La gente usa TikTok per informarsi, ed è una pessima cosa

TikTok and YouTube apps side-by-side on an iPhone
(Immagine:: Shutterstock / Koshiro K)

Viviamo in un'epoca storica caratterizzata da un sovraccarico di informazioni, e l'ultima novità è che parecchia gente cerca di tenersi informata usando TikTok, il feed di Twitter e altri social.

La natura di un contesto informativo simile, caratterizzato dall'immediatezza e la rapidità con cui si può recepire una mole non indifferente di notizie, è terreno fertile per la disinformazione, perché non c'è modo che l'utente medio si fermi e dica "ehi, aspetta un attimo" e verifichi le veridicità di tutti i video e i post in cui incappa. 

La natura di questi strumenti, soprattutto TikTok, è esplicitamente contraria all'idea di buona informazione. Bisognerebbe fermarsi un attimo, riflettere, controllare. Queste app invece di fanno correre, passare velocemente da un contenuto all'altro. Ma ciò che hai visto e sentito, spesso, ti resta in testa come una verità

L'app di TikTok, disponibile solo dal 2016, ha rapidamente scalato la classifica mondiale dei social più diffusi, diventando la più scaricata del 2021 e totalizzando i guadagni più alti del mondo nella prima metà del 2022. La sua notorietà è diffusa soprattutto tra gli utenti più giovani, ma non solo. Al di là dei benefici che influencer e content creator riescono a trarre dalla pubblicazione di contenuti originali, TikTok è molto usato anche per la divulgazione in moltissimi ambiti: quello scientifico, medico, politico, e chi più ne ha più ne metta.

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I tempi in cui l'unico mezzo "tecnologico" per svagarsi e informarsi era guardare la TV, e il massimo rischio che si correva era di venire tartassati da qualche minuto di pausa pubblicitaria, sono molto lontani. Data l'enorme quantità di video brevi che circolano su TikTok (e non solo, considerando che anche Meta ha deciso di importare lo stesso approccio su Facebook e Instagram, così come Google su YouTube), il rischio di incappare in fake news e informazioni fuorvianti è sempre più alto.

Vi è mai capitato di scorrere dal vostro smartphone TikTok, oppure i reel di Instagram, e pensare che non è esattamente il posto dove vi aspettereste di trovare medici e politici? Non avete tutti i torti: un social nato per l'intrattenimento non è esattamente il luogo adatto dove fare informazione o propaganda, eppure viviamo in un periodo storico in cui un medico trova una buona idea propinare cure e consigli generalizzati in un video di poche manciate di secondi, con tanto di balletto e audio virale in sottofondo, magari addirittura indossando il camice.

Qualcuno potrebbe dire che questo è semplicemente il risultato di un'evoluzione naturale, con le figure professionali che si stanno adattando a un nuovo modo di fare e cercare informazione, ma un modus operandi simile denota più che altro una scarsa professionalità.

Prendiamo per esempio le ultime elezioni politiche: nel mese di settembre su TikTok ha spopolato un test che, rispondendo sì o no a poche semplici domande, indirizzava l'utente al partito più vicino ai suoi ideali. Chissà quanti neo diciottenni si sono affidati a questo test per votare per la prima volta, invece di cercare qualche fonte più esaustiva e affidabile per comprendere i programmi elettorali.

Non bisogna infatti dimenticare che su TikTok bazzicano molti giovanissimi, oltre a persone più avanti con l'età e spesso poco pratiche con la tecnologia. E il problema di fare e cercare informazioni su TikTok non è legato solo alle notizie ingannevoli o fuorvianti, ma anche alla semplice superficialità: ormai TikTok per molti utenti (secondo alcune ricerche, il 40% dei giovani tra i 18 e i 24 anni) sostituisce il motore di ricerca di Google.

Non stiamo dicendo che Google sia sempre il mezzo giusto per informarsi, e sicuramente fare una ricerca digitando i propri sintomi non sostituisce una visita da un medico in carne e ossa, ma in certi ambiti è senz'altro più esaustivo. Se parliamo degli ultimi temi caldi, come la pandemia di COVID-19, l'invasione della Russia in Ucraina e le elezioni presidenziali negli USA, secondo NewsGuard Google fornisce informazioni più approfondite, affidabili e di qualità superiore.

Questo trend è la risposta alla continua ricerca delle nuove generazioni di contenuti più relazionabili e immersivi, fruibili velocemente e con poco sforzo. Tuttavia, gli analisti hanno trovato che almeno il 20% dei video su TikTok contiene informazioni false o fuorvianti. In molti casi, ingannare le persone non è così difficile, anche senza l'ausilio di tattiche o piani d'azione complessi. 

Ma tante volte "basta saperlo". Già essere consapevoli che qualcuno potrebbe raccontarvi delle falsità, visto che ce ne sono parecchie in giro, è un buon primo passo. 

Tendenzialmente, la policy dei social network è di rimuovere o segnalare i contenuti che potrebbero essere fuorvianti o contenere informazioni false. Nonostante le linee guida in linea teorica impediscano la pubblicazione di fake news che potrebbero essere dannose e si cerchi di verificare la veridicità dei contenuti che vengono pubblicati, il dilagare di migliaia di nuovi video ogni giorno rende impossibile l'intercettazione di tutte le notizie false.

Le aziende dietro i social media si avvalgono sia di revisori umani che dell'intelligenza artificiale per moderare quanto possibile i contenuti problematici, tramite l'applicazione di "etichette" virtuali che mettono in guardia dalle informazioni non ufficiali su alcune tematiche delicate, come i vaccini e le elezioni politiche. Tuttavia, controllare video che integrano audio, testo e immagini è più difficile rispetto a un tweet o un post.

Un video più o meno breve può raccontare solo una parte della storia, tralasciando buona parte del contesto, proprio per la sua natura di materiale fruibile in pochi secondi o minuti.

Ad agosto, per esempio, è stata smentita la veridicità di un video di 40 secondi in cui Barack Obama sembrava promuovere la diffusione di notizie false, con tanto di linee guida su come procedere. In realtà, questo video è uno spezzone decontestualizzato di un discorso più ampio, durante il quale Obama si stava schierando contro la disinformazione, analizzando le tattiche utilizzate dai regimi autoritari per diffondere informazioni false. Non è difficile modificare un video, in modo da far sembrare che si dica l'esatto contrario rispetto all'originale; ed è semplice anche senza usare l'intelligenza artificiale e il deep fake. 

Quando gli utenti condividono i video sui social, il contesto originale dei video può perdersi e non essere chiaro a chi li vede successivamente. Questo succede soprattutto con i TikTok, il cui audio talvolta viene "innocentemente" remixato e riutilizzato in altri video per scherzo o per creare dei meme.

Sfortunatamente, non a tutti è chiaro che certi video vanno intesi come una battuta, e faticano a distinguere tra video veri e ironici. In questo caso può essere utile risalire a chi ha postato il video originale o chi ha campionato l'audio per capirne il contesto.

Statisticamente, tendiamo a credere di più alle notizie false contenute nei video piuttosto che ai contenuti testuali proprio perché siamo propensi a fidarci di qualcosa che può possiamo vedere con i nostri stessi occhi.

Con l'ausilio dell'effetto green screen, grazie al quale i content creator possono filmarsi mentre parlano con le immagini più disparate sullo sfondo. Queste possono essere caricate e usate a piacimento e, naturalmente, falsate. Un buon metodo per verificare se sono vere o meno è fare una ricerca per immagini su Google.

Insomma, i metodi per inquinare i contenuti presenti sulle piattaforme social più famose sono infiniti, e alcuni quasi insospettabili. Nonostante l'impegno e le risorse impiegate dalle aziende per arginare il problema, il pericolo della cattiva comunicazione è all'ordine del giorno.

Oggi più che mai, è difficile trovare un equilibrio tra libertà di opinione ed espressione e salvaguardia dell'integrità delle informazioni. Quello che possiamo fare dalla parte di consumatori di materiale multimediale, è spendere sempre qualche minuto in più per verificare le fonti e le informazioni lampo a cui ci esponiamo continuamente, senza accontentarci di scorciatoie comode e troppo brevi.

Giulia Di Venere

Giulia Di Venere è Editor Senior per TechRadar Italia e lavora con orgoglio al progetto da quando è nato.

Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è una grande appassionata di cinema, libri, cucina e cinofilia.

Da sempre considera la scrittura lo strumento più efficace per comunicare, e scrivere per fare informazione, ogni giorno, è per lei motivo di grande soddisfazione.

Copre una grande varietà di tematiche, dagli smartphone ai gadget tecnologici per la casa, gestendo la pubblicazione dei contenuti editoriali e coordinando le attività della redazione.

Dalla personalità un po’ ambivalente, ama viaggiare tanto quanto passare il tempo libero nella tranquillità della propria casa, in compagnia del suo cane e di un buon libro.