Apple accusa Android e lo definisce un enorme dispositivo di tracciamento

A padlock against a black computer screen.
(Immagine:: Pixabay)

Secondo una rivelazione bomba, i dirigenti di Apple hanno definito la piattaforma Android di Google "un enorme dispositivo di tracciamento".

L'accusa è stata inserita in una diapositiva di una presentazione inviata da Eddy Cue al CEO di Apple Tim Cook in un'e-mail interna del 2013. L'accusa anti-Android fa parte di un processo antitrust in corso contro Google per il suo dominio nel mercato dei motori di ricerca, minacciato almeno in parte da Microsoft con Bing da quando ha iniziato a integrare i modelli OpenAI.

Il processo ha rivelato che Google ha speso ben 26,3 miliardi di dollari nel 2021 per diventare il motore di ricerca predefinito, regalando denaro a diverse aziende rivali, tra cui Apple.

Apple vs Android: la privacy

Un'altra diapositiva della stessa presentazione, pubblicata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (che ne ha ridimensionato alcuni contenuti), mette a confronto le due aziende, favorendo chiaramente Apple per la sua capacità di supportare diversi account per iCloud, l'App Store e l'iTunes Store.

La presentazione mette in luce anche altre grandi aziende tecnologiche per le loro mancanze in materia di privacy, tra cui Facebook per aver tracciato gli utenti indipendentemente dal fatto che avessero scelto di non farlo, Google per aver registrato le comunicazioni Wi-Fi private, Amazon per aver instradato il traffico del browser Kindle attraverso i propri server, Twitter per aver raccolto i dati degli utenti dell'iPhone senza consenso e Instagram per aver rivelato l'intenzione di utilizzare le foto postate sulla piattaforma nelle sue pubblicità.

Vengono inoltre messi a confronto i singoli servizi, come i rispettivi assistenti vocali, la mappatura e la pubblicità.

Il processo contro Google, della durata di 10 settimane, comprende testimonianze di dirigenti di Google e di altre persone esterne all'azienda, tra cui quella di Apple.

È improbabile che il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta emetta una sentenza prima dell'inizio del 2024; a quel punto si deciderà se Google ha infranto la legge per ottenere il dominio sui motori di ricerca.

Nel caso in cui il tribunale si pronunci a sfavore di Google, la punizione non sarà probabilmente incentrata su una sanzione pecuniaria, ma piuttosto su ordini imposti all'azienda che potrebbero danneggiare seriamente la sua posizione di motore di ricerca numero uno, che attualmente si attesta su più di nove ricerche online su dieci.

Giulia Di Venere

Giulia Di Venere è Editor Senior per TechRadar Italia e lavora con orgoglio al progetto da quando è nato.

Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è una grande appassionata di cinema, libri, cucina e cinofilia.

Da sempre considera la scrittura lo strumento più efficace per comunicare, e scrivere per fare informazione, ogni giorno, è per lei motivo di grande soddisfazione.

Copre una grande varietà di tematiche, dagli smartphone ai gadget tecnologici per la casa, gestendo la pubblicazione dei contenuti editoriali e coordinando le attività della redazione.

Dalla personalità un po’ ambivalente, ama viaggiare tanto quanto passare il tempo libero nella tranquillità della propria casa, in compagnia del suo cane e di un buon libro.

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