Twitter rimuove le spunte blu: il servizio diventa a pagamento
Un applauso al Papa, Beyonce e Lady Gaga
Come promesso, le famose spunte blu di Twitter hanno iniziato a scomparire silenziosamente dagli account degli utenti giovedì pomeriggio. Ora l'unico modo per mantenere l'ambito segno di riconoscimento è pagare a Twitter un abbonamento chiamato "Twitter Blue" dal costo di 8 dollari al mese.
La scorsa settimana, Elon Musk ha annunciato l'ultimo giorno utile per pagare e - anche mentre era alle prese con il lancio della prima astronave di SpaceX (che si è concluso con una spettacolare esplosione a mezz'aria) - Musk ha trovato il tempo di mettere in moto il suo piano draconiano.
Il cambiamento sembra aver avuto un impatto su molti account verificati dalla spunta legacy, compresi quelli di Papa Francesco, che si fa chiamare Pontifex su Twitter e dell'attrice Halle Berry, che ha subito chiarito di non essere intenzionata a pagare. Anche Beyoncé e Lady Gaga hanno perso le loro spunte blu.
Alcuni personaggi noti come Lebron James, per citarne uno, hanno deciso di iscriversi a Twitter Blue conservando la spunta. Questo nonostante James avesse twittato il 31 marzo: "Beh, credo che il mio blu se ne andrà presto perché se mi conoscete sapere non pagherò i 5".
Chi sei su Twitter?
A coloro che vengono verificati con la spunta blu viene chiesto qualcosa in più di una semplice carta di credito. Ora, quando si fa clic su una verifica blu, viene visualizzato questo messaggio: "Questo account è verificato perché è iscritto a Twitter Blue e ha verificato il suo numero di telefono".
Il numero di telefono serve ad evitare il proliferare di account falsi. Ma è davvero utile? Dopotutto, è sempre possibile avere un numero di telefono e dichiarare di essere Beyoncé anche se non lo si è. Non c'è nulla che impedisca a qualcuno di cambiare il proprio nome su Twitter (ma non la "@") con il nome di qualcun altro.
Come ha scritto giovedì su Twitter il giornalista Ed Krassenstien (un membro pagante di Twitter Blue), potrebbe verificarsi casi di appropriazione dell'identità per coloro che hanno dedicato del tempo alla creazione di un seguito su Twitter e ora hanno perso la spunta blu. "Alcune persone hanno passato anni a creare account e a costruire una presenza su questa piattaforma. Lo hanno fatto senza il presupposto di dover pagare per la spunta blu. Ora per i loro fan è estremamente difficile distinguere i loro post da quelli degli impostori, a meno che non paghino".
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Cosa si ottiene con Twitter Blue?
Twitter Blue non si limita solo alla spunta blu. L'abbonamento ha i suoi privilegi, tra cui tweet fino a 10.000 caratteri, meno pubblicità, la possibilità di pubblicare video più lunghi e di qualità superiore e classifiche prioritarie.
Quest'ultimo aspetto potrebbe risultare frustrante per coloro che sono stati verificati in precedenza, poiché con l'introduzione delle classifiche prioritarie potrebbe essere più difficile far notare e trovare i loro tweet attraverso la ricerca. Tuttavia, il sistema pay-to-play di Musk potrebbe essere necessario in quanto Twitter sta lottando per rimanere a galla.
I precedenti sforzi di Musk hanno incluso tagli massicci al personale. Il magnate ha anche minato la sua base di finanziatori con tweet e azioni che hanno preoccupato diversi inserzionisti dalla piattaforma tanto da farli fuggire. Ci sono però alcuni segnali che indicano un loro graduale ritorno.
Oggi è un nuovo giorno per Twitter. Se non altro, è un panorama di social media in cui chiunque può avere una spunta blu, se è disposto a pagare. Sarà sufficiente per tenere a galla il social? Lo scopriremo nei prossimi mesi.
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.
- Lance UlanoffEditor At Large