TechRadar Verdetto
Quella di Elden Ring è un’avventura avvincente e stimolante, che permette a FromSoftware di esprimere la sua creatività come mai prima d’ora. Il tutto raccontando una storia avvincente.
Pro
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Open world dalla ricchezza sbalorditiva
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Combattimenti mozzafiato
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Creatività senza limiti
Contro
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Difficile
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Problemi di performance
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Scarsa cooperazione
Perché puoi fidarti di TechRadar
Tempo giocato: Oltre 70 ore
Piattaforma: PC
FromSoftware, il team dietro Dark Souls e Bloodborne, ha sfornato un nuovo titolo epic fantasy dalle tinte tipicamente cupe e minacciose. Il detentore dell’anello ancestrale è stato distrutto, seminando il caos nelle Terre di Mezzo e spingendo le sue varie fazioni a tutto pur di trarre vantaggio dalla situazione. Per i giocatori abituati ai titoli FromSoftware, questo significa una cosa sola: bestie feroci e imponenti boss di ogni varietà con cui darsi battaglia.
Tuttavia, dire che Elden Ring si limiti semplicemente a ripercorrere le orme dei suoi predecessori sarebbe a dir poco riduttivo: nonostante ogni prodotto di FromSoftware sia notoriamente creativo e realizzato con la massima cura, la casa di produzione non ha mai raggiunto livelli cosi elevati.
Elden Ring punta tutte le sue carte sull’ambizione di un gioco open world e, dobbiamo dire, i risultati sono a dir poco da capogiro.
Elden Ring: prezzo e uscita
- Cos'è? Un action RPG fantasy open world
- Data di uscita? 25 febbraio 2022
- Dove potete giocarci? PC, PS5, Xbob Series X/S, PS4, Xbox One
- Prezzo? €69.99
Un bell'anello da tenere al dito
Elden Ring potrebbe tranquillamente attestarsi come il gioco più discusso dell’anno, un dettaglio forse difficile da comprendere per chi non ha mai provato l’ebbrezza di combattere contro boss irragionevolmente difficili o morire centinaia di volte prima di finire un gioco.
Il fascino perverso di questi titoli è tale che o siete già predisposti a farvi massacrare più e più volte dallo stesso impossibile combattimento o non lo siete. Anche se FromSoftware ha messo a disposizione diversi pop-up di tutorial di base, questa concessione costituisce soltanto la punta dell’iceberg: tutto il resto è un corpo vasto e opaco che rimane nascosto al di sotto della superficie.
Elden Ring è a dir poco immenso, e dire tutto quello che ci sarebbe da dire in una sola recensione sarebbe impossibile. Avrete a che fare con un titolo che unisce il ritmo esplorativo metodico alla Skrym al complesso sistema di battaglia di un titolo Souls (ma esteso alla portata di un intero continente).
Anche dopo decine e decine di ore di gioco, la mappa continua a crescere, raddoppiando e poi triplicando le sue dimensioni. E anche quando avrete finito di percorrere tutta la sua superficie vi rimarrà da esplorare l’altrettanto ricco (e minaccioso) sottosuolo.
Il numero di missioni degli NPC supera di gran lunga quelle create sinora da FromSoftware sia per quantità che per qualità, al punto che durante la vostra prima partita finirete molto probabilmente per perderne molte. Le due aggiunte cruciali alla tipica formula dei Souls, e cioè l’open world e il combattimento a cavallo, potrebbero non essere troppo convincenti in teoria, ma all’atto pratico il loro intreccio risulta intelligente ed estremamente accurato.
Le proposte di FromSoftware sono rinomate per la loro (crudele) difficoltà, un aspetto talvolta sopravvalutato ma non per questo falso. Il ritornello è quanto mai noto: il boss che non riuscite a sconfiggere nonostante decine e decine di tentativi, l’imboscata da cui non potete tirarvi fuori nemmeno spremendovi le meningi, gli enigmi che sembrano irrisolvibili, e così via.
In un simile scenario di disperazione, l’open world si rivela un ottimo modo per tirarsi fuori dalle situazioni apparentemente più insuperabili: quando non riuscite a completare un dungeon, a sconfiggere un boss oscenamente forte o a portare a termine una missione, l’open world vi permette di schiarirvi le idee facendo progressi altrove. Il classico adagio dei titoli Souls non è mai stato cosi’ vero: tornate quando sarete più forti.
Nei precedenti giochi di FromSoftware, questa filosofia del rimandare a domani quello che non potete fare oggi concedeva uno o al massimo due percorsi alternativi. Elden Ring, al contrario, vi offre un intero mondo da esplorare.
Un mondo di speranza?
E che mondo. Gli amanti degli scenari fantasy morenti avranno sicuramente di che divertirsi. Tuttavia, oltre alle solite catacombe, cimiteri scoperchiati e campi di battaglia rasi al suolo, Elden Ring offre anche location più amichevoli in cui aggirarsi.
La colonna sonora del menu principale è una valida introduzione al mood complessivo del gioco, con le sue note epiche e premonitrici che lasciano presto il campo ai bassi degli ottoni, fedelmente in linea con le grandiose e tragiche avventure che vi attendono.
Laddove Dark Souls e Bloodborne vi fanno peregrinare per strade desolate e fogne putride, Elden Ring vi porta a cavalcare attraverso colline piene zeppe di giganti, campi inondati dal bagliore di alberi luminosi e costruzioni imponenti. Siete dei senzaluce, guerrieri dimenticati incaricati di ascendere al ruolo di Signore Ancestrale, riparare l’anello e (forse) riportare l’ordine in un mondo in preda al caos.
Naturalmente, questo è solo ciò che vi viene chiesto di fare: a livello di trama, la vera sorpresa del gioco sta nel rendersi conto poco alla volta di cosa stia veramente accadendo e di quali percorsi alternativi potrete percorrere.
Il solo fatto che all’inizio del gioco sia praticamente impossibile rispondere alla domanda “cos'è un anello ancestrale?” la dice già lunga sull’intera faccenda. Certo, esplorare la mappa vi consentirà di svelare alcuni dei misteri del mondo di Elden Ring, ma non illudetevi di trovare risposte chiare.
Dopo 70 ore di gioco, la maggior parte della storia di Elden Ring rimane ancora nebulosa, frastagliata in un mosaico di temi e indizi che non si sommano tra loro. In generale, e come nei precedenti titoli FromSoftware, il gioco inscena un mondo soffocato dai potenti, spietati signori della guerra disposti a tutto pur di preservare il loro potere.
A differenza delle altre proposte tuttavia, che sono ambientate in mondi sull’orlo del disfacimento, Elden Ring suggerisce l’impressione che (forse e dopotutto) ci sia ancora qualche speranza. Ma per confermare o smentire questa impressione dovrete spingervi negli angoli più remoti della sua (enorme) mappa.
Nonostante il suo splendore epico, Elden Ring offre anche momenti estremamente comfy: in alcune occasioni, l’epic fantasy in stile Signore degli Anelli lascia il posto al tono giocoso dei blockbuster anni ’80 come Excalibur o La Storia Infinita. Gli scheletri sembrano usciti direttamente da Giasone e gli Argonauti. Ogni paesaggio richiama le copertine, lugubri e grandiose allo stesso tempo, dei primi album heavy metal. C’è persino una tartaruga gigante che vi impartisce lezioni di storia.
Anche se abbiamo riscontrato diversi problemi di prestazioni, non si tratta di ostacoli insormontabili: lag occasionali e qualche calo di frame non compromettono la valutazione complessivamente positiva del gioco.
C’è anche stato qualche freeze, ma nulla che ci impedisse di continuare le partite. Tuttavia, in un gioco in cui occorre la massima concentrazione e non sono concesse distrazioni durante le brutali battaglie con i boss, queste imperfezioni rischiano di risultare fastidiose.
Va comunque detto che Bandai Namco e FromSoftware stanno rilasciando delle patch per risolvere i problemi di prestazioni.
Dungeons & Dragons e tutto il resto
I veterani di FromSoftware si sentiranno presto a casa con Elden Ring. I fondamenti del combattimento sono dettagliati come non mai.
Dovete dosare il vigore e scegliere il momento più adatto per colpire o schivare. Attaccare alla cieca vi renderà stanchi e vulnerabili, una pessima scelta se considerate che i vostri nemici vi colpiranno duramente alla prima occasione utile, riducendo a zero la vostra barra di salute in una manciata di colpi.
Le opzioni a vostra disposizione si riducono a due: assicurarsi di essere sufficientemente pronti per bloccare l’attacco nemico, oppure fare di tutto per uscire dalla gittata dei loro colpi.
C’è una vasta gamma di opzioni per perfezionare il vostro personaggio, con numerose armi e incantesimi adatti a stili di gioco altrettanto diversi. Inoltre, in classico stile Pokemon, potete evocare mostri in battaglia e farli combattere al vostro fianco.
È probabile che alcuni dungeon opzionali di Elden Ring risultino alla lunga macchinosi e ripetitivi. Ciononostante, la mappa è disseminata di boss selvatici, che potrete affrontare a cielo aperto e, spesso, senza alcun preavviso. Insomma, i colpi di scena non mancano di certo. Anche se alcune parti sembrano meno curate di altre, l’open world di Elden Ring è entusiasmante in ogni suo frame.
In Dark Souls e Bloodborne, ogni nuovo pezzo di mondo si incastra con il precedente come in un grande meccanismo ad orologeria, ampliando la vostra comprensione della storia e riformulando in modo più coerente quanto accaduto in precedenza.
Elden Ring vanta aspetti altrettanto complessi ma non riesce a creare lo stesso insieme coerente in ogni occasione. Esplorerete un enorme castello piantato ai confini del mondo e vi divertirete a massacrare i suoi inquilini, ma non è detto che una simile impresa vi fornirà maggiori dettagli sulla storia complessiva del gioco.
Per carità, non tutto deve essere strettamente utile alla comprensione della trama. Per decenni, abbiamo accettato missioni secondarie inconcludenti e ci siamo prestati a divagazioni narrative talvolta senza il minimo senso. Anche Bloodborne aveva i suoi Chalice Dungeon, del resto. Ma non possiamo fare a meno di chiederci se questo “troppo” significhi necessariamente “meglio”.
Il livello di qualità mantenuto da Elden Ring nelle sue (molte) ore di gioco è quasi impareggiabile. Vale dunque la pena domandarsi: questo eccesso di contenuti secondari rende effettivamente peggiore il gioco?
Detto altrimenti: se gli archi narrativi e le pressoché infinite variazioni dalla trama principale finiscono per perdersi in una generale inconclusività, perché’ dovrebbero essere dove sono? È una cosa che potrà dirci solo il tempo. Per il momento, non possiamo negare il fascino di un titolo FromSoftware così vasto.
Tuttavia, anche la creatività ha dei limiti: a forza di vagare per il gigantesco mondo di Elden Ring, vi capiterà di incorrere in diverse manciate di boss simili che popolano dungeon opzionali altrettanto omologhi.
È una ripetizione degna di nota solo se consideriamo che, alla fine dei conti, si tratta di un gioco veramente fantasioso, ricco di innumerevoli delizie e sorprese. Il fatto che si possa rimanere delusi da simili e dopotutto trascurabili ripetizioni (che siamo comunque arrivati a tollerare in altri giochi, si veda Skyrim) può solo testimoniare l’elevata qualità complessiva offerta da Elden Ring.
FromSoftware è riuscita a darci la sensazione di aver impacchettato tre o quattro titoli diversi in uno stesso gioco. Benché in passato ci siano stati titoli più grandi, nessuno è mai stato così denso di idee.
Utenti poco collaborativi
La community multiplayer di Elden Ring è allo stesso tempo un’utile fonte di supporto e un ostacolo per i giocatori. La popolarità del titolo vi assicura di trovare sempre qualcuno in giro disposto a darvi una mano con i boss. Potete andare online per chiedere aiuto ad amici o estranei, convocandoli nel vostro mondo indipendentemente dai loro progressi.
Tuttavia, i messaggi lasciati dagli altri giocatori nelle varie location, un marchio di fabbrica dei giochi FromSoftware, si sono rivelati meno proficui in questo caso. In precedenza, queste note misteriose incise nel suolo fornivano utili indizi come “nemico più avanti”, “alza lo scudo” o “imboscata!”. Ora, al contrario, i messaggi guida sembrano aver lasciato il posto a meme e battute.
I giorni di Demon’s Souls e Dark Souls, in cui i giocatori condividevano le loro scoperte con gli altri utenti, sono ormai lontani.
Elden Ring è comunque straordinario, e si conferma come un must have per tutti i giocatori amanti di RPG fantasy dal gusto masochistico. Una vastissimo bestiario, un titanico arsenale di armi a disposizione e una serie pressoché infinita di dungeon da esplorare fanno di questo gioco una vera e propria perla. La mappa è stupefacente da guardare e avvincente da esplorare. Non c’è mai stato così tanto materiale a disposizione in un unico gioco.
L’unica perplessità riguarda il destino collettivo dei giochi di FromSoftware: il senso di comunità e cooperazione che hanno reso famosa la casa di produzione sembra andato ormai perduto.
È quasi impossibile per FromSoftware tornare indietro nel tempo, ma è un peccato che il suo gioco più ricco e ambizioso sia forse il minore in termini di cooperazione. Elden Ring non è per tutti – e non fa nulla per esserlo -, ma per chi di voi fosse desideroso di cimentarsi nell’impresa, la community di gioco potrebbe rivelarsi di scarso supporto.
Forse è ingiusto criticare Elden Ring per un simile aspetto, ma è anche difficile non farlo quando FromSoftware insiste nell’esortare l’intera community a dare vita a un’esperienza di gioco condivisa.
Proprio come Le Terre di Mezzo, Elden Ring è un continente magnifico fratturato dalla sua stessa immensità e dalle ambizioni dei suoi stessi abitanti.
Verdetto
Elden Ring incarna il lato più ludico di FromSoftware. Le sue numerose e variegate proposte non hanno problemi a tenere i giocatori incollati allo schermo. La rigida struttura esplorativa dei suoi predecessori è sostituita da un open world più tentacolare e travolgente. Solo il futuro saprà dirci se un simile titolo si imprimerà nella memoria dei giocatori con la stessa forza dei giochi precedenti. I suoi numerosi meriti fanno di Elden Ring un’avventura oscenamente avvincente: una realtà virtuale irrinunciabile per tutti coloro che amano la sfida (e l’esasperazione).