App Store di Apple ha violato le regole sulla concorrenza, secondo l'UE
La CE ha pubblicato l'opinione preliminare sulle pratiche dell'App Store
Secondo l'Unione Europea, l'App Store di Apple ha violato le normative sulla concorrenza e potrebbe concorrere all'aumento dei costi a carico dei consumatori, citando come esempio il mercato della musica in streaming.
Dal lancio nel 2008, l'App Store è l'unico modo a disposizione degli sviluppatori per distribuire software su iPhone e iPad. Inoltre, per essere presenti sullo store, occorre sottoporre la propria candidatura a Apple e accettare le relative Condizioni.
Questo sistema di approvazione mette Apple nelle condizioni di avere l'ultima parola sulle candidature da approvare e, dunque, sulle app da rendere disponibili su iOS, mentre gli sviluppatori sono costretti a pagare una commissione del 30% su ogni vendita delle proprie app e degli acquisti al loro interno come articoli digitali (ad esempio la valuta virtuale utilizzata nei giochi) o abbonamenti.
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L'indagine UE sull'App Store
Più di uno sviluppatore ha manifestato la propria frustrazione circa queste pratiche, inoltre la Commissione europea ha deciso di avviare delle indagini dopo un reclamo presentato l'anno scorso da Spotify.
Nella relativa "comunicazione degli addebiti", la CE ha comunicato a Apple la propria opinione preliminare, secondo cui l'azienda avrebbe distorto la concorrenza all'interno del mercato dello streaming richiedendo agli sviluppatori di utilizzare il meccanismo di acquisto nelle app e imponendo limitazioni alla possibilità degli sviluppatori di informare gli utenti circa l'esistenza di modalità di acquisto alternative e più economiche.
"Gli app store svolgono un ruolo di primo piano nell'odierna economia digitale. Oggi possiamo fare acquisti, accedere a notizie, musica o film tramite app anziché accedere a siti web", dichiara il vicepresidente esecutivo Margrethe Vestager, responsabile delle normative sulla concorrenza.
"I dati preliminari in nostro possesso indicano che Apple limita e definisce l'esperienza d'uso degli utenti di iPhone e iPad tramite l'App Store. Attraverso Apple Music, inoltre, l'azienda concorre con altri fornitori di servizi di streaming per la musica. Imponendo regole severe sull'App Store, che mettono in posizione di svantaggio i servizi di streaming musicale della concorrenza, Apple priva gli utenti della possibilità di scelta di servizi più economici per l'ascolto della musica in streaming, distorcendo dunque la competizione. Ciò avviene tramite l'imposizione ai concorrenti di tariffe elevate nell'App Store e il divieto di informare i clienti circa opzioni di abbonamento alternative".
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Adesso Apple ha la possibilità di rispondere a tali addebiti e la propria difesa si focalizzerà sulla vasta base di abbonati di Spotify, sulle vendite elevate e sui canali di distribuzione disponibili, nonché sulla possibilità di rientrare in campagne di marketing su vasta scala e di alto profilo, mirate a informare gli utenti sulle varie offerte attive.
"Spotify è diventato il più grande servizio musicale in abbonamento al mondo e siamo orgogliosi del nostro ruolo in tutto questo", ha dichiarato un portavoce di Apple a TechRadar Pro. "Spotify non paga a Apple alcuna commissione su oltre il 99% dei propri abbonati, versando solo una commissione del 15% sugli altri abbonati che hanno effettuato l'iscrizione tramite l'App Store".
"Al centro di questo caso, troviamo le richieste di Spotify, che vorrebbe avere la possibilità di pubblicizzare offerte alternative sull'app per iOS, una pratica che non è ammessa su alcuno store esistente. Ancora una volta, l'azienda vuole accedere a tutti i vantaggi dell'App Store, senza dover pagare per sfruttarli. Le argomentazioni della Commissione circa il caso di Spotify vanno in direzione opposta alla concorrenza leale".
In ogni caso, questa controversia potrebbe diramarsi al di là dell'ambito della musica. In tutto il mondo, i legislatori in materia di concorrenza (anche in Regno Unito e Stati Uniti) hanno avviato delle indagini su Apple a seguito di segnalazioni da parte di vari sviluppatori.
Fortnite non è più disponibile sull'App Store dall'anno scorso, dopo che Epic Games ha provato ad aggirare il sistema di acquisti nelle app di Apple, tanto che le due aziende si stanno ancora affrontando in tribunale.
Anche Google Play è stato oggetto di analisi, ma a differenza di iOS, Android consente l'inclusione di marketplace di terzi sulla piattaforma.
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Steve McCaskill is TechRadar Pro's resident mobile industry expert, covering all aspects of the UK and global news, from operators to service providers and everything in between. He is a former editor of Silicon UK and journalist with over a decade's experience in the technology industry, writing about technology, in particular, telecoms, mobile and sports tech, sports, video games and media.