ChatGPT e lo stile Ghibli: rischio copyright o semplice ispirazione? Parola agli esperti legali
La nuova moda dell'IA che imita Studio Ghibli divide fan e avvocati: ecco cosa dice davvero la legge su stile, fan art e diritti d'autore.

Negli ultimi giorni, i social come X e Instagram sono stati invasi da immagini generate con ChatGPT che ricordano da vicino lo stile visivo di La città incantata e altri capolavori di Studio Ghibli. Tuttavia, queste non sono opere del celebre studio d’animazione giapponese, ma creazioni prodotte con la versione aggiornata di GPT-4o, il modello di IA generativa rilasciato da OpenAI.
L’ultimo aggiornamento ha infatti migliorato la capacità del sistema di comprendere prompt complessi e replicare stili visivi distinti, compreso quello “onirico e disegnato a mano” che da sempre caratterizza le opere di Hayao Miyazaki e del suo team. Nel giro di poche ore, utenti di tutto il mondo hanno cominciato a generare immagini in stile Ghibli applicandole a qualsiasi soggetto, dai personaggi politici alle scene quotidiane reinterpretate come fotogrammi di un film animato.
Ma la facilità con cui ChatGPT può imitare uno stile tanto riconoscibile ha sollevato interrogativi legali ed etici. Molti esperti si domandano se questa pratica possa rappresentare una violazione del copyright, soprattutto considerando che Studio Ghibli è attivo e i suoi creatori sono ancora in vita.
La questione, dunque, non riguarda solo l’uso di una tecnologia potente, ma anche i confini del rispetto creativo: è legittimo appropriarsi dell’estetica di un artista per generare contenuti automatici? Approfondiamo il tema con pareri legali e analisi specifiche.
Il dibattito: gli utenti inondano i social media di meme Ghibli generati dall'AI
La fan art non è certo una novità: da decenni gli appassionati realizzano opere ispirate ai loro film d’animazione preferiti, spesso reinterpretandoli con affetto e creatività. Queste creazioni, purché non a scopo commerciale, sono generalmente tollerate anche da studi rinomati come Studio Ghibli. Dopotutto, l’imitazione è spesso vista come una forma di omaggio.
Tuttavia, l’aggiornamento GPT-4o di OpenAI cambia drasticamente il contesto. Ora chiunque può generare un’immagine in stile Ghibli in pochi secondi, senza alcuna conoscenza artistica né impegno reale. Ciò che un animatore esperto impiegherebbe ore o giorni a realizzare, può essere replicato da un algoritmo in un lampo.
Questo solleva dubbi su quanto rispetto ci sia nei confronti del lavoro originale: si può ancora parlare di fan art, oppure è un semplice sfruttamento meccanico dello stile, privo della passione e della comprensione che contraddistinguono le creazioni dei fan “tradizionali”?
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Ghibli style memes taking over the internet 😅 pic.twitter.com/96v8ip8ezXMarch 27, 2025
Da un lato, questa nuova tecnologia permette anche a chi non ha competenze artistiche di creare fan art e partecipare attivamente alla cultura visiva. Dall’altro, rischia di svalutare l’originalità e l’unicità del materiale da cui trae ispirazione. Le immagini generate da ChatGPT e condivise sui social replicano fedelmente lo stile Ghibli, senza l’intervento di alcun artista umano.
Il fatto che ChatGPT riesca a evocare con precisione il linguaggio visivo di studi come Studio Ghibli lo rende un potente strumento creativo, ma solleva anche interrogativi etici. Per molti appassionati, l’uso automatico di questo stile, specialmente su contenuti ironici come i meme, rappresenta una mancanza di rispetto verso l’arte disegnata a mano che ha reso Ghibli un’icona.
Hayao Miyazaki, fondatore dello studio, è celebre per la sua dedizione maniacale all’animazione tradizionale. Basti pensare che per una scena di appena quattro secondi in "Si alza il vento", il team ha lavorato oltre un anno. In un documentario del 2016, Miyazaki ha definito l’animazione generata da IA come “un insulto alla vita stessa”.
A questo si aggiungono le implicazioni legali. Le immagini in questione non sono semplici ispirazioni, ma vere e proprie imitazioni dello stile Ghibli. Ed è proprio questa fedeltà visiva a far sorgere dubbi sul fatto che tali produzioni possano violare il copyright dello studio.
Awesome. The Ghibli style is now going to become oversaturated and associated with lazy and boring content - can’t wait for kids to grow up thinking the Ghibli movies are Ai-generated and instead of art that’s crafted by excellent artists https://t.co/YFOUIRLYAmMarch 27, 2025
In termini legali, il copyright di solito non protegge uno stile visivo in sé. Elementi come gli sfondi sognanti, gli occhi esagerati o le creature fantastiche tipiche delle animazioni Ghibli non rientrano di norma tra i contenuti tutelati. A meno che ChatGPT non generi una scena o un personaggio specifico e riconoscibile, dimostrare una vera violazione del copyright sarebbe difficile.
Resta poi aperta la questione dei dati di addestramento. OpenAI non ha rivelato con precisione quali immagini siano state usate per istruire il modello GPT-4o. Ha parlato solo di una “grande varietà di stili visivi”. Senza ulteriori dettagli, è impossibile sapere se l’IA sia stata addestrata direttamente su fotogrammi coperti da copyright o se abbia imparato a emulare lo stile Ghibli da contenuti derivati liberamente accessibili, come fan art online.
Secondo diversi esperti di copyright, è proprio questa ambiguità che potrebbe presto portare a nuovi scenari legali: il futuro della protezione dello stile visivo nell’era dell’intelligenza artificiale è ancora tutto da scrivere.
La realtà: lo stile non è legalmente protetto, ma il suo utilizzo potrebbe esserlo.
Abbiamo chiesto un parere a Chris Mammen, esperto in proprietà intellettuale e managing partner dello studio legale Womble Bond Dickinson a San Francisco. Secondo Mammen, “la legge sul copyright negli Stati Uniti non protegge idee o stili”. L’imitazione di uno stile artistico da parte di un altro autore è una pratica diffusa da secoli.
Tuttavia, gli strumenti di IA come ChatGPT stanno cambiando le carte in tavola, influenzando due aspetti fondamentali nel contesto delle opere ispirate: “(a) la scala, il volume e la velocità con cui è possibile generare nuovi contenuti, e (b) il livello di fedeltà con cui queste opere riescono a imitare lo stile originale”.
Anche se lo stile delle animazioni Ghibli potrebbe non rientrare tra i contenuti protetti da copyright, lo studio potrebbe comunque difendere la propria proprietà intellettuale attraverso altri strumenti legali. Mammen spiega: “Se qualcuno dovesse far credere che una di queste immagini create con l’IA sia effettivamente un prodotto di Studio Ghibli, allora potrebbero emergere problematiche legate, ad esempio, alla falsa attribuzione dell’origine, in base alle leggi su marchi e concorrenza sleale”.
Ciò che è evidente è che gli strumenti di intelligenza artificiale continueranno a sollevare nuove questioni legate alle regole e alle aree grigie che riguardano i contenuti derivativi e generativi. "Questi problemi stanno davvero mettendo alla prova i confini del diritto d'autore e delle altre leggi sulla proprietà intellettuale", afferma Mammen.
Queste osservazioni fanno eco a quelle di Matthew Sag, professore di diritto della Emory University che studia la legge sul copyright e l'intelligenza artificiale, che ha recentemente dichiarato a Business Insider: “OpenAI ha preso una decisione abbastanza sensata dicendo: 'Smetteremo di produrre immagini nello stile di persone viventi'. Non perché si tratti di una violazione del copyright, ma perché alle persone non piace. Gli individui ne sono comprensibilmente turbati”, ha dichiarato. Gli studios, tuttavia, sono una questione diversa.
Interpellato da TechRadar, un portavoce di OpenAI ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è dare agli utenti la massima libertà creativa possibile. Continuiamo a impedire le generazioni nello stile dei singoli artisti viventi, ma permettiamo stili di studio più ampi, che le persone hanno usato per generare e condividere alcune creazioni originali dei fan davvero deliziose e ispirate. Impariamo sempre dall'uso e dal feedback del mondo reale e continueremo a perfezionare le nostre politiche”.
Con strumenti come ChatGPT e OpenAI che avanzano così rapidamente, i legislatori e i politici si affannano a tenere il passo con le spinose questioni che ne derivano in materia di proprietà intellettuale. Come conclude Mammen, “i sostenitori di entrambe le parti della questione si battono per una riforma legale”.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.