Dipendenza da videogiochi, sta tutto nella dopamina
Non riesci a smettere di giocare? C'è una spiegazione scientifica al fenomeno
- Cos’è la dopamina e in cosa somiglia alle droghe?
- I videogiochi sono i migliori “spacciatori” di dopamina
- Le tre fasi della dipendenza
- Quali sono i giochi che creano più dipendenza?
- Perchè non riusciamo a smettere di giocare?
- Come si genera la dopamina?
- Quali sono gli effetti indesiderati della dopamina
- Chi sono i soggetti più a rischio?
- Esiste un modo per disintossicarsi dalla dopamina?
- Si può giocare senza cadere nella dipendenza?
Vi siete mai chiesti come mai avete sempre voglia di giocare a un determinato gioco? Vi è capitato di essere a lavoro, a scuola o ad allenarvi e di pensare: non vedo l’ora di tornare a casa e farmi una bella partita?
Sappiate che la vostra voglia forsennata di giocare ha un fondamento scientifico e dipende principalmente da una sostanza prodotta dal corpo umano che si chiama dopamina.
La dopamina è un neurotrasmettitore cerebrale responsabile della sensazione di piacere. Ma cosa c’entra il piacere con il gaming?
I videogiochi sono in grado di provocare sensazioni di eccitazione stimolando alcune parti specifiche del nostro cervello tramite l’assegnazione di una ricompensa ottenibile con il raggiungimento dell'obiettivo stabilito. Questi “reward” inducono il cervello a produrre dopamina generando una sensazione di piacere che, alla lunga, provoca dipendenza.
Anzi, a volte non è nemmeno necessario che ci sia una “vera” ricompensa all’interno del gioco. Per certe persone, il solo fatto di riuscire a fare qualcosa di difficile (Microsoft Flight Simulator) innesca un meccanismo di soddisfazione che porta alla produzione di dopamina.
Anche se la parola dipendenza può sembrare eccessiva, è molto più pertinente di quanto si creda. La dopamina prodotta dal cervello durante le sessioni di gioco più intense è assimilabile a quella prodotta quando si fa uso di determinate sostanze psicoattive. Insomma, non senza una certa licenza poetica, si può dire che la dipendenza dal gaming sia molto simile a quella dagli stupefacenti.
In questo articolo ci siamo posti l’obiettivo di far luce sul tema della dipendenza dai videogiochi e sul ruolo centrale della dopamina. Basandoci su studi condotti nell’ultimo ventennio e scoperte recenti, proveremo a delineare un profilo dei giochi che creano maggiormente dipendenza e vedremo quali sono le fasi che portano un gamer alla dipendenza.
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Cos’è la dopamina e in cosa somiglia alle droghe?
La dopamina è un neurotrasmettitore presente nel nostro cervello che si occupa dello scambio di messaggi tra le cellule nervose.Viene comunemente definita la "sostanza chimica del piacere".
Uno studio pubblicato da Nature ci mostra alcuni processi nei quali è coinvolta la dopamina, sostanza alla quale viene associata una funzione motivante per per il completamento di alcune attività generalmente piacevoli come mangiare, fare sesso e appunto giocare ai videogiochi.
La dopamina è strettamente collegata al “centro di ricompensa” del nostro cervello. Ogni volta che individuiamo un obiettivo che valutiamo interessante, il nostro corpo inizia a produrre dopamina per motivarci a portare a termine il compito, per quanto faticoso o difficile possa essere (se state pensando ai soulslike, siete sulla buona strada).
La maggior parte delle dipendenze è causata dall'incapacità del cervello di produrre naturalmente dopamina senza la droga o la sostanza da cui si è dipendenti.
Invece di provare piacere nelle attività quotidiane, la persona dipendente si sente annoiata nelle sue attività quotidiane. Solo la sostanza o il videogioco di cui si abusa riescono a innescare una produzione di dopamina adeguata e sufficiente a raggiungere un livello di eccitazione soddisfacente.
Più una sostanza viene assunta di frequente, o più spesso si ripete quell’attività che ci piace così tanto, e maggiore sarà la quantità necessaria per raggiungere il livello di piacere desiderato. Come per tutte le cose, la ripetizione porta alla dipendenza. Lo stesso può accadere con i videogiochi e le app di social media come TikTok, Facebook e Instagram. In altre parole, più tempo passi facendo quelle cose, e più ce ne vuole per sentirti soddisfatto.
I videogiochi sono i migliori “spacciatori” di dopamina
Ma cosa rende i videogiochi molto più eccitanti di altre attività, come lo studio o l'esercizio fisico? Con i videogiochi, la gratificazione è immediata: non è necessario aspettare settimane o mesi per provare soddisfazione. Non bisogna attraversare una fase di sacrificio e “sofferenza”, come accade per esempio nelle palestre - eppure anche per molti sportivi, a un certo punto, è la ricerca di dopamina a fare da stimolo, a motivarli ad allenarsi. Alla fine, dopo un periodo di adattamento, ci si allena per gusto.
Con i videogiochi invece no, e questo è uno dei motivi principali per cui, di norma, questi ultimi vengono preferiti ad altre attività.
Studi scientifici hanno dimostrato che mentre giochiamo il nostro cervello rilascia la stessa quantità di dopamina che si può ottenere assumendo sostanze stupefacenti.
Secondo gli studi, i videogiochi sarebbero persino in grado di modificare la struttura del nostro pensiero. Come?
Quando si gioca si è esposti a un numero straordinario di stimoli che hanno un certo impatto sul cervello. Questo è particolarmente vero se si gioca quotidianamente per un periodo prolungato. Più si gioca, più si vuole giocare.
In questo modo è facile incappare in uno schema di dipendenza che, a differenza di quanto accade con le droghe, viene spesso sottovalutato o reputato innocuo.
Le tre fasi della dipendenza
Fase 1 : nella prima fase il gioco è divertente in modo attivo, più si gioca più si trae piacere dal farlo. Può durare mesi o anni. In questa fase il cervello si adatta a un costante rilascio di dopamina attivando un processo di omeostasi. Questo avviene naturalmente quando il cervello prova a bilanciare le reazioni che avvengono al suo interno (per creare stabilità).
In questo modo si crea una tolleranza alla dopamina generata durante il gioco. A questo punto per raggiungere lo stesso stato di euforia occorreranno quantità maggiori di dopamina.
Fase 2: man mano che il nostro cervello si abitua alla dopamina generata da un determinato gioco, questo diventerà sempre meno divertente da giocare. Semplicemente il nostro livello di eccitamento sarà inferiore perché siamo abituati a provarlo. In questa fase non riusciremo ad ottenere i picchi di eccitamento raggiunti nella fase 1, ma continueremo a trarre giovamento dal gioco in quanto rimuove lo stato di down dovuto alla mancanza di dopamina. Il gioco può anche servire da palliativo quando ci troviamo in stati di stress o siamo di cattivo umore, continuando ad assolvere una funzione positiva che ci porta a continuare a giocare.
Fase 3: in quest’ultima fase il gioco non è più divertente, non ci fa provare eccitamento. Si gioca per inerzia, spesso rendendosi conto di farlo anche senza reali motivazioni. Non provando più piacere o sollievo, il gioco diventa una prigione nella quale cerchiamo qualcosa che ormai non c’è più. Continuiamo a giocare sperando di poter provare nuovamente sensazioni alle quali ormai siamo totalmente abituati. Questo succede quando il cervello, per difendersi, aumenta la tolleranza alla dopamina a tal punto da rendere poco interessante qualsiasi attività che la produca, generando uno stato di depressione e apatia. (estratto dalla serie YT: How Gaming Affects Dopamine Reward Circuit)
Quali sono i giochi che creano più dipendenza?
Esistono migliaia di giochi diversi per genere e modalità di gioco. Tuttavia hanno tutti lo stesso obiettivo: tenervi incollati allo schermo il più a lungo possibile.
Alcuni titoli riescono meglio di altri in questo intento. Di norma, quelli più efficaci tendono a essere più popolari e anche potenzialmente più coinvolgenti.
I giochi competitivi portano alla produzione di maggiori quantità di dopamina poiché generano uno stato di eccitazione maggiore dovuto al ritmo serrato. Alcuni studi dimostrano che i giochi altamente competitivi portano al rilascio di una quantità di dopamina pari a quella delle droghe psicoattive, e in alcuni casi anche superiore.
Se ci pensate bene, ha perfettamente senso: quando giocate online oltre al reward del gioco avete a che fare con altri utenti. Questo aumenta esponenzialmente la difficoltà e il livello di coinvolgimento, portando inevitabilmente a dei picchi di eccitamento che difficilmente si raggiungono offline, se non con titoli particolarmente impegnativi come i soulslike.
L’eccitamento è direttamente proporzionale alla quantità di dopamina prodotta, quindi un gioco più concitato ci farà produrre più dopamina rispetto a titoli meno impegnativi.
Quando in ballo c’è qualcosa in più di un semplice “riprova”, come in una partita competitiva dove perdendo si può compromettere il tanto sudato ranking, si raggiungono livelli di agitazione estremi con battiti accelerati, respirazione affannosa e sudore. In quei casi la dopamina raggiunge livelli elevatissimi.
Perchè non riusciamo a smettere di giocare?
Uno studio condotto dalla rivista scientifica Nature nel 1998 spiega che mentre si gioca il cervello inizia a produrre dopamina. Quando ci si eccita per l'uccisione di un boss molto forte o per il brivido che si prova sconfiggendo un nemico in una partita competitiva, i livelli di dopamina schizzano alle stelle
Del resto è risaputo, i giochi sono progettati per creare dipendenza; anzi in diversi casi il fatto di essere highly addictive è stato usato come caratteristica positiva da usare nelle pubblicità. Eppure in tanti altri contesti il termine “dipendenza” non è associato a nulla di positivo.
Come fanno i giochi a creare dipendenza? Di seguito trovate alcuni dei principali elementi di dipendenza presenti nei giochi:
- Eccitazione
- Gratificazione istantanea (ranking, premi)
- Ritmo veloce
- Beni virtuali (drop, loot)
- Premi e rinforzi per chi gioca (e punizioni per chi non gioca)
Ogni volta che cercate di uccidere un nemico, il vostro cervello rilascia dopamina. Ogni volta che volete aprire un loot box “leggendario” per scoprire cosa c’è dentro, vincere un match competitivo per salire al tier successivo o sconfiggere il boss finale di un’area per ottenere un drop, rilasciate dopamina.
Spingere il proprio cervello a produrre dopamina non è mai stato così facile. Basta prendere il proprio telefono e mettersi a giocare al gioco che vi emoziona di più; è sufficiente beccare il loot giusto e boom, ci si sente subito alla grande.
Spesso basta accendere il computer alla fine di una giornata stressante, farsi una partita mentre siamo su discord a scherzare con gli amici e le preoccupazioni svaniscono nel nulla (almeno per un po’).
Ma che succede quando si smette di giocare? I livelli di dopamina colano a picco e si prova subito una sensazione di noia e irrequietezza. Si ha subito voglia di tornare a giocare; avete bisogno di un'altra scarica di dopamina, come un tossicodipendente alla ricerca della prossima dose. In questo modo si innesca un loop dal quale è difficile uscire che porta alla dipendenza.
In sostanza, per come sono fatti, i giochi innescano un meccanismo che porta il nostro cervello a non poterne più fare a meno. I produttori lo sanno e puntano sempre di più a creare giochi con sistemi di ricompensa ben congeniati che spesso alternano reward gratuiti a ricompense acquistabili con soldi veri per monetizzare.
Anche in questo caso, spesso, viene utilizzato un sistema di ricompense casuale in modo da generare “l’azzardo” necessario ad incrementare i livelli di dopamina. lo stesso sistema utilizzato per le slot machine.
Come si genera la dopamina?
La dopamina viene prodotta dal nostro cervello quando svolgiamo attività piacevoli.Se il cervello si aspetta una ricompensa da una certa attività, inizia a produrre dopamina.
Questo include attività quotidiane come mangiare, bere, dormire, fare esercizio fisico, ascoltare musica, correre, camminare e altre attività generalmente divertenti.
Ad esempio se ci viene fame iniziamo a desiderare il cibo. Quando, dopo aver atteso, vediamo il cameriere avvicinarsi al nostro tavolo con il nostro piatto i livelli di dopamina nel cervello aumentano di molto. Dopo aver assaggiato il primo boccone, si ottiene la ricompensa, quindi i livelli di dopamina iniziano a diminuire lentamente.
La dopamina viene rilasciata anche quando facciamo cose che creano dipendenza o assumiamo sostanze. Poiché queste attività ci fanno provare piacere, iniziamo ad associarle a sensazioni positive e il nostro cervello le identifica come ricompense.
Quali sono gli effetti indesiderati della dopamina
Sia l'eccesso che la carenza di dopamina possono avere gravi conseguenze sulla qualità della nostra vita.
Un eccesso di dopamina in alcune parti del nostro cervello può portare ad aggressività, competitività, alta libido, stress e scarso controllo degli impulsi.
Nei casi estremi, quantità eccessive di dopamina possono portare a condizioni a lungo termine, come ad esempio:
- Dipendenze varie
- Gioco d'azzardo
- ADHD (disturbo da deficit di attenzione)
- Binge eating (mangiare in modo incontrollato)
Di contro, bassi livelli di dopamina nel cervello possono avere effetti collaterali negativi. Le dipendenze sono particolarmente responsabili dei bassi livelli di dopamina. Questo perché il nostro cervello non è in grado di produrre quantità sufficienti di dopamina senza la sostanza o la droga necessaria.
Secondo i dati pubblicati da Nature, bassi livelli di dopamina possono portare a:
- Depressione
- Ansia
- Parkinson
- Schizofrenia
- Psicosi
I problemi di ansia e depressione sono molto comuni tra i gamer più accaniti, e i bassi livelli di dopamina possono esserne la causa.
Chi sono i soggetti più a rischio?
I soggetti più colpiti dalla dipendenza da videogiochi sono ragazzi al di sotto dei 25 anni.
Secondo stime recenti, circa l'8,5% di tutti i bambini del mondo potrebbe essere dipendente dal gioco. Il problema è che queste percentuali crescono di anno in anno.
Perché i rischi interessano soprattutto i giovani?
Uno dei motivi è che la loro corteccia prefrontale potrebbe non essere ancora completamente sviluppata. Questa regione cerebrale è responsabile del processo decisionale e del giudizio e si sviluppa completamente solo dopo i 25 anni.
Il facile accesso alla dopamina e la poca resistenza agli stimoli rende i soggetti in questa fascia di età molto più inclini a diventare dipendenti da dopamina (e altre sostanze) e a cadere in stati depressivi.
La differenza tra la dopamina e le droghe di uso comune sta nella reperibilità. Gli schermi sono ovunque. Si può giocare praticamente in ogni luogo, anche a scuola (non si dovrebbe ma è una pratica piuttosto comune) e non costa niente. I videogiochi sono facilmente reperibili, indipendentemente dal luogo in cui si vive o dalla potenza del proprio dispositivo.
Inoltre, gli studi evidenziano che giocare a titoli violenti disattiva in larga misura la regione della corteccia prefrontale del cervello. Questo compromette le decisioni prese dall'individuo e influisce significativamente sulle sue azioni, il che potrebbe esacerbare la dipendenza dal gioco.
In sostanza è facile cadere in questo circolo vizioso, ma per fortuna c’è un modo piuttosto semplice (e relativamente indolore) per venirne fuori.
Esiste un modo per disintossicarsi dalla dopamina?
Cosa si può fare per uscire da questo circolo vizioso?
Uno dei metodi più in voga viene definito “dopamine detox” e consiste nello smettere di giocare per 90 giorni di fila.Perché 90 giorni? Perché questo è il tempo necessario per consentire al cervello di ristabilire il suo equilibrio.
Vi è mai capitato di essere in un periodo della vostra vita in cui nerdate 8 ore al giorno e poi per necessità (vacanze, lavoro, studio) dovete smettere di giocare per un mese o anche di più? Inizialmente si vive una fase di nervosismo e non si ha mai voglia di fare niente, poi si inizia a riscoprire gradualmente la “vita normale” e si pensa sempre meno ai videogiochi.
Una volta disintossicati dalla dopamina, sarete di nuovo in grado di provare piacere nelle attività di tutti i giorni. Potrete godere di hobby e di cose che sembrano scontate, come il cibo o le relazioni.
Non avrete più bisogno di giocare ai videogiochi per provare di nuovo piacere, perché il vostro corpo inizierà a rilasciare abbastanza dopamina attraverso altre attività.
Si può giocare senza cadere nella dipendenza?
Assolutamente si. Se il gaming diventa un’attività secondaria a lavoro, scuola, attività sportiva, rapporti sociali e via dicendo, assumendo una dimensione “normale” nel contesto quotidiano, non ha niente di rischioso.
Giocare un’oretta a fine serata o dedicare un pomeriggio di pioggia alla console non è di certo la fine del mondo. L’importante è trovare una regolarità, evitando che i giochi diventino totalizzanti, annientando le altre attività quotidiane, distruggendo la nostra socialità e soprattutto diventando i despoti del nostro piacere, impedendoci di provare godimento dalle attività “reali”.
- Fonti: Nature, GameQuitters, HealltyGamer
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.