La metà dei dirigenti aziendali pensano che le AI sostituiranno il lavoro umano
Cosa c'è in serbo per noi umani? Non molto, secondo i "capi"
Secondo i risultati emersi da un sondaggio di YouGov (fonte: City AM), quasi la metà (44%) dei dirigenti di alto livello ritiene che l'AI possa sostituire il lavoro umano.
Lo studio, condotto su oltre 1.000 responsabili aziendali di alto profilo, si è concentrato principalmente sui vantaggi delle AI in termini di produttività e sul loro impatto sui tempi di lavoro, ma a livello globale sono emerse preoccupazioni importanti per il futuro di numerosi incarichi lavorativi.
Un altro studio condotto da Oracle su 14.000 dipendenti e dirigenti d'azienda di 17 paesi, ha rilevato che sette dirigenti su dieci preferirebbero che fossero i robot o l'intelligenza artificiale a gestire il processo decisionale.
Questi dati sono indicativi e fanno ben comprendere la percezione delle AI che si sta diffondendo ai piani alti, dove il profitto la fa da padrone e, potendo risparmiare sul bilancio annuale, si sostituirebbero volentieri i lavoratori stipendiati con le AI. Del resto è successa la stessa cosa con il processo di automazione industriale, quando le macchine hanno letteralmente decimato la manodopera nelle catene produttive delle grandi aziende del settore automobilistico.
Le AI ci ruberanno davvero il lavoro?
Parlando con la rivista City AM, un esperto legale ha descritto la transizione alle AI come un'evoluzione del nostro lavoro, piuttosto che una sostituzione totale. I lavoratori saranno in grado di sfruttare più strumenti migliorando esponenzialmente il loro livello di efficienza e produttività, il che permetterà di rivalutare completamente alcune figure.
Probabilmente, una delle capacità più potenti dell'AI è quella di saper gestire grandi quantità di dati. Poiché una grande maggioranza (92%) degli intervistati di Oracle sostiene che l'eccesso di dati complichi il processo decisionale, sembra che gli assistenti AI come ChatGPT possano essere più adatti all'automazione, all'elaborazione e alla creazione di report, piuttosto che rappresentare una minaccia concreta per le competenze trasversali che (al momento) solo i lavoratori umani possono offrire.
Ciononostante il CEO di Tesla e Twitter, Elon Musk, insieme al co-fondatore di Apple Steve Wozniak e molti altri hanno redatto una lettera per chiedere sei mesi di stop in modo da rallentare lo sviluppo dei sistemi AI. Lo scopo del loro appello, a quanto dicono, è quello di frenare questa “corsa allo sviluppo e all'impiego di menti digitali ancora più potenti e complesse che, nemmeno i loro creatori sarebbero in grado di comprendere e controllare".
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Del resto, in controtendenza con queste dichiarazioni, Elon Musk ha recentemente annunciato il suo progetto TruthGPT, un chatbot che secondo il magnate americano dovrebbe aiutare a comprendere i segreti dell'universo e potrebbe competere in modo diretto con l'ormai celebre ChatGPT.
Francamente, i chatbot AI rappresentano una risorsa preziosissima per un gran numero di aziende e anche per molti problemi della vita di tutti i giorni, ma al momento pensare a una sostituzione totale del "tocco umano" è utopico e, per fortuna, ancora ben distante dalla realtà.
Fonte: City AM
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.