Recensione Death Stranding

Guarda il tramonto

Death Stranding review
Editor's Choice
(Image: © Kojima Productions)

TechRadar Verdetto

Death Stranding propone un design a dir poco ambizioso, che combina performance incredibili con una struttura narrativa davvero originale. Alla premessa, apparentemente monotono, segue un’evoluzione che catapulta il giocatore in uno scenario che si trasforma gradualmente da ordinario a straordinario. I singolari tratti che ne caratterizzano la trama fanno di Death Stranding un gioco particolarmente significativo, soprattutto se collocato in questo momento storico/culturale.

Pro

  • +

    Grafica abbagliante

  • +

    Vero coinvolgimento emotivo

  • +

    Meccanica complessa ma intuitiva

  • +

    Recitazione coinvolgente

  • +

    Narrativa coerente

Contro

  • -

    Il combattimento inizia fiacco

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Review Information

Platform: PlayStation 4

Time played: 42 hours

Introduzione

Dopo anni di chiacchiere, trailer, confuse indiscrezioni della stampa, cameo di celebrità e speculazioni generali sulle aspettative di Death Stranding, finalmente lo abbiamo provato. Il gioco AAA di Hideo Kojima (l’autore della serie Metal Gear Solid) ha suscitato molto clamore e abbiamo volutamente omesso la maggioranza dei dettagli narrativi in questa recensione, per evitarvi degli spoiler. Pensiamo che sia valsa la pena aspettare tre anni dal suo primo annuncio.

Il poeta inglese Percy Bysshe Shelley, ha discusso una volta della maestà senza umanità del Monte Bianco, descrivendo le montagne come "popolate solo dalle tempeste" - un luogo non contaminato dal contatto umano, nevicate incontaminate dalla nostra impronta vanagloriosa. 

Queste idee sono così intrinseche nella natura meditativa di Death Stranding che suscitano una calma malinconia, una riflessione inquisitoria sulle azioni che dovremo scegliere di compiere di volta in volta nel videogame.

Death Stranding review

(Image credit: Kojima Productions)

La forza che evoca questo seducente senso di malinconia è radicata nella pervasiva solitudine del fattorino Sam Porter Bridges, un emarginato per scelta senza legami con il mondo o con le persone.

Bridges vive in un'America spezzata per effetto del misterioso fenomeno noto come Death Stranding, che ha portato alla completa dissoluzione della società. Dalle ceneri, istituzioni ben intenzionate tentano di ricollegare il paese espandendo un curioso sistema di comunicazione chiamato rete chirale, dove i facchini consegnano merci a stazioni remote in cambio del reclutamento come membri della nuova UCA (United Cities of America).

Tuttavia, quando la rete inizia a colmare le lacune formate sulla scia del Death Stranding, l'aumento dello strano materiale noto come "chiralium" provoca strani fenomeni ambientali che affliggono il mondo. Ciò porta a un aumento dell'attività aliena di BT, e un aumento dei fattorini canaglia noti come MULE. Le motivazioni di persone apparentemente buone si fanno confuse, mentre il terrorista Homo Demens inizia a far emergere i mostri interni di ciascuno di noi.

Death Stranding review

(Image credit: Kojima Productions)

Le prime ore di gioco sono piuttosto confuse, con ogni rivelazione che innesca nuove ambiguità. L'inizio chiede principalmente di attraversare terreni accidentati mantenendo intatto il carico delicato. Mentre attraversiamo abissi impraticabili e fiumi sinuosi, la discesa involontaria nella solitudine viene giustapposta con una solennità che, nonostante tutto, risulta piuttosto accogliente.

Inizierete a rimuginare, persino a meditare, sul presente, durante il cammino per questo mondo desolato ma pericoloso. La storia fa leva sull’aspetto emotivo per coinvolgervi sin da subito; l’esperienza diventa sempre più lineare man mano che avanzate con la trama. Rispetto ad altri titoli open-world potrete esplorare immediatamente il mondo di gioco. All’inizio il gameplay vi consente di giocare liberamente in un mondo aperto, disseminato di missioni secondarie e segreti nascosti che scoprirete nelle fasi più avanzate del gioco.

Il tema chiave di Death Stranding è la speranza: la tristezza generata da un mondo decadente, che alla fine porta alla consapevolezza che la resa incondizionata è impraticabile per l’essere umano.

La speranza è parte dell’uomo, il motore che ci permette di vincere le avversità. E così questa parodia distopica che ha inghiottito ingiustamente innumerevoli innocenti è sempre presente, ma come un motivo per perseverare piuttosto che arrendersi. É l’unica motivazione che vi spinge ad arrancare e superare le tragiche situazioni con le quali dovrete avere a che fare, cercando di cambiarle con il scopo di rendere lo stato delle cose migliore.

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(Image credit: Kojima Productions)

L'intera esperienza di Death Stranding è profondamente cinematografica. I personaggi vengono introdotti come in un film. Persino le singole inquadrature sembrano studiate per trasmettere l’empatia dei dialoghi.

È facile assegnare ad un gioco di questo calibro il tag "splendide immagini", ma Death Stranding se lo guadagna davvero, non per realismo, frame rate o qualità visiva, ma per l’unicità stilistica e tonale. Questo titolo, proprio come i giochi Metal Gear in passato, è un'evoluzione dell'estetica, una maturazione nella forma, straziantemente affascinante e seducente.

Prendete, ad esempio, la scena iniziale in cui un uccello viene violentemente trascinato nelle grinfie della morte: è colpito da Timefall, un misterioso fenomeno che fa invecchiare rapidamente tutto ciò con cui entra in contatto.

La critica ambientale presentata da Death Stranding è coraggiosamente insensibile e mostra una natura molto crudele, più di qualsiasi altro nemico. In effetti potete evitare tale violenza con un approccio stealth in qualsiasi scenario: la pioggia sarà il vostro nemico più infido, insieme alle creature extraterrene conosciute come BT.

Giù le armi 

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(Image credit: Kojima Productions)

Il combattimento con i BT è molto più interessante del combattimento con gli umani; gli scontri con queste creature diventano soddisfacenti a metà del gioco. Prima di allora,l’unico modo per danneggiarli sarà quello di scagliare contro di loro granate che contengono il vostro stesso sangue o usare una pistola particolare con proiettili infusi nel vostro sangue.

Questi scontri richiederanno molto tempo, almeno fino a quando non svilupperete una nuova funzionalità per “le manette” - con la quali potete accedere alle informazioni sulla merce trasportata, sulle missioni, conoscere la mappa del mondo e ricevere messaggi - che vi consentirà di avvicinarvi furtivamente ai BT ed eliminarli tagliando loro i cordoni ombelicali, recidendo così il loro unico legame con la realtà

I BT, tuttavia, sono invisibili. L'unico modo per percepirli è fare affidamento sul BB, il dispositivo inserito nella tuta del fattorino. Questo BB, o bridge baby, è un ponte tra i vivi e i morti, come lo definisce Guillermo Del Toro, e ha la funzione di alimentare un dispositivo radar attaccato alla spalla del protagonista, che inizia a ronzare ferocemente in presenza di un BT.

Trattenendo il respiro e avanzando con cautela, sarete in grado di avanzare senza allertare i BT e, con i gemelli potenziati, avrete la possibilità di tagliare loro il cavo ombelicale spedendoli in un viaggio di sola andata per “l’inferno”.

Monotonia in sublimità 

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(Image credit: Kojima Productions)

Ciò che rende Death Stranding davvero speciale, tuttavia, non ha nulla a che fare con il combattimento. Sulla scia di innumerevoli videogame apocalittici, Death Stranding promuove una straordinaria “monotonia”. Siete letteralmente un fattorino, incaricato di trasportare merci da una stazione all'altra. 

Dovrete gestire il carico in modo da bilanciarlo, troppo peso alla vostra sinistra e sarete costretti ad utilizzare costantemente il grilletto destro per mantenervi stabili, rallentando i progressi e finendo quasi certamente col cadere, danneggiando il carico e riducendo la quantità di “Mi Piace”, una sorta di valuta di livellamento assegnata da altri giocatori e NPC, che si riceve al termine della missione.

Questa costante necessità di bilanciamento, rende significativa ogni traversata. Non potrete semplicemente tenere lo stick analogico in avanti mentre bevete una tazza di caffè. Cadrete inevitabilmente. Questo, insieme all'uso necessario dello scanner attaccato alla spalla, rende lo studio del terreno un'impresa essenziale prima di una spedizione.

Man mano che avanzerete nel gioco, avrete gradualmente accesso a nuove procedure di pianificazione come le previsioni meteorologiche, che renderanno i percorsi meno pericolosi ma stranamente accattivanti. In poco tempo, vi ritroverete a utilizzare le funzioni topografiche della mappa, premendo il touchpad e inclinando il controller per analizzare l'altezza e la durezza del terreno;Dovrete inoltre imparare a sfruttare al meglio i metodi per evitare attivamente il Timefall, rimanere fuori dai territori dei MULE ed evitare i BT.

Nessuno vi obbliga a farlo, ma se volete evitare di danneggiare il vostro carico è la scelta consigliata.

Death Stranding è meticolosamente intricato, ma mantiene in qualche modo sistemi funzionali. L'interfaccia utente non è invadente nonostante la quantità di informazioni mostrate. Nuove meccaniche e feature vengono introdotte regolarmente in tutto il gioco.

Connessioni invisibili 

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(Image credit: Kojima Productions)

Ogni oggetto messo a disposizione si rivelerà fondamentale durante i viaggi e la permanenza online delle strutture rende il loro posizionamento ancora più importante. Ad esempio, una scala posizionata nel vostro mondo apparirà nei mondi di altri giocatori e potrebbe servire ad un “collega” bloccato in un valico. 

Per questo, il fattorino in questione potrebbe premiarvi con tutti i “Mi piace” che ritiene opportuno darvi, aumentando il vostro grado e avvicinandovi sempre di più al prestigioso titolo di "The Great Deliverer".

Dopo aver terminato Death Stranding, potrete continuare a creare strutture nelle prime mappe del gioco, aiutando i nuovi arrivati ​​a partire per la loro ricerca per collegare l'America. È una meccanica affascinante, poiché posizionare strutture e lasciare segnali di avvertimento o incoraggiamento sono gli unici componenti online a vostra disposizione. 

La storia di Death Stranding è apparentemente contorta; solo alla fine comprenderete le trame e sottotrame che Kojima ha sapientemente intrecciato. Quasi tutti i suoi personaggi sono profondamente affascinanti, con l'eccezione di una relazione che non colpisce il segno, più per l’alta qualità generale delle altre che per mancanze legate alla storia in sé.

I personaggi sono tutti interpretati in modo superbo, con attori del calibro di Norman Reedus, Lea Seydoux e Guillermo Del Toro che dirigono lo spettacolo; Troy Baker è, come sempre, spettacolare. L'intera narrativa è cucita insieme come una maestosa trapunta, ogni singolo filo ha il suo significato di uguale peso. È un'odissea emotiva, in cui le parti opache servono solo a ingannarvi prima del climax.

Conclusioni

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(Image credit: Kojima Productions)

Death Stranding è un gioco che non stuzzicherà la vostra fantasia; lo definiremmo un thriller Sci-fi post-apocalisse. Sulla carta non dovrebbe funzionare. Un fattorino, un mondo in rovina, un complotto terroristico. Nell'esecuzione, tuttavia, è riuscito, la storia sembra un film da Cannes.

È un gioco, un'esperienza, in cui l'introspezione nasce affrontando inutilmente il macrocosmo di un mondo in decomposizione. È una storia in cui la disperazione è la fonte e l'avversario da battere. Death Stranding è un'esclusiva Sony PS4 ma arriverà anche su PC a metà 2020.

Cian Maher

Cian Maher is the associate Editor at TheGamer. He is a freelance reporter with work in The Guardian, The Washington Post, Techradar, The Irish Times, The Verge, VICE, WIRED, Ars Technica, MTV, Eurogamer, VG247, Polygon, GameSpot, Rock Paper Shotgun, IGN, Variety, Red Bull, Gamasutra, PC Gamer, SYFY, and more. First Class Honours BA in English Studies from Trinity College Dublin.