Questo rig Intel da 56 core consuma come un'asciugatrice
Nuovo record mondiale su Cinebench 23
Un famoso overclocker di nome Elmor ha appena realizzato un record mondiale di velocità su Cinebench R23 con un processore single-socket Intel Xeon W9-3495X.
Per raggiungere la velocità di 5,5GHz su tutti i 56 core, la CPU Intel è stata raffreddata a -92,8 gradi utilizzando l'azoto liquido. Il dato è ancora più rilevante se si considera che la frequenza di base della CPU equivale a 1,7GHz (con un consumo di 350W), mentre la frequenza turbo massima è di 4,8GHz (con un consumo di 420W).
Al picco di potenza, la workstation assemblata dall'overclocker assorbe quasi 1,9 kW (circa quanto un'asciugatrice domestica). Basti pensare che per alimentarla è stato necessario utilizzare una coppia di alimentatori da 1,6 kW. Purtroppo non sappiamo quanta potenza assorbisse la CPU da sola né quali fossero gli altri componenti (il che ci avrebbe permesso di fare un calcolo più preciso).
Il rig ha totalizzato più di 132.000 punti superando il precedente record mondiale.
Questa tipologia di configurazioni, tuttavia, torna utile per scrivere un titolo a effetto, ma non dice molto sulle prestazioni reali del rig.
Inoltre, per raggiungere certe velocità di clock grezze è necessario un enorme dispendio energetico, motivo per cui Intel stessa ha optato per la divisione in Performance e Efficient core per i suoi processori mainstream, seguendo l'esempio di Arm che ha introdotto questa architettura più di 12 anni fa con il paradigma big.LITTLE.
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Qual è il futuro dei sistemi di raffreddamento?
Il raffreddamento con l'azoto liquido, anche se dubitiamo che si diffonderà a breve tra gli utenti comuni, è sempre più diffuso nei data center, dove gli hyperscaler spendono milioni di dollari per raffreddare i server e le altre infrastrutture informatiche.
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Oltre alle consuete soluzioni di raffreddamento ad acqua, molto apprezzate dai videogiocatori e dagli overclocker, aziende come Microsoft, Intel e Google stanno puntando molto sui sistemi di raffreddamento a immersione, nei quali l'hardware del server viene letteralmente immerso in vasche di liquido non conduttivo.
I produttori di smartphone hanno optato per una soluzione molto efficace, ovvero per i sistemi di raffreddamento a vapore che, purtroppo, non possono essere utilizzate per sistemi di grandi dimensioni che producono enormi quantità di calore, come appunto i datacenter.
- Fonti: Tomshardware, HardwareLuxx
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.
- Desire AthowManaging Editor, TechRadar Pro