Sam Altman avverte: fare quello che dice l’AI è pericoloso

ChatGPT logo /Sam Altman
(Immagine:: Shutterstock/EI Editorial)

Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha espresso preoccupazione per l’eccessivo affidamento delle persone su ChatGPT, soprattutto tra le nuove generazioni. Intervenendo a un evento organizzato dal sistema bancario della Federal Reserve, Altman ha dichiarato: «Le persone si affidano troppo a ChatGPT. Ci sono giovani che dicono: “Non riesco a prendere alcuna decisione nella mia vita senza raccontare tutto a ChatGPT. Conosce me, conosce i miei amici. Farò tutto ciò che mi dice.” Questo mi fa sentire molto a disagio.»

Le sue parole arrivano in un momento in cui ChatGPT registra oltre 2,5 miliardi di prompt al giorno, con più di 500 milioni di utenti attivi ogni settimana. Numeri che riflettono l’enorme diffusione dello strumento, ma che sollevano interrogativi sull’impatto dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana.

Nel suo commento più diretto, Altman ha aggiunto: «L’idea che collettivamente si decida di vivere secondo ciò che ci dice l’IA mi sembra sbagliata e pericolosa.»

Attenzione a quel che si desidera

Viviamo in un’epoca in cui l’innovazione tecnologica viaggia a un ritmo che, in oltre trent’anni di vita, non avevo mai sperimentato. Quasi ogni giorno un nuovo software di intelligenza artificiale supera limiti precedenti, offrendo prestazioni che migliorano in modo esponenziale rispetto alle versioni precedenti.

In questo scenario, OpenAI è stata una delle protagoniste assolute, con innovazioni che hanno contribuito in modo significativo a far crescere il patrimonio personale di Sam Altman, oggi stimato in 1,8 miliardi di dollari. Ma adesso, proprio Altman lancia l’allarme sul fatto che la gente fa troppo affidamento su ChatGPT?

Il settore dell’IA è ancora largamente privo di regolamentazione: dagli strumenti per generare immagini protette da copyright fino ai chatbot come Grok, protagonisti di alcune delle “allucinazioni” più imbarazzanti viste finora. Eppure, le aziende continuano a lanciare prodotti a un ritmo serrato, offrendo agli utenti strumenti estremamente potenti senza una reale comprensione delle loro implicazioni a lungo termine.

Su un punto, sono d’accordo con Altman: ci stiamo abituando troppo all’IA, e ChatGPT è forse l’esempio più evidente di questa dipendenza crescente. Ma c’è anche un evidente cortocircuito etico. Un miliardario della tecnologia, che ha guadagnato enormemente proprio grazie a questa dipendenza, può davvero dire di esserne preoccupato, senza apparire ipocrita? Francamente, credo di no.

Se l’uso eccessivo dell’intelligenza artificiale è un problema, allora serve un’assunzione di responsabilità concreta, non solo dichiarazioni pubbliche. Perché non basta sollevare dubbi, quando si è tra i principali artefici del sistema che li ha generati.

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Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.