L'inflazione è anche colpa di Amazon? Forse si

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(Immagine:: Getty / Europa Press)

Ogni anno milioni di persone in tutto il mondo aspettano novembre per fare acquisti approfittando degli sconti e delle offerte speciali del Black Friday. In teoria dovrebbe trattarsi di un evento a vantaggio degli utenti, ma secondo alcune autorità regolatrici americane, il potere sul mercato di Amazon starebbe spingendo i prezzi più in alto di quanto dovuto, piuttosto che fare gli interessi degli utenti.

Il gigante dell'e-commerce americano è accusato di adottare pratiche che limitano la concorrenza sui prezzi all'interno e all'esterno della sua piattaforma. L'accusa si basa sul fatto che Amazon detiene una sorta di strapotere per quanto riguarda gli acquisti online e, secondo l'antitrust, questa posizione dominante gli permette di stabilire le proprie regole in materia di prezzi, violando di fatto le leggi di mercato.

Stando alle querele presentate congiuntamente dal procuratore generale della California e da quello di Washington DC, Amazon contribuisce a mantenere alti i prezzi penalizzando i venditori terzi che offrono sconti più vantaggiosi sui propri siti. In pratica, anche se gli acquirenti potrebbero trovare opzioni più economiche sul sito web del produttore o su un marketplace concorrente, Amazon impedisce a chi vende sulla sua piattaforma di proporre prezzi più bassi su altri siti, pena l'esclusione.

Un'altra causa depositata a novembre, sostiene che Amazon e Apple abbiano mantenuto alti i prezzi degli iPhone e di altri dispositivi Apple durante il Black Friday. Stando all'accusa, le due aziende avrebbero stipulato un accordo, presumibilmente illegale, atto a ridurre il numero di venditori terzi che possono vendere prodotti Apple su Amazon, limitando di fatto la concorrenza sui prezzi.

Amazon avrebbe agito in tal senso per trasformare "la sua posizione su Amazon Marketplace da venditore terzo di iPhone e iPad Apple a venditore dominante della piattaforma, il tutto applicando prezzi più alti di quelli che si erano visti in precedenza". 

L'azienda ha smentito tutte le accuse, sostenendo che la piattaforma agisce nell'interesse dei clienti e che le accuse dei governatori di California e Washington DC sono totalmente infondate. Del resto, rispetto al 2019, i venditori di prodotti Apple su Amazon sono passati da 600 a 7. Che si tratti di un caso?

Il dominio assoluto di Amazon

Alla base della polemica sollevata dai governatori americani che si sono rivolti all'antitrust c'è la posizione dominante di Amazon sul mercato online, che permette al colosso dell'e-commerce di fare "il bello e il cattivo tempo" decidendo arbitrariamente quando alzare o ridurre i prezzi e condizionando le scelte di tutti i venditori terzi che commerciano all'interno e al di fuori della piattaforma.

Per avere un'idea più chiara del peso di Amazon, basti pensare che l'e-commerce raccoglie dal 37% al 70% del totale degli acquisti effettuati online negli States.

I critici di Amazon sostengono che le politiche del colosso portano a un inevitabile aumento dei prezzi dovuto ai costi sostenuti dai venditori terzi per vendere i propri prodotti sulla piattaforma. 

Per soddisfare gli acquirenti che si aspettano di ricevere i loro acquisti velocemente come avviene su Amazon, molti venditori si rivolgono all'azienda per lo stoccaggio e la spedizione dei loro prodotti tramite la sua enorme rete logistica. In aggiunta ogni venditore deve versare una somma per ciascun prodotto venduto all'interno della piattaforma. A questo si aggiungono i costi per le inserzioni per migliorare il posizionamento dei prodotti nei risultati di ricerca, le famose "sponsorizzate".

Se i venditori non fossero costretti a sostenere tutte queste spese per apparire rilevanti all'interno della piattaforma, potrebbero applicare sconti ben più sostanziosi sui propri prodotti. Al contempo però, non possono vendere a un prezzo minore sul proprio sito a causa del regolamento interno di Amazon che, non a caso, è finito sotto il mirino dell'antitrust.

L'alternativa sarebbe quella di vendere i propri prodotti unicamente sul proprio sito, ma come si fa ad ottenere un posizionamento e una visibilità abbastanza elevati da poter competere con quello del Marketplace di Amazon? Per quanto i costi siano elevati, Amazon rimane la più grande vetrina e-commerce al mondo e, di conseguenza, il modo migliore per assicurarsi un buon volume di vendite. In sostanza, Amazon ha una posizione di netto vantaggio sui venditori di terze parti.

Nonostante l'e-commerce abbia rimosso la sua politica che vietava esplicitamente di proporre prezzi più bassi su altre piattaforme nel 2019, i venditori hanno dichiarato che, così facendo, le offerte spariscono automaticamente dal "Buy Box", ovvero dalla sezione in alto a destra dove si trovano le opzioni "Aggiunti al carrello" e "Acquista ora" che portano l'utente ad acquistare l'oggetto dal venditore indicato da Amazon.

A conti fatti, si tratta di una sentenza di morte per gli annunci che vengono esclusi, poiché gli acquirenti non cliccano quasi mai per vedere gli stessi prodotti in vendita da altri venditori. 

Dalla sua, Amazon sostiene che tali politiche non richiedono esplicitamente ai venditori di mantenere prezzi più alti su altre piattaforme. In sostanza, il gigante dell'e-commerce fa spallucce e dice chiaramente che chi vuole abbassare i prezzi sul suo sito può farlo, ma senza menzionare le conseguenze di tale scelta.

Marco Silvestri
Senior Editor

Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.