Recensione Huawei P20 Pro

Foto fantastiche, oggi a un prezzo ribassato

Recensione Huawei P20 Pro
Immagine: TechRadar

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Autonomia 

  • Ricarica rapida in un’ora e 24 minuti 
  • Batteria che dura un giorno e mezzo, 2 
  • “Resistenza” comparabile a quella del Mate 10 Pro 

Huawei P20 Pro dispone di una batteria da 4000 mAh, ovvero più capiente di quella del Samsung Galaxy S9 Plus di ben 500 mAh.

Anche la “resistenza” della batteria è notevole. Infatti è possibile ascoltare canzoni in streaming per ore e un bel po’ di video su YouTube e lo smartphone durerà un giorno intero. Nella nostra prova non abbiamo avuto difficoltà ad arrivare a fine giornata con ancora il 40% di batteria residua.

Inoltre Huawei P20 Pro si è comportato molto bene nel nostro test standard di playback di video, dove riproduciamo un video di novanta minuti a luminosità massima. Lo smartphone ha consumato solo il 9% della batteria in questa prova, un risultato davvero eccezionale.  

Si tratta dello stesso risultato ottenuto dal Mate 10 Pro e non ci sorprende, visto che a livello hardware i due dispositivi sono simili e hanno una batteria con la stessa capienza. 

Avevamo il sospetto che il P20 Pro avesse un algoritmo per la regolazione automatica della luminosità sempre attivo e avevamo ragione. Il display risulta chiaro quando c’è una buona illuminazione ambientale, ma non ci ha accecato in ambienti interni anche con la retroilluminazione al massimo.

Recensione Huawei P20 Pro

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Per capire meglio, abbiamo rifatto il test con una lampadina LED da 100 watt puntata sul display per vedere la reazione dell’algoritmo e l’effetto sulla batteria. 

Il risultato è che questo test ha consumato il 13% della batteria del dispositivo. Comunque l’autonomia è eccellente, anche quando si cerca di testarne al massimo i limiti come abbiamo fatto noi.

La ricarica, poi, avviene rapidamente. Con l’apposito caricatore in dotazione, abbiamo raggiunto una carica completa, con la batteria completamente scarica, in un’ora e 24 minuti. Per caricarsi da 0% a 80% ci sono voluti 45 minuti. 

C’è una piccola mancanza però: Huawei P20 Pro non supporta la ricarica wireless. 

A molti di voi, probabilmente, questo non interessa, soprattutto perché anche gli standard più recenti non si avvicinano per niente alle velocità di ricarica raggiunte dai sistemi di ricarica tradizionali. Va detto, comunque, che molti dei prodotti concorrenti offrono questa caratteristica, compresi gli smartphone di Google e Apple ed è una caratteristica che Huawei stessa ha inserito nello smartphone successivo a questo P20 Pro, ovvero Huawei Mate 20 Pro. 

Fotocamera 

  • Zoom ottico 3x eccellente
  • Modalità notturna eccezionale 
  • Modalità IA ben studiate, anche se un po’ troppo invadenti 

Lo Huawei P20 Pro ha ben tre fotocamere posteriori, una scelta sicuramente peculiare e interessante, cerchiamo di capirne di più. 

La fotocamera principale ha un sensore ad altissima risoluzione da 40 megapixel. A corredo di quest’ultimo troviamo un sensore bianco e nero da 20 MP che interviene nella fase di elaborazione, per esempio riducendo il rumore dell’immagine e migliorando la gamma dinamica.

Per concludere la terza fotocamera è dotata di una lente per lo zoom da 3x e un sensore da 8 MP, in modo da poter ingrandire l’immagine senza ricorrere allo zoom digitale. 

Si tratta di un comparto sulla carta eccellente ed estremamente versatile, ma fa anche sorgere tanti interrogativi. È davvero possibile scattare foto a 40 MP? E che miglioramento si ha in termini di livello di dettaglio? Le prestazioni in caso di scarsa luminosità sono state messe in secondo piano per concentrarsi sulla risoluzione? Per fortuna, le risposte a molte di queste domande non lasciano affatto delusi. 

Come impostazione predefinita, lo Huawei P20 Pro scatta a 10 MP. È possibile scattare a 40 MP, se si vuole, usando la modalità Pro. Quest’ultima consente di usare file di tipo DNG da 76.2 MB.

Recensione Huawei P20 Pro

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La gestione del formato JPEG da parte di Huawei è così buona che quando si fa uno zoom del 100% in una foto da 10 MP, l’impressione è che sia più nitida di una foto scattata a 40 MP. Se si guarda con più attenzione, e più nel dettaglio, però, osservando quei punti dove l’immagine da 10 MP si trasforma in blocchi indistinti di pixel, si noterà la differenza con la foto da 40 MP, molto più ricca di dettagli. 

A livello di pixel queste immagini da 40 MP non sono estremamente nitide, ma si nota che contengono più informazioni. 

In ogni caso, crediamo che la scelta migliore sia usare la fotocamera nel modo immaginato da Huawei stessa, quindi scattando a 10 MP e usando lo zoom. Pur avendo una risoluzione inferiore, la fotocamera per lo zoom da 3x è in grado di scattare ottime foto e garantisce un livello di dettaglio superiore rispetto a quello che possiamo ricavare un “tagliando” un file RAW o un JPEG da 40 MP.

Lo smartphone consente pure di scattare con uno zoom da 5x, una modalità che Huawei chiama “zoom ibrido”. Questo tipo di zoom si affida molto di più all’elaborazione rispetto al 3x, non garantisce un livello di dettaglio estremamente più elevato, ma rende il testo distante più chiaro e si affida a un sistema di upscaling intelligente per dare un aspetto nitido alle foto, non sfocato come capita con lo zoom digitale “puro”. 

Se si guarda a questo Huawei P20 Pro, non si può fare a meno di notare che l’azienda cinese apprezza parecchio l’elaborazione delle immagini intelligente. A dimostrazione di ciò, possiamo menzionare la cosiddetta AIS (Artificial Intelligence Stabilization, stabilizzazione dell’immagine tramite intelligenza artificiale). In sostanza si tratta della versione via software della stabilizzazione ottica dell’immagine (Optical Image Stabilization, OIS): si sfrutta la componente smart per non dover ricorrere a una stabilizzazione di tipo meccanico. 

Concretamente, questo si traduce nel fatto che la fotocamera sembra non rallentare mai la sua esposizione al di là di un 1/16 di secondo, sfruttando l’elaborazione e il sensore secondario in bianco e nero per migliorare la qualità dell’immagine. A giudicare dai test che abbiamo effettuato, però, la fotocamera per lo zoom da 3x ha in realtà la stabilizzazione ottica dell’immagine, perché la lente dello zoom amplifica ogni tremolio presente nella mano.  

Lo Huawei P20 Pro utilizza una sensibilità ISO piuttosto alta di notte, ma il risultato finale è comunque comparabile a quello dei migliori smartphone, compreso iPhone X. Le capacità di elaborazione e l’AIS di Huawei sembrano funzionare bene, sebbene il Samsung Galaxy S9, che si affida in misura maggiore alla stabilizzazione ottica dell’immagine (in misura sempre minore) garantisce un risultato migliore in caso di scarsa luminosità. 

Recensione Huawei P20 Pro

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Attenzione, però. Tutto questo cambia quando si attiva la modalità notturna della fotocamera del P20. Non è una funzione che si trova immediatamente, ma stiamo parlando di uno dei pregi principali del dispositivo nel suo complesso.

Questa modalità fonde tutta una serie di immagini per 3-6 secondi. I precedenti smartphone di Huawei avevano una modalità simile, ma questa è stata progettata per chi tiene il dispositivo in mano, in pratica per lo scenario di utilizzo più comune, e funziona davvero benissimo: davvero un risultato eccezionale per l’elaborazione dell’immagine tramite intelligenza artificiale. 

Con la modalità notturna, è possibile scattare foto estremamente scure con una gamma dinamica e un livello di dettaglio che semplicemente non troviamo nei prodotti della concorrenza usciti lo stesso anno del P20 Pro. Per mettere davvero alla prova questa modalità, abbiamo deciso di confrontarla con il sensore APS-C di una FujiFilm X-T10 su un treppiede. Questo sensore ha avuto bisogno di un tempo di esposizione di circa 15 secondi per scattare a ISO 200. 

Il risultati, in termini di gamma dinamica, di Huawei P20 Pro e del FujiFilm X-T10 sono comparabili, il che, di per sé, è strabiliante. Chiaramente l’immagine scattata dal sensore FujiFilm offre un livello di dettaglio molto superiore e, messi a confronto, notiamo subito come la foto del P20 Pro molto sia più scarna, da questo punto di vista, non appena ingrandiamo un po’ lo scatto. In ogni caso, si tratta di un risultato davvero notevole.  

Il P20 Pro è in grado di scattare in quelle situazioni in cui i prodotti concorrenti fanno davvero fatica, e riesce a fare meglio pure del Pixel 3 con modalità notturna.  

Come abbiamo visto, il comparto fotografico di Huawei P20 Pro è un’interessantissima opera di tecnologia, ma come sono gli scatti in condizioni normali? 

Generalmente sono di ottimo livello. Gli scatti a 10 MP sono nitidi, dettagliati e con poco rumore. Il telefono gestisce molto bene l’ottimizzazione dell’esposizione e della gamma dinamica, sebbene a volte si interstardisca a voler mantenere perfettamente esposto ogni punto dell’immagine, rendendo monotone alcune parti degli scatti.

Recensione Huawei P20 Pro

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Grazie all’ampio sensore principale e alle lenti Leica piuttosto ampie con apertura f/1.8 l’effetto bokeh naturale (sfocatura dello sfondo) è molto pronunciato e davvero ben fatto. Sebbene sia presente una modalità “ampia apertura” virtuale che funziona molto bene, non è necessario attivarla per isolare i soggetti vicini.  

C’è una parte che non ci ha convinto pienamente: il modo in cui la IA sceglie le scene per gli scatti. Infatti lo Huawei P20 Pro analizza costantemente i dati provenienti dalla fotocamera per cercare di capire cosa state inquadrando. Il dispositivo è in grado di riconoscere immagini di cibo e paesaggi con grande precisione e rapidità.  

Tuttavia, i cambiamenti che la IA apporta a questi scatti non ci hanno entusiasmato. Infatti le scelte a livello di colore sono eccessive, in alcuni scatti si raggiungono livelli di saturazione fin troppo spinti: insomma per preservare la fedeltà dello scatto rispetto all’originale sarebbe carino poter avere un po’ più di controllo su questi aspetti. 

Comunque, è possibile disattivare del tutto questa funzione, il che potrebbe risultare utile nel caso in cui uno scatto di un prato verde si trasformi in una strana distesa di giardini al neon. La app per la fotocamera non è ai livelli di quella di Samsung o Apple, molto più accattivanti e ben progettate. La scelta del carattere, grande e tondeggiante, rimanda alle interfacce delle fotocamere Nikon, ma la app sembra meno curata e professionale. 

Foto di esempio

Video

Lo Huawei P20 Pro può registrare video in 4K, ma visto che si tratta di uno smartphone vi consigliamo di limitarvi alla risoluzione di 1080p. A 4K, infatti, non c’è stabilizzazione e il rischio è di avere un filmato dal look amatoriale con un’inquadratura non sempre a fuoco. 

A 1080p, però, la stabilizzazione via software funziona benissimo. Potrete correre per strada con il P20 Pro in mano e il risultato finale sarà comunque buono. 

Quando la frequenza dei fotogrammi sale a 60 fps a 1080p si perde la stabilizzazione, per cui dovrete scegliere tra stabilità o un’immagine di qualità migliore. 

C’è anche la possibilità di registrare video in slow-motion. Con 960 fps e 240 fps, però, è possibile girare solo a 720p, lo stesso limite che troviamo sulla modalità a 960 fps del Galaxy S9. Questi video, tuttavia, non risultano estremamente dettagliati, per cui non sono adatti ad essere visti su schermi di grandi dimensioni.

Selfie

La fotocamera frontale del P20 Pro è anch’essa di ottimo livello. Infatti troviamo un sensore ad alta risoluzione da 24 MP.

Va detto, comunque, che quando si scatta una foto, questa risoluzione così elevata non si vede. Per fare un confronto, il Pixel 2 produce un risultato migliore e con maggiori dettagli. 

Tuttavia, come nel caso della fotocamera posteriore, anche questa fotocamera anteriore si comporta bene con poca luce, il che ci fa pensare che ci possa essere un’impostazione di pixel-binning automatica. Si tratta di un’impostazione in cui i pixel dei sensori vengono uniti per migliorare le prestazioni in caso di luminosità limitata, a scapito del livello di dettaglio.

Andrew Williams

Andrew is a freelance journalist and has been writing and editing for some of the UK's top tech and lifestyle publications including TrustedReviews, Stuff, T3, TechRadar, Lifehacker and others.