Letture consigliate

Google blocca i file su Nextcloud per “sicurezza”, ma il rivale accusa: “È solo concorrenza sleale”

The Nextcloud hub logo on an aqua-blue background
(Immagine:: Nextcloud)

La possibilità di caricare senza problemi ogni tipo di file sul cloud da Android è ormai una funzione basilare per chiunque gestisca i propri dati tramite servizi alternativi come Nextcloud.

Ma una recente decisione di Google ha scatenato forti critiche: l’azienda ha bloccato le capacità di upload completo nell’app Nextcloud Files per Android, citando "problemi di sicurezza".

Una singola modifica alle policy ha così compromesso il funzionamento di una delle piattaforme cloud open-source più diffuse, sollevando interrogativi più ampi su concorrenza, controllo e correttezza nel panorama digitale dominato da pochi grandi player.

Polemiche su concorrenza e accesso ai file

Mentre gli utenti Android possono ancora caricare foto e video, Nextcloud è stata costretta a disattivare l’upload di tutti gli altri tipi di file nella propria app Files, una limitazione che compromette uno dei principali punti di forza del servizio.

Secondo l’azienda, il problema nasce dal rifiuto di Google di concedere il permesso di accesso completo ai file, noto come “All files access”, utilizzato dall’app dal 2011. Questo permesso consente la lettura e scrittura di tutti i file nella memoria condivisa del dispositivo, non solo dei contenuti multimediali.

“Per essere chiari: l’app Nextcloud Files oggi è peggiore per colpa di Google. Comprendiamo e condividiamo la frustrazione degli utenti, ma non possiamo farci nulla,” ha dichiarato l’azienda in un comunicato.

Per Nextcloud, non si tratta solo di un limite tecnico, ma di una scelta strategica: l’azienda sostiene di essere stata esclusa non per motivi di sicurezza, ma perché rappresenta una minaccia competitiva all’ecosistema cloud di Google.

“Google possiede la piattaforma e si sta concedendo un trattamento preferenziale,” accusa Nextcloud, sottolineando come le app di Google e altri colossi tecnologici continuino a godere dei permessi ora negati alla propria app.

Le soluzioni alternative proposte da Google, come MediaStore API e SAF, non risolvono il problema secondo Nextcloud, che sostiene siano inadeguate per i propri requisiti tecnici e spesso fraintese anche dai revisori.

La situazione viene paragonata alle tattiche adottate da Microsoft negli anni ‘90, quando limitò l’accesso di WordPerfect alle API di Windows, un parallelismo che Nextcloud non esita a evocare.

Sotto la copertura della sicurezza, l’azienda accusa Google di ostacolare attivamente la concorrenza, in particolare quella dei piccoli sviluppatori orientati alla privacy.

Sebbene il caso sia stato segnalato alle autorità, i tempi della regolamentazione sono lenti. Una denuncia collettiva presentata nel 2021 con altre 40 organizzazioni su un problema simile è ancora in attesa di risposta.

Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.