GPT-5 Pro impressiona, ma non è una mente
Ben Goertzel riconosce i progressi tecnici, ma li distingue nettamente dalla vera intelligenza generale artificiale.
GPT-5 Pro ha stupito con la complessità e la profondità delle sue risposte ai prompt. La punta di diamante del rollout di GPT-5 di questo mese ha persino messo in difficoltà lo stesso CEO di OpenAI, Sam Altman, con alcune delle sue repliche. Ma non bisogna confondere algoritmi brillanti con un vero pensiero indipendente, avverte Ben Goertzel, il ricercatore che nei primi anni 2000 ha contribuito a diffondere il termine Intelligenza Artificiale Generale (AGI).
Oggi CEO della Artificial Superintelligence Alliance e di TrueAGI Inc., oltre che fondatore di SingularityNET, Goertzel ha scritto un saggio in cui definisce GPT-5 Pro «un traguardo tecnico straordinario», utile per attività come la formattazione di articoli accademici, l’analisi di framework matematici o il miglioramento del proprio stile di scrittura. Tuttavia, precisa, non si tratta di cervelli in stile umano.
«Questi modelli, per quanto impressionanti, mancano totalmente della scintilla creativa e inventiva che caratterizza l’intelligenza umana ai suoi massimi livelli», scrive Goertzel. «Ancora più fondamentale: letteralmente non sanno di cosa stanno parlando. La loro conoscenza non è radicata nell’esperienza o nell’osservazione, ma si basa sul riconoscimento di schemi a un livello straordinariamente sofisticato, ma pur sempre riconoscimento di schemi».
Per quanto veloce e accurata possa essere la performance del modello, resta alla fine superficiale. Lo spettacolo può incantare, ma sotto la superficie c’è solo inferenza statistica. Non sorprende, sottolinea Goertzel, che qualcuno veda un confine sfumato tra GPT-5 Pro e l’AGI: il modello può imitare la logica, estendere ragionamenti e dare l’impressione che sia in atto un processo di pensiero, ma non è nulla di paragonabile a un cervello umano o animale. Mettere in fila associazioni apprese durante l’addestramento non equivale ad attingere a memoria, esperienza o a una visione di obiettivi futuri.
«Questa distinzione non è un cavillo semantico. Una vera AGI richiede che la conoscenza sia radicata sia nell’esperienza esterna sia in quella interna», conclude Goertzel. «Da questo punto di vista, gli LLM di oggi sono enormemente inferiori persino a un bambino di un anno, nonostante le loro incredibili capacità intellettuali».
AGI's future
GPT-5 Pro e i suoi “fratelli” si basano su un presupposto sempre più fragile: che scalare i large language model porterà inevitabilmente all’AGI. Secondo Ben Goertzel, però, questo approccio è ormai intrecciato a un modello di business che finisce per limitare l’innovazione. OpenAI, osserva, sta cercando contemporaneamente di costruire l’AGI e di vendere chatbot scalabili a miliardi di utenti. L’etichetta di AGI, avverte, viene usata con troppa leggerezza: strumenti come GPT-5 Pro sono indubbiamente potenti, ma considerarli “menti” è, a suo avviso, prematuro e fuorviante.
«GPT-5 Pro merita il riconoscimento come straordinaria conquista nell’ingegneria dell’IA. Per ricercatori e professionisti che hanno bisogno di assistenza tecnica avanzata, oggi non ha rivali», scrive Goertzel. «Ma non dobbiamo confondere i miglioramenti incrementali nel pattern matching linguistico su larga scala con un reale progresso verso l’intelligenza artificiale generale».
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Goertzel descrive una vera AGI come un sistema in grado di apprendere costantemente cose nuove, indipendentemente dall’interazione con l’utente. L’evoluzione continua della mente umana va ben oltre l’addestramento e la distribuzione di un modello: GPT-5 Pro, al contrario, è “congelato” nel momento in cui viene rilasciato, come un barattolo sigillato di intelligenza.
Il lavoro di Goertzel mira a rompere quel barattolo e distribuire l’intelligenza su sistemi decentralizzati, fino a creare una mente artificiale che non si limiti a imitare il cervello umano, ma che funzioni come tale, con modelli interni del mondo e convinzioni da aggiornare nel tempo.
«La strada verso l’AGI non si troverà semplicemente scalando gli approcci attuali. Servono innovazioni fondamentali nel modo in cui radichiamo la conoscenza, abilitiamo l’apprendimento continuo e integriamo diverse capacità cognitive», conclude Goertzel. «GPT-5 e i suoi successori avranno probabilmente ruoli di supporto nei futuri sistemi AGI, ma il ruolo da protagonista spetterà ad attori più innovativi, che stiamo ancora creando».
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.