Apple TV Plus verso un piano economico con pubblicità come Netflix, Disney e Amazon

Hands hold smartphone with Apple TV Plus logo, next to a MacBook with Apple TV Plus also on it
(Immagine:: Halfpoint / Shutterstock)

Di recente, Apple TV Plus ha aumentato i prezzi dei suoi abbonamenti per evitare di percorrere la stessa strada di Netflix, Prime Video e Disney Plus, ovvero proporre un piano base scontato ma pieno di pubblicità. Come abbiamo detto nella nostra recensione, Apple TV Plus è "uno degli ultimi baluardi dei servizi di streaming senza pubblicità ed economicamente vantaggiosi". Tuttavia, le cose potrebbero cambiare a breve.

Secondo Business Insider, Apple ha assunto diversi dirigenti pubblicitari proprio allo scopo di formulare un'offerta che includa degli annunci pubblicitari. L'assunzione più recente è quella di Joseph Cady di NBCUniversal, che ha lavorato per la rete come vicepresidente esecutivo della pubblicità e delle partnership, responsabile della pubblicità televisiva mirata e basata sui dati. Apple starebbe inoltre testando un nuovo strumento basato sull'intelligenza artificiale, simile a quello utilizzato da Meta e Google, per ottimizzare gli annunci sull'App Store.

Tra le ipotesi Apple, come Amazon, potrebbe introdurre la pubblicità nel suo livello di abbonamento standard o, come Disney, offrire un nuovo abbonamento più economico. In ogni caso l'approccio ha avuto successo per Netflix, che ha riferito che il numero di iscritti è aumentato considerevolmente nei mesi successivi al lancio del livello pubblicitario. 

Basta pubblicità!

Al netto di quanto detto finora, Apple TV Plus, pur con tutti i suoi vantaggi, non ha l'ampiezza di contenuti che hanno le piattaforme rivali - anche se va notato che di recente ha concesso in licenza 50 film da aggiungere al suo catalogo. Eliminando uno degli elementi premium - un'esperienza priva di pubblicità - Apple TV Plus potrebbe perdere parecchio consenso, motivo per cui le pubblicità comportano un rischio notevole per la reputazione del servizio.

Dal mio punto di vista, ritengo che ci siano tre problemi chiave con lo streaming finanziato dalla pubblicità. Il primo, ovviamente, è il modo in cui vengono inserite le pubblicità. In molti casi gli spot si infilano un po' a casaccio ovunque, interrompendo scene chiave e spezzando il ritmo in momenti inopportuni. Il secondo è che i contenuti disponibili nei livelli finanziati dalla pubblicità si riducono, perché non tutti i proprietari dei diritti vogliono che i loro spettacoli o film vengano mostrati insieme a pubblicità di detersivi e siti di cashback. Il terzo è che i livelli finanziati dalla pubblicità offrono in genere un'esperienza inferiore, ad esempio con una qualità dell'immagine ridotta e l'eliminazione di funzioni come il Dolby Atmos.

Apple potrebbe pensare di fare lo stesso, partendo da quello che attualmente è un servizio premium e offrendo un'opzione più economica ma qualitativamente inferiore. Spero di no, ma non sono sicuro che la Apple di oggi sia così attenta all'esperienza dell'utente finale come la era un tempo: basta aprire l'App Store per vedere annunci pubblicitari che spuntano nei risultati di ricerca facendo guadagnare Apple, ma peggiorando l'esperienza di ricerca. 

Da tempo si dice che Apple non ha bisogno di fare la guerra con i concorrenti perché non si occupa di contenuti, ma di dispositivi: ogni abbonato all'Apple TV Plus è un potenziale o effettivo acquirente di hardware Apple, e ovviamente Apple produce alcuni dei migliori margini di guadagno nel settore dell'hardware. Tuttavia viviamo in un mondo dove il guadagno domina su tutto, quindi perchè farsi tanti problemi se si vede uno spiraglio per incrementare il fatturato?

Carrie Marshall
Contributor

Writer, broadcaster, musician and kitchen gadget obsessive Carrie Marshall (Twitter) has been writing about tech since 1998, contributing sage advice and odd opinions to all kinds of magazines and websites as well as writing more than a dozen books. Her memoir, Carrie Kills A Man, is on sale now. She is the singer in Glaswegian rock band HAVR.

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