Libri scolastici, extra tassa se lo compri usato? Si può con gli NFT

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(Immagine:: 123RF)

Pearson, un editore di libri scolastici presente anche in Italia, starebbe considerando l'idea di trasformare i libri (o parte di essi) in NFT. L'obiettivo è guadagnare il più possibile anche dalla compravendita di libri usati. Oppure è una boutade senza capo né coda, fate voi. 

Sì perché da una parte gli editori sono come praticamente chiunque altro: detestano il mercato dell'usato, perché c'è una persona che compra un prodotto ma il produttore non ci guadagna nulla. 

Dall'altra però i libri digitali e i servizi in abbonamento già risolvono il "problema". Un libro digitale, con tutti i suoi bravi DRM, non si può rivendere ad altri. 

Comunque sia, il CEO di Pearson Andy Bird crede che gli NFT potrebbe aiutare gli editori a monetizzare il mercato dell'usato. Lo riporta Bloomberg, ma non è chiaro se ci sono piani precisi a riguardo. 

Bird ricorda che un libro usato si può rivendere molte volte, ma "noi partecipiamo solo alla prima vendita". E poi aggiunge che "tecnologie come la blockchain e gli NFT ci permettono di partecipare a ogni vendita di un certo prodotto nel suo ciclo di vita". 

Non è necessariamente una cosa negativa, perché se un ebook diventa un NFT tracciabile, allora, magari si può anche pensare di rivenderli. Una cosa che ad oggi non è possibile. 

D'altra parte però più i prodotti diventano digitali, e meno diritti abbiamo come consumatori. Un libro di carta si può rivedere, regalare o prestare, senza dover rendere conto a nessuno. Un libro digitale, invece, è limitato: se voglio prestarlo devo cedere tutto l'account relativo (e non fatemi parlare della migrazione tra account diversi). 

C'è anche da considerare il fatto che di NTF e di blockchain, in genere, si parla a sproposito. E questo potrebbe essere uno di quei casi: il controllo sulla proprietà digitale, infatti, di sicuro non richiede un sistema decentralizzato. Anzi, è praticamente impossibile che una società privata come Pearson decida di usare un sistema simile, invece di un database chiuso su cui ha il pieno controllo. Tanto alla fine il risultato si ottiene ugualmente. 

Secondo Adi Roberston su The Verge, però, l'uso di blockchain potrebbe servire a creare un sistema antipirateria più solido e affidabile. Per gli studenti e i lettori del mondo, dunque, sarebbe più difficile rimuovere i DRM e far circolare i test. Una cosa che oggi invece è relativamente comune. 

In ogni caso, l'argomento non riguarda solo i libri. Ogni volta che compriamo qualcosa, il dilemma si ripresenta: se è un bene fisico, di solito lo possiamo dare a qualcun altro, che sia una mela o una camicetta.

Con i beni digitali, invece, non siamo proprietari. È più una specie di "noleggio a vita" (o finché il fornitore vuole), perché ciò che acquistiamo e una licenza d'uso senza scadenze. Il film comprato da Google o Apple, dunque, non lo posso rivendere; è vincolato al mio account, e da lì non può uscire.

E poi ci sono i beni "semidigitali", come gli smartphone, i computer o le automobili. In alcuni casi è possibile fare un reset del dispositivo e rivenderlo come faremmo con il tavolo della cucina. 

Altre volte invece ci sono dei limi: per esempio, potete rivendere la vostra Tesla, ma il nuovo proprietario dovrà ricomprarsi eventuali pacchetti aggiuntivi, come per esempio l'Autopilot. 

Immagine di copertina: 123RF

Valerio Porcu

Valerio Porcu è Redattore Capo e Project Manager di Techradar Italia. È da sempre ossessionato dai gadget e dagli oggetti tecnologici che cambiano la nostra vita quotidiana, e dai primi anni 2000 ha deciso di raccontarla. Oggi è un giornalista con anni di esperienza nel settore tecnologico, e ha ancora la voglia di trovare le chiavi di lettura giuste, per capire davvero in che modo la tecnologia può rendere migliore la nostra vita quotidiana.