio di sostituzione (46%), seguite da quelle legali (44%) e da quelle di architettura e ingegneria (37%).
Stando al report, i lavori con la minore esposizione all'AI sono quelli di pulizia e manutenzione, di installazione e riparazione e di costruzione.
Analisi: c'è la luce in fondo al tunnel
Detto questo, vogliamo fare una piccola riflessione basandoci sui numeri forniti da Goldman. Se da un lato può sembrare catastrofico pensare che il 7% dei lavoratori che vivono negli States possa perdere il posto di lavoro a causa delle AI, dall'altro bisogna considerare che lo sviluppo e il perfezionamento delle AI richiedono tanto lavoro e contribuiranno a generare nuove posizioni legate al settore in modo più o meno diretto.
Nei prossimi anni, ad esempio, nasceranno nuovi lavori che pur non essendo direttamente collegati allo sviluppo delle AI ne faranno uso in ambito creativo. Basti pensare al rapido sviluppo che stiamo vedendo nel mondo fotografico/pubblicitario, con AI generative in grado di produrre immagini complesse in pochissimi secondi con il solo input testuale dell'utente. Lo stesso vale per la scrittura dei testi, per la composizione di brani musicali e per molte altre attività che possono trarre spunto dall'intelligenza artificiale e dalla sua capacità di pescare informazioni e dati da un database praticamente infinito.
Piuttosto che allarmarci pensando solo ai lati negativi, vogliamo riporre le nostre speranze nell'AI e nella sua potenzialità. Starà ai governi nazionali rendere dolce il passaggio ed evitare che una parte della società rimanga tagliata fuori, integrando gradualmente i sistemi AI e tutelando coloro che risentiranno in modo diretto della sua diffusione.
- Fonti: cnet
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.